Cipro ed il prelievo forzoso: questioni di geopolitica?

Riccardo Achilli
www.comedonchisciotte.org

Come noto, la Ue ha erogato 10 miliardi di aiuti per risanare l’economia cipriota, affetta da squilibri finanziari in pericolosa crescita (il rapporto fra deficit e PIL è del 6,3% nel 2011, ed accelera notevolmente un rapporto debito pubblico/PIL ancora solido, pari all’84% a settembre 2012, che però con i 10 miliardi di aiuti balzerà a più del 100% in un colpo solo) ma soprattutto da un sistema bancario indebolito dalla forte esposizione con Paesi in crisi come la Grecia, che ha risentito dei vari haircut che il governo greco ha dovuto imporre ai propri creditori esteri, e dal fortissimo, e sempre meno solvibile, debito privato dei residenti.

La situazione del sistema bancario cipriota è in effetti in bilico, seppur ancora equilibrata: a fronte di 58,8 miliardi di capitale e riserve, e di 107,2 miliardi di depositi, le banche dell’isola hanno in essere 104,1 miliardi di prestiti, 1,7 miliardi di debiti obbligazionari e 37,4 miliardi di altri debiti. Le banche cipriote detengono in pancia 12,5 miliardi di titoli, dei quali 1,4 sono pericolosissimi titoli del debito pubblico greco, praticamente spazzatura, cui vanno aggiunti 2,2 miliardi di prestiti a soggetti non finanziari greci (essenzialmente imprese) di difficilissima recuperabilità, che vanno ad aggiungersi alle perdite già subite sulla Grecia da parte delle banche di Cipro. Di conseguenza, il rapporto fra capitale, riserve e depositi, da un lato, ed impieghi, debiti di vario genere e titoli-spazzatura detenuti, dall’altro, è quasi di 1 a 1 (1,15), un valore ancora equilibrato ma che segnala comunque alcune tensioni. Circa 3,6 miliardi di attività nei confronti della Grecia possono già considerarsi sofferenze [1].

I 5 più importanti affidati del sistema bancario cipriota, nel 2011, detengono il 61,5% del totale del credito erogato, a fronte, ad esempio, del 39,5% in Italia o del 48,3% in Francia, o ancora del 44,1% in Gran Bretagna. Ciò significa che se anche solo uno di questi 5 grandi affidati fallisce, il sistema creditizio cipriota fa la fine dell’omerica Troia.

Di fronte a tale situazione, vi è un debito privato elevatissimo: il debito delle famiglie cipriote è pari al 170,9% del reddito disponibile lordo, a fronte di una media del 99,8% per l’area-euro nel suo insieme; il debito delle imprese non finanziarie è pari al 156% del PIL, a fronte del 103,8% della media dell’area-euro. Questa condizione di elevatissimo debito privato, in una fase in cui l’economia decelera, per cui il PIL nazionale è in costante diminuzione da giugno 2011 ad oggi, e nel 2012 ha accusato un calo, in termini reali, del 3,3%, è una vera e propria bomba ad orologeria per il sistema bancario dell’isola, perché, non generandosi risorse aggiuntive per ripagare il debito, l’elevatissima esposizione di famiglie ed imprese rischia di tradursi in una catena di insolvenze tale da mettere in ginocchio l’intero sistema.

Di fronte a questa situazione delicatissima, cosa fa la Ue? Chiede di attuare un prelievo forzoso sui depositi bancari! Una medicina che finirà di uccidere il malato, anziché risanarlo. E qui la questione di essere favorevoli o meno ad una imposizione patrimoniale non ha niente a che vedere. Qui il punto fondamentale è vedere se, nella specifica situazione, il rimedio imposto può guarire il male, o se viceversa lo peggiora.

Il prelievo sui depositi, infatti, peggiora il già delicato rapporto fra disponibilità ed erogazioni, ed aumenta il rischio di insolvenza di numerosi piccoli affidati nazionali, che utilizzano i loro risparmi bancari per coprire mutui e prestiti ottenuti. Nel medio periodo, poiché furbate come l’attuazione del prelievo forzoso in una giornata di festività nazionale ed a banche chiuse non possono durare a lungo, ed i controlli amministrativi sulle uscite di capitale non possono bloccare del tutto le fughe, ma soprattutto poiché peggiorerà l’affidabilità delle banche cipriote nei confronti di quei grandi investitori (soprattutto russi) che depositano grandi somme sfruttando una fiscalità particolarmente vantaggiosa e condizioni bancarie favorevoli, ci potrà essere una erosione dei depositi, ed una fuga di capitali, tale da distruggere il sistema bancario cipriota, e più in generale il modello economico che Cipro ha costruito in questi anni, fatto di imposte molto basse e numerosi incentivi per favorire l’afflusso di capitali, non di rado derivanti dal riciclaggio di denaro sporco da parte di magnati dell’Europa dell’Est.

