Evangelizzare oggi di M.Vigli

Marcello Vigli

Con il suo libro Da Gesù a Ratzinger ideale evangelico e cattolicesimo reale (Edizione Gruppo Editoriale L’Espresso Spa, Roma, 2013, pag. 246) Elio Rindone contribuisce a rispondere alla domanda quale evangelizzazione oggi in presenza di una Chiesa che, come scrive Augusto Cavadi nella presentazione, non si presenta come un ponte per risalire al vangelo, ma un muro che lo rende inaccessibile.
Non lo fa assumendo toni e argomenti apologetici né pronunciando denunce inappellabili contro le istituzioni, ma offrendo prezioso “ materiale” di riflessione, accumulato in articoli pubblicati nel corso dell’ultimo decennio in sedi “laiche” (www. italialaica.it e Critica liberale) e costituito di ricostruzioni storiche e analisi riguardanti le scelte dottrinali e politiche del Vaticano e la loro coerenza con i testi evangelici (che forse, per altro, contengono essi stessi pagine discutibili).

Si tratta di dodici momenti significativi della vita della Chiesa, nei quali l’operato delle gerarchie nelle diverse situazioni si caratterizza, a suo avviso, per la preoccupazione di creare o mantenere posizioni di potere. Pur se sollecitato da situazioni contingenti affronta il tema, di volta in volta proposto, esaminandone i diversi aspetti con abbondanti rifermenti a testi o ad eventi che rendono analisi e valutazioni efficaci per consentire al lettore di formarsi un proprio convincimento nel valutare autonomamente il grado di coerenza fra prassi ecclesiastica e insegnamenti evangelici.

Le fonti sono infatti tratte da ricerche storiche e da elaborazioni filosofiche e teologiche, dai testi biblici e dalla loro esegesi più aggiornata, da notizie di cronaca e da inchieste giornalistiche, ma utilizzate sempre in modo da rendere argomentazioni e informazioni di facile comprensione. Sa bene di rivolgersi ad un pubblico disinformato perché la formazione religiosa degli italiani, praticanti o meno, è spesso ferma alle nozioni apprese alle lezioni di catechismo o alle prediche del parroco.

Questa loro ignoranza insieme allo strapotere alla gerarchia, forte del finanziamento pubblico e dell’apparato inquisitorio e censorio ancora in vigore, spiegano la diffusa e comune accettazione in Italia del ruolo del magistero ecclesiastico in perfetta coerenza, secondo l’autore, con la tesi che l’attuale struttura della chiesa non ha un fondamento evangelico.

Proprio a tale rapporto è dedicato il capitolo 10 nel quale riporta la tesi di un autorevole docente di teologia esperto nell’esegesi biblica che dimostra che la Scrittura non attribuisce a Gesù l’intenzione di fondare una struttura ecclesiastica caratterizzata da a) un ordine sacerdotale …b) una gerarchia … c) un magistero abilitato a insegnare la verità ai fedeli. La suffraga con abbondanti citazioni di testi evangelici dai quali emerge il carattere egualitario della primitiva struttura comunitaria raccolta intorno agli apostoli e aggiunge, riportando il pensiero del teologo, che il magistero è anch’esso figlio della storia. Considerandosi per di più infallibile e in applicazione del modello dello stato platonico impone il rigoroso controllo della divulgazione dei testi biblici e la riduzione al silenzio delle voci critiche.

La sudditanza, che da tale controllo è derivata, è oggetto di analisi in altri capitoli, in particolare il primo e il nono nei quali il rapporto fra stato e chiesa è analizzato ai tempi della controriforma e della controversia, tutta italiana, sul riconoscimento delle coppie di fatto nel 2007. In quella occasione il diritto/dovere dei parlamentari cattolici di seguire la propria coscienza fu apertamente conculcato dall’intervento del magistero ecclesiastico in nome della dottrina che subordina la libertà di coscienza alla condizione che sia rettamente formata , cioè allineata alle direttive del magistero stesso.

Non allineati né subalterni sono stati, invece, gli intellettuali italiani dal medioevo al oggi come l’autore dimostra nel suo capitolo quinto ripercorrendo la loro storia da Dante e Petrarca fino a Fo e Pasolini. Dalla sua ampia e articolata panoramica risulta evidente che, anche quando si apprezza il messaggio del vangelo, buona parte dei nostri maggiori intellettuali – credenti e non credenti, medievali o contemporanei, poeti e filosofi, storici e politici, liberali democratici o comunisti, ma in genere uomini di forte tempra morale e in possesso di strumenti critici che permettono di farsi un’idea non banale – ha espresso un’opinione estremamente negativa sulla Chiesa cattolica, e in particolare su suoi vertici.

Altrettanto indisponibili ad adeguarsi alle istanze della gerarchia cattolica sono stati quanti si sono opposti alla pretesa della Santa Sede di inserire nella Costituzione europea un esplicito riconoscimento … delle radici cristiane dell’Europa. L’autore riconoscendo, però, che l’esigenza di questo riconoscimento è condivisa da politici e intellettuali di diverso orientamento, nel capitolo sesto, contesta le argomentazioni, fra loro prevalenti, che si aggiungono a quelle dei papi che continuano a proclamarle non rassegnandosi alla momentanea sconfitta

Nel terzo capitolo, invece, contesta direttamente la pretesa papale d’ imporre la verità cattolica ripercorrendo le tappe della storia in cui la presenza della Chiesa in Europa si è manifestata all’insegna della intolleranza.

Riprende il tema nell’ottavo capitolo analizzando l’orientamento antilluminista della gerarchia non condiviso da tutti i cattolici. Molti di lloro, come l’autore, condividendo le argomentazioni di Kant nella sua proposta di una religione nei limiti della ragione sono impegnati a difendere l’autonomia della ragione, che non deve essere imbrigliata da pretese verità di fede, e la laicità delle istituzioni, prevista dalla nostra costituzione, opponendosi al tentativo, non adeguatamente contrastato da alcun partito politico di rifare dell’Italia uno stato confessionale.

Coerente con questo impegno è la puntuale analisi, contenuta nel capitolo settimo, della sentenza del Consiglio di Stato che riconosce la presenza del crocefisso sulle pareti delle aule scolastiche non in contrasto con il principio della laicità dello Stato. Ne contesta le argomentazioni poste a fondamento della conclusione che il crocifisso sia ‘simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati’, rilevando, fra l’altro, che i valori a cui la sentenza fa riferimento si sono affermati nonostante l’opposizione della Chiesa cattolica.

Negli ultimi due capitoli altrettanto puntuale è l’analisi critica del pensiero e dell’insegnamento di papa Ratzinger, la cui denuncia e condanna del relativismo espressione del suo rifiuto del pluralismo delle opzioni culturali, sono poste dall’autore in continuità con le posizioni antimoderniste di Pio X autore dell’enciclica Pascendi.

La coincidenza fra la pubblicazione dell’articolo, che l’autore riporta in questi capitoli, e il centenario di quell’enciclica gli offre l’occasione per concludere amaramente che Un secolo è passato invano.
Proprio in questa sofferta consapevolezza sta la chiave di lettura di questo appassionato confronto fra ideale evangelico e cattolicesimo reale.