Il gender ereticale di G.Codrignani

Giancarla Codrignani

Conclusione di Benedetto XVI alla sessione plenaria del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, 19 gennaio 2013, dal tema “Carità, nuova etica e antropologia cristiana”: “Il no a filosofie come quella del gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal creatore“.

Non è stato il modo migliore per anticipare il ricordo della Pacem in Terris o, se proprio intendeva riferirsi alle donne, la Mulieris Dignitatem, che ho ripreso in mano dopo averla a suo tempo contestata. Sono davvero in difficoltà, perché ritengo Giovanni Paolo II responsabile di tanti condizionamenti derivati alla Chiesa dal suo lungo pontificato (penso ai vescovi nominati nel mondo a sua immagine e somiglianza ideologica). Tuttavia e anche il Papa che avrei voluto trovarmi di fronte a un tavolo di discussione, ma per il piacere – che supponevo reciproco – che dà l’argomentare. Aveva infatti detto molte cose generose sul genere femminile, ma non senza contraddizione: se la donna ha un “genio” tutto suo ed ha capacità e carismi propri, se Eva è pari ad Adamo, se tutte abbiamo una marcia in più per la pace, perché mai questi doni sono da riservare alla famiglia?… il solito mazzolino di violette per dimenticare di avere diritti.

Ma con questa presa di posizione di Benedetto XVI? Di che cosa potrei mai ragionare. Il femminismo, in quanto filosofia laica non chiede nemmeno la parità ministeriale, che è una questione di principio per i credenti, anche se nemmeno le suore vorrebbero diventare “questo” prete. Il gender come eresia? Per la verità la stranezza di mettere il femminismo tra le ideologie dell’ “antico materialismo edonista” (condannato poche righe prima del gender insieme con il “prometeismo ideologico”) in Vaticano non è nuova. Ne sanno qualcosa le suore americane della LCWR (Leadership conference of Women religious), la Federazione che comprende la maggioranza delle religiose, che il Sant’Uffizio ha messo sotto inchiesta elencando nell’atto di accusa il “femminismo”, che, tradotto dal linguaggio curiale, significa contraccezione, aborto, omosessualità, libertà religiosa e sostegno a Obama, l’abortista. Le suore, insomma, dovrebbero, come tutte le donne, ubbidire ai “superiori” anche quando sono “superiore” di ordini religiosi. Il Papa ancora una volta si richiama alle ideologie totalitarie di un tempo (“che inneggiavano al culto della nazione, della razza, della classe sociale”) e oggi al capitalismo che produce disuguaglianza e miseria, allo scientismo tecnologico che “oscurano il progetto di Dio”. Progetto che, evidentemente, va imposto per legge della Chiesa cattolica a chi crede e a chi non crede senza discernimento libero. Tutti sanno la complessità dei problemi che ci assediano da ogni parte, ma nemmeno per i praticanti i divieti della Chiesa, fondati su un concetto di “natura”  ormai fuorviante, sono accetti.

Il gender non può fare così tanta paura da voler parlare a nome di chi ha ricnoscimento proprio. Paolo VI ebbe a dire che “appare all’evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente ed operante del Cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità”. Il Vaticano II, citato nella MD, sostiene che “gli uomini si attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana che, ieri come oggi, turbano profondamente il cuore umano: che cosa sia l’uomo, quale sia il senso e il fine della nostra vita, che cosa siano il bene e il peccato, quale origine e fine abbia il dolore, quale sia la via per raggiungere la vera felicità, che cosa siano la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, dal quale traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo…. Dai tempi più antichi fino ad oggi, presso i vari popoli si trova una certa percezione di quella forza arcana che è presente nel corso delle cose e negli avvenimenti della vita umana, e anzi talvolta si ha riconoscimento della suprema Divinità o anche del Padre”. In un contesto del genere, continua Giovanni Paolo II, “la donna è la rappresentante e l’archetipo di tutto il genere umano: rappresenta l’umanità che appartiene a tutti gli esseri umani, sia uomini che donne. Lo stesso evento di Nazareth mette in rilievo una forma di unione col Dio vivo, che può appartenere solo alla donna”. E’ Maria che rende possibile “l’autorivelazione di Dio” e la sua risposta all’annunciazione: essa “raggiunge un’unione con Dio tale da superare tutte le attese dello spirito umano”; e così “la pienezza del tempo” manifesta la straordinaria dignità della donna.