Per un Paese che deve il suo benessere economico agli ingenti flussi di denaro che entrano nel suo circuito bancario (si stima che i magnati e la criminalità russa abbiano depositato nel Paese 20 miliardi di euro, una cifra superiore al PIL nazionale, pari a soli 17,9 miliardi) ed agli investimenti esteri di vario tipo allettati da condizioni fiscali interessanti (non a caso, infatti, un’altra parte degli obblighi che il Paese dovrà accettare riguarda l’aumento dell’imposizione sugli utili societari dal 10% al 12,5%) una misura come quella del prelievo forzoso sui depositi bancari è semplicemente la fine.
Senza contare che gli aiuti dell’ESM contribuiranno a far salire fino al 107% del PIL un debito pubblico che finora era dell’84,4%, creando le basi per un successivo attacco speculativo sui titoli del debito pubblico nazionale, il cui conseguente calo nelle quotazioni danneggerà ulteriormente l’attivo patrimoniale delle banche cipriote che li detengono.

La stessa concessione di azioni delle banche ai risparmiatori ciprioti tosati dal prelievo forzoso, promessa da un Governo immediatamente in difficoltà di fronte alle proteste popolari, appare quindi come un atto beffardo: con i soldi estratti dai loro conti, i cittadini ciprioti diventano forzosamente soci di istituti bancari destinati al tracollo.

Poiché il vero problema di Cipro è che gli enormi afflussi di capitale estero non hanno alcuna significativa ricaduta produttiva sul suo tessuto economico, per cui il tenore di vita delle famiglie è sostenuto dall’ingente debito privato alimentato dai capitali esteri che affluiscono nelle sue banche, una reale soluzione di “salvataggio” di un Paese con finanze pubbliche ancora relativamente sotto controllo non passa attraverso un maxi prestito che fa immediatamente balzare verso l’alto il rapporto debito/PIL, né ovviamente su un prelievo forzoso generalizzato, mirato solo a destrutturarne ulteriormente il sistema bancario.

La soluzione avrebbe dovuto essere quella di disincentivare i flussi di capitale in entrata puramente finanziari, incentivandone un utilizzo produttivo, applicando, da un lato, forti aumenti fiscali sui depositi di grande entità, di titolarità di non residenti o di residenti da poco tempo (i famosi magnati russi che hanno preso la nazionalità cipriota per gestire meglio i loro conti nelle banche dell’isola) e/o che fossero caratterizzati da elevati livelli di movimentazione in entrata/uscita, e dall’altro applicando forti agevolazioni fiscali per i capitali bancari reinvestiti in attività produttive reali, anche facendo svolgere alle stesse banche nazionali il ruolo di facilitatori della nascita di nuove iniziative imprenditoriali endogene, banche che avrebbero in questo modo potuto guadagnare sui prestiti concessi alle nuove iniziative. Infine, un serio controllo internazionale sull’effettiva applicazione delle normative di trasparenza bancaria e di antiriciclaggio solo formalmente condivise da Cipro, e severe sanzioni, ad esempio nei trasferimenti finanziari di varia natura che la Ue eroga per tale Paese, servirebbe per contribuire ad eliminare l’anomalia cipriota, senza distruggerne l’economia.

Il sospetto è che dietro a tale manovra non vi siano interessi economici, ma eminentemente politici e strategici. L’impatto di un eventuale fallimento cipriota sui mercati finanziari dell’area Ue sarebbe limitatissimo: tutti i soggetti residenti nella Ue detengono appena 19,2 miliardi di depositi presso le banche cipriote (la Germania in particolare detiene 4,7 miliardi), mentre i prestiti erogati a banche cipriote da parte di soggetti residenti nell’area-Ue sono quasi inesistenti. Il debito pubblico totale è pari a soli 15 miliardi di euro, ed ovviamente solo una parte è detenuta da creditori residenti in altri Paesi della Ue, quindi l’eventuale perdita su crediti allo Stato cipriota, in caso di tracollo definitivo della sua economia, sono trascurabili. In ciò si spiega la rassicurante dichiarazione del nostro presidente della Consob, che intanto ci dice che il prelievo forzoso non sarà replicato in altri Paesi: serve infatti per aggredire una situazione specifica, ovvero la presenza di una sorta di paradiso fiscale in mezzo al Mediterraneo, che attira capitali, spesso di dubbia provenienza, dall’Europa dell’Est. E poi ci dice che la reazione dei mercati finanziari, che alla notizia del piano cipriota hanno fatto di nuovo correre gli spread e calare gli indici di borsa, è tutto sommato trascurabile, e si calmerà in breve tempo, non appena i mercati stessi si renderanno conto dell’inezia delle conseguenze di un tracollo definitivo della micro-economia cipriota [2].

