Obama’s style, una lezione per i politici italiani

Alessandro Baoli
http://cronachelaiche.globalist.it, 22 gennaio 2013

Dagli Stati Uniti copiamo di tutto. Mettendo però a confronto la visione del presidente Usa sui diritti dei gay con quella dei nostri politicanti, c’è qualcosa che non torna.

Il discorso di insediamento del presidente americano Barack Obama per il suo secondo mandato ha offerto spunti notevoli, se visto da questa parte dell’Atlantico. Dalle sponde del Mediterraneo, per la precisione. Quattro anni fa Obama aveva ringraziato esplicitamente i non credenti, tra quelli che gli avevano consentito di vincere le elezioni, e già questo per l’italietta che conosciamo è fantascienza. Ieri, per giunta, seppure giurando su una Bibbia (quella di Abramo Lincoln e Martin Luther King) e ringraziando il creatore, Obama ha fatto un salto in quello che per noi è l’iperspazio: «Il nostro lavoro non sarà completo finché i nostri fratelli e le nostre sorelle gay non saranno trattati come chiunque altro in base alla legge», ha dichiarato, «perché se è vero che siamo stati creati uguali allora anche l’amore che ci scambiamo l’un l’altro deve essere uguale».

Le persone omosessuali, loro malgrado, sono al centro della campagna elettorale anche qui. Ma qui i loro diritti vengono usati (tolte poche eccezioni) quasi solo come spauracchio per raccogliere i voti degli elettori bigotti e anche per ricattare la Chiesa (“se non mi appoggi faranno sposare i gay!”, è il messaggio trasversale lanciato verso il Vaticano). Anche la parte dello schieramento politico che si definisce – esagerando in autostima – “riformista”, al massimo dello sforzo e dopo infiniti tentennamenti, ha saputo produrre solo un vago impegno per una legge sulle unioni civili alla tedesca; che poi sarà difficilmente attuabile vista l’alleanza che Bersani si sente costretto a fare con Monti e Casini.

Invece che un discorso di alti contenuti e ideali, anche rischioso per un politico (Obama è stato sempre contestato dalla destra radicale, inclusa buona parte del Partito repubblicano e alcuni democratici, per le sue intenzioni di garantire maggiori diritti alla popolazione gay d’America, e anche durante il discorso di ieri si vedeva qualche manifestazione di critica), qui ci tocca assistere a un florilegio di dichiarazioni che sembra una gara di rutti (senza essere altrettanto divertente), e non da oggi.

Mario Monti, adorato dal clero non a caso, ha già espresso la sua contrarietà al matrimonio gay, ma l’ultima, gustosissima sparata è del candidato alla presidenza della Lombardia, Regione chiave, Gabriele Albertini: «Ma perché dobbiamo condannare, o comunque obbligare, un figlio ad essere necessariamente omosessuale, quando invece potrebbe essere tranquillamente eterosessuale?», e via sproloquiando in quella direzione. La differenza è lampante, sottolinearla sarebbe troppo facile, come sparare ai pesci in un barile. Il segretario del Pdl Angelino Alfano, più papista del papa, all’inizio di gennaio aveva paventato una «deriva zapaterista» in caso di vittoria del centrosinistra: «Inevitabilmente l’accordo Bersani-Vendola sotto il profilo dei così detti diritti civili, come li chiamano loro, andrebbe in una direzione che a nostro avviso non sarebbe quella auspicata dalla Chiesa. Andrebbe verso uno zapaterismo assolutamente chiaro e già vi sono tutti i segnali in questo senso e quindi la separazione dell’area alternativa alla sinistra prodotta da Monti come risultato oggettivo produrrà, sul piano di alcuni ambiti programmatici, esattamente il risultato che la Chiesa vorrebbe scongiurare».

Impossibile allora non prendere spunto dalla sparata di Alfano e rilanciare l’idea alla quale tutti hanno pensato negli anni scorsi, fino a quando Josè Luiz Rodriguez Zapatero è andato in pensione: uniamoci, tifosi della laicità e dei diritti civili, e chiediamo al presidente della Repubblica di comprarci “lo straniero”, come si diceva una volta, quando nelle squadre di calcio italiane arrivavano i primi giocatori di altri Paesi. Che almeno il dibattito venga tirato fuori dall’osteria di bassa lega nella quale si svolge, e sia fondato sulla realtà dei fatti invece che sull’emissione di aria dall’apparato digerente dovuta a eccessiva ingestione di alcolici e legumi.

Presidente, compraci Zapatero! Obama ha appena rinnovato il suo contratto, e comunque costerebbe troppo.