Per questa dignità “la donna è la rappresentante e l’archetipo di tutto il genere umano: rappresenta l’umanità che appartiene a tutti gli esseri umani, sia uomini che donne….Maria è veramente la Madre di Dio, poiché la maternità riguarda tutta la persona, e non solo il corpo, e neppure solo la ‘natura’ umana…. è pura grazia e, come tale, un dono dello Spirito. Nello stesso tempo, però, mediante la risposta di fede, Maria esprime la sua libera volontà, e dunque la piena partecipazione dell’io personale e femminile all’evento dell’incarnazione. Col suo fiat, Maria diviene l’autentico soggetto di quell’unione con Dio che si è realizzata nel mistero dell’incarnazione del Verbo consostanziale al Padre. Tutta l’azione di Dio nella storia degli uomini rispetta sempre la libera volontà dell’io umano….L’amore di Dio è rappresentato per lo più nel ruolo maschile dello sposo e padre, ma anche in quello femminile della madre”; perfino il pregiudizio del peccato originale – dice sempre papa Wojtyla – “indipendentemente da questa «distribuzione delle parti» nella descrizione biblica, quel primo peccato è il peccato dell’uomo, creato da Dio maschio e femmina”.

Le citazioni si moltiplicano e impongono,tutte, la necessità di approfondimento teologico prima di dire alcunché sul femminismo o sul gender che suoni censura sui pensiero autonomo delle donne. Le registro in sequenza, proprio perché ciascuna potrebbe essere trovare senso in una finalmente rinnovata teoria cattolica proprio sul gender, nonostante le obiezioni che qualunque femminista, laica o cattolica, potrebbe giustamente opporre alla gerarchizzazione della struttura clericale, all’uso linguistico (“ogni uomo, sia uomo che donna”), all’amore in cui la donna (l’uomo no?) “ritrova se stessa” e alla poco giustificabile teoria del sacerdozio legata alla mascolinità fisiologica del Cristo.

 

Quindi rileggo, a partire da uno dei corsivi voluti da Giovanni Paolo II: “la donna non può diventare «oggetto» di «dominio» e di «possesso» maschile“:

“Le risorse personali della femminilità non sono certamente minori delle risorse della mascolinità, ma sono solamente diverse….

“Egli ti dominerà (secondo la Genesi). Questo “dominio” indica il turbamento e la perdita della stabilità di quella fondamentale eguaglianza, che nell’unità dei due possiedono l’uomo e la donna: e ciò è soprattutto a sfavore della donna, mentre soltanto l’eguaglianza, risultante dalla dignità di ambedue come persone, può dare ai reciproci rapporti il carattere di un’autentica communio personarum. Se la violazione di questa eguaglianza, che è insieme dono e diritto derivante dallo stesso Dio Creatore, comporta un elemento a sfavore della donna, nello stesso tempo essa diminuisce anche la vera dignità dell’uomo….

“Eva, come “madre di tutti i viventi” è testimone del principio biblico, in cui sono contenute la verità sulla creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio e la verità sul peccato originale. Maria è testimone del nuovo principio e della creatura nuova….

(A proposito dell’adultera) “Gesù sembra dire agli accusatori: questa donna con tutto il suo peccato non è forse anche, e prima di tutto, una conferma delle vostre trasgressioni, della vostra ingiustizia «maschile», dei vostri abusi?….

“Quante volte, in modo simile, la donna paga per il proprio peccato (può darsi che sia lei, in certi casi, colpevole per il peccato dell’uomo come «peccato altrui»), ma paga essa sola, e paga da sola! Quante volte essa rimane abbandonata con la sua maternità, quando l’uomo, padre del bambino, non vuole accettarne la responsabilità?….

La  “Samaritana presso il pozzo di Sichem. Gesù – il quale sa che è peccatrice, e di questo le parla – discorre con lei “dei più profondi misteri di Dio”….

“Tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Questa unità non annulla la diversità. Lo Spirito Santo, che opera una tale unità nell’ordine soprannaturale della grazia santificante, contribuisce in eguale misura al fatto che diventano profeti i vostri figli, e che lo diventano anche le vostre figlie….

“La Bibbia ci convince del fatto che non si può avere un’adeguata ermeneutica dell’uomo, ossia di ciò che è «umano», senza un adeguato ricorso a ciò che è «femminile»….

“Nella Chiesa ogni essere umano – maschio e femmina – è la Sposa, in quanto accoglie in dono l’amore di Cristo redentore, come pure in quanto cerca di rispondervi col dono della propria persona….

“In questo contesto, ampio e diversificato, la donna rappresenta un valore particolare come persona umana e, nello stesso tempo, come quella persona concreta, per il fatto della sua femminilità. Questo riguarda tutte le donne e ciascuna di esse, indipendentemente dal contesto culturale in cui ciascuna si trova e dalle sue caratteristiche spirituali, psichiche e corporali, come, ad esempio, l’età, l’istruzione, la salute, il lavoro, l’essere sposata o nubile….

“Nella nostra epoca i successi della scienza e della tecnica permettono di raggiungere in grado finora sconosciuto un benessere materiale che, mentre favorisce alcuni, conduce altri all’emarginazione. In tal modo, questo progresso unilaterale può comportare anche una graduale scomparsa della sensibilità per l’uomo, per ciò che è essenzialmente umano. In questo senso, soprattutto i nostri giorni attendono la manifestazione di quel «genio» della donna che assicuri la sensibilità per l’uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo!…

“La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del «genio» femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e Nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti di santità femminile….