I vantaggi di distruggere quella sorta di mini-paradiso fiscale che è Cipro sono, a fronte dei trascurabili costi a carico del sistema creditizio e finanziario europeo, molto interessanti. Si distrugge infatti un concorrente temibile nell’attrazione di ingenti capitali, pur se di dubbia origine, provenienti dalla Russia, di cui gli istituti di credito tedeschi, francesi, spagnoli, britannici, italiani, ecc. hanno disperato bisogno, in questa fase di grande difficoltà nel ricapitalizzarsi.

Ma i vantaggi sono soprattutto di tipo politico, e non economico. Da un lato, la Germania può fare il favore, alle sue banche e società finanziarie, di distruggere il concorrente cipriota, senza dare all’opinione pubblica interna la pericolosa sensazione di finanziare, con denaro anche tedesco, il salvataggio di un “paradiso fiscale”. Il che sarebbe un rischio enorme per il Governo democristiano/liberale della Merkel, che sta per entrare in campagna elettorale assediato, da una parte, dalla Spd, e dall’altra dal neo costituito partito anti-euro, che sembra acquisire consensi crescenti proprio negli ambienti liberali che sinora appoggiavano il Cdu.

Ma d’altro lato Cipro, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, e per la sua amicizia con la Russia (Putin, l’anno scorso, ha erogato al Governo cipriota un prestito di 2,5 miliardi di euro al tasso favorevole del 4,5%, proprio per evitare che Cipro passasse sotto la graticola comunitaria) è un luogo strategico. Il legame fra Cipro e Russia consente alla cerchia di oligarchi vicini a Putin di esportare i propri capitali a condizioni molto favorevoli, contribuendo a cementare un potere da sempre inviso, specie agli USA, perché è il perno di un blocco geopolitico ostile agli interessi statunitensi (ed europei), che appoggia Assad in Siria o il regime iraniano. Tale legame crea anche preoccupazioni relative alla possibilità, per la Marina militare russa, di godere finalmente di un appoggio logistico nel Mediterraneo (problema già affrontato ai tempi in cui il leader maltese Mintoff amoreggiava con un Gheddafi filo-sovietico). Ed infine, l’area di influenza russa su Cipro crea inquietudini su chi sarà il fruitore dei cospicui giacimenti di gas naturale scoperti nel sottosuolo e nelle acque territoriali cipriote. Non a caso è proprio Putin a strepitare contro il prelievo forzoso imposto a Cipro.
Come si vede, dunque, la possibilità di destrutturare l’economia “bancarizzata” cipriota, ed i suoi rapporti preferenziali con la Russia, riveste un carattere strategico, nello scacchiere imperialistico, che va ben al di là delle questioni di un “bail out” finanziario, e per il quale Cipro può bene essere sacrificata. Insieme al suo popolo.

Ma ciò che colpisce negativamente, in questa vicenda per certi versi esemplare, è la totale assenza di una qualsiasi capacità, da parte della Trojka, di condurre politiche economiche che siano effettivamente mirate non alla distruzione, ma alla ricostruzione su basi più robuste della pericolante economia europea e del suo fragile sistema creditizio. Non è su queste basi che sarà possibile uscire dalla crisi con un’Europa più unita e coesa. Non sono queste le politiche che possono costruire un percorso di unificazione politica europea condiviso e accompagnato dai popoli, e non disegnato a tavolino da una élite.

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[1] Dati Bce, aggiornati a gennaio 2013.
[2] Se è vero che, da stime Goldman Sachs, un prelievo dell’8,5% sui conti correnti bancari italiani genererebbe 127,5 miliardi di euro di gettito, sufficiente per coprire da solo quasi tre manovre finanziarie annuali, gli effetti di fuga del risparmio bancario, con l’esigenza di ricapitalizzare le banche indebolite anche con risorse pubbliche, nonché le conseguenti turbolenze sui mercati finanziari lasciano pensare che molto difficilmente una simile misura sarà replicata fuori da Cipro (a meno, ovviamente, di situazioni di degrado economico e di finanza pubblica tali da renderla obbligatoria).