“La Chiesa chiede… che queste inestimabili manifestazioni dello Spirito che con grande generosità sono elargite alle figlie della Gerusalemme eterna, siano attentamente riconosciute, valorizzate, perché tornino a comune vantaggio della Chiesa e dell’umanità, specialmente ai nostri tempi. Meditando il mistero biblico della «donna», la Chiesa prega affinché tutte le donne ritrovino in questo mistero se stesse e la loro suprema vocazione….

 

E’ chiaro che il linguaggio femminista e l’autonomia del pensiero delle donne non sono in sintonia con il linguaggio clericale e la presunzione di verità dei vari pronunciamenti gerarchici ed è chiaro che le scuole di pensiero sul “gender” possiedono la propria filosofia. Tuttavia, da un punto di vista religioso e “rettamente” cattolico, la condanna di Benedetto XVI dovrà, per correttezza, non  rievocare gli atti della Santa Inquisizione contro le streghe, ma argomentare il “senso” teologico, punto per punto, della Mulieris Dignitatem in cui il suo predecessore induce il teologo a riflettere e ad aprire un confronto addirittura filosofico proprio sul gender. Comunque Il Papa oggi regnante ha da poco dichiarato Dottore della chiesa e Santa Ildegarda di Bingen, con tutta probabilità su pressioni della Germania; ma se Ratzinger l’avesse letta, avrebbe scoperto una donna che il gender lo conosceva fin dall’anno mille.

Resta la saggezza di Giovanni XXIII che affermò semplicemente, nella Pacem in Terris: “un fatto a tutti noto, e cioè l’ingresso della donna nella vita pubblica: più accentuatamente, forse, nei popoli di civiltà cristiana; più lentamente, ma sempre su larga scala, tra le genti di altre tradizioni o civiltà. Nella donna, infatti, diviene sempre più chiara e operante la coscienza della propria dignità. Sa di non poter permettere di essere considerata e trattata come strumento; esige di essere considerata come persona, tanto nell’ambito della vita domestica che in quello della vita pubblica”. Lo stile asciutto e l’indirizzo laico non richiedono disquisizioni teologiche; ma escludono preclusioni sul “gender”.

 

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NOTA  A MARGINE, tratta da Combonifem  (7 febbraio 2013)

“Una donna su cinque in Europa è stata vittima, almeno una volta nella vita, di violenza. Ieri mattina, a Strasburgo, in occasione della Giornata internazionale per contrastare le mutilazioni genitali femminili, è stata votata la risoluzione contro la violenza sulle donne. Un documento con cui la Commissione europea Femm sollecita la Commissione sullo Status delle donne (Csw) delle Nazioni Unite, che si riunirà a New York dal 4 al 15 marzo, a sviluppare un Piano globale per l’eliminazione della violenza contro le donne, coordinato a livello nazionale, europeo e internazionale.

«La violenza contro le donne persiste in tutti i Paesi del mondo come la violazione più diffusa dei diritti umani, rappresenta — si legge nel documento — uno dei principali ostacoli al conseguimento della parità di genere e dell’emancipazione femminile, interessando donne e ragazze indipendentemente da fattori quali l’età, la classe sociale o la situazione economica, danneggia le famiglie e le comunità, comporta notevoli costi economici e sociali e limita e compromette la crescita economica e lo sviluppo».

Le europarlamentari hanno sottolineato la necessità di maggiori risorse per Campagne di informazione e prevenzione, per rimuovere alla radice discriminazioni socioculturali e stereotipi che sono alla base degli abusi di cui sono vittime le donne: dalla violenza domestica e psicologica a quella subìta sul lavoro, dalla violazione dell’integrità del corpo (compresa quella perpetuata dai media) ai casi di violenza in situazioni di disabilità e a danno delle donne appartenenti a minoranze, fino alle mutilazioni genitali femminili (mgf) e agli stupri subìti dalle donne durante conflitti e crisi umanitarie, diventati nel tempo strumento di guerra.

Riguardo alle mgf si è ricordato come, secondo i dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità, già 140 milioni di donne e bambine convivono con un’escissione genitale e due milioni di bambine sono a rischio; un fenomeno che, nonostante quel che comunemente si pensa, non riguarda solo l’Africa, ma anche 500mila donne e bambine che vivono in Europa. Nonostante lo scorso dicembre l’Onu abbia adottato all’unanimità una risoluzione che chiede a tutti i Paesi del mondo di mettere al bando le mgf, sono ancora pochi gli Stati membri che hanno legislazioni adeguate per prevenire e per punire questa pratica”.

C’E’ QUALCUNO CHE NON E’ OBBLIGATO A OCCUPARSI DI GENDER?