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UN CASINO PAZZESCO

Carlo Bertani
carlobertani.blogspot.it

Hanno avuto proprio una bella idea, dalle parti di Berlino, a “proporre” a Cipro il prelievo forzoso: una vera pensata da grandi strateghi geopolitici, dei Machiavelli della finanza e dei Metternich della strategia.

E – pesce in barile – non hanno nemmeno cercato di coprire il fattaccio con la classica foglia di fico… ce lo chiede l’Europa, il patto di stabilità, altre facezie del genere che richiamino l’Europa… no, qui è la Germania a fare le grandi manovre del dominio europeo, come ebbe a dire Kohl: “Fino al 1991 abbiamo lavorato per europeizzare la Germania, ora è il momento di germanizzare l’Europa”.

Riprendendo un vecchio adagio del Ministro degli Esteri tedesco Kinkel, ai tempi delle guerre in Jugoslavia: “…interno, dobbiamo tornare ad essere una nazione, verso l’esterno, è realizzare qualcosa che abbiamo fallito due volte (sic!) (N. d. A): coerentemente con i nostri vicini, per trovare un ruolo che si adatta alle nostre esigenze ed al nostro potenziale. Il ritorno alla normalità in casa e fuori corrisponde a un desiderio profondo del nostro popolo dopo la fine della guerra. Ora è necessario, se vogliamo essere rispettati nella comunità internazionale…”

Non mi pare che servano commenti. Il fatto, ben noto, è che Cipro è una specie di paradiso fiscale usato soprattutto dai russi, al punto che Limassol viene chiamata, per celia, Limassolgrad. Così, i correntisti (russi) delle banche cipriote dovrebbero “rimpinguare” le casse dello Stato per i cervellotici conti “europei”. Calcolati a Berlino.

Il problema, dunque… che dovrebbero capire dalle parti di Bruxelles e di Berlino… è che la Russia non è il Portogallo, l’Italia, la Spagna… insomma, i vari “PIIGS” tanto stroncati dai tedeschi. La Russia ha sempre il rubinetto dell’energia: anzi, sta seduta proprio dove c’è una diramazione del condotto. Una porta in Europa, l’altra verso la Cina. Ahi, ahi, ahi…un “rubinetto” che ha fatto saltare le rivoluzioni “arancione” (leggi: USA & UE) in Ucraina, ed ha consentito una “mazzolata” in Georgia che non ha precedenti.

Così nasce il presupposto dell’accordo con Putin (al momento non sappiamo come e se andrà in porto) perché per i russi (leggi: Gazprom) tirare fuori qualche miliardo per le banche cipriote (soldi che, comunque perderebbero) non muove nemmeno un peluzzo sulla crapa. Il problema è un altro. Il giacimento a Sud di Cipro si trova pressappoco nella zone dove fu assalita la Mavi Marmara (ricordate?): sono acque internazionali, ma d’internazionale oramai – proprio per le trivellazioni petrolifere e, in secondo piano, per la pesca – esiste ben poco.

Un tempo c’erano le classiche 12 miglia delle acque territoriali (storicamente, ancor meno), poi ampliate a 24 con la zona “contigua” (all’inizio, soprattutto per la pesca, in ogni modo spesso contestata, vedi i pescherecci italiani nel Canale di Sicilia) e infine giunse il “botto” con la Convenzione ONU di Montego Bay e l’istituzione di una zona di “interesse economico esclusivo” (EEZ) di ben 200 miglia nautiche. Il problema è che non tutti gli Stati hanno accettato la convenzione di Montego Bay: Turchia ed Israele sono fra gli Stati (ci sono anche gli USA) che non la riconoscono.

E qui inizia il casino. Secondo Montego Bay il giacimento cipriota è nella zona EEZ di Cipro, poiché fa fede – se il mare è interno come il Mediterraneo – la minor distanza dalle coste: il giacimento è più vicino alle coste cipriote. Ma Israele e la Turchia non hanno riconosciuto Montego Bay.

La Turchia, quindi, potrebbe non riconoscerlo perché la parte greca vorrebbe (ovviamente) tenere tutto per sé il giacimento (a scapito della parte turca), mentre per Israele il problema è più stringente: da tempo il gasdotto che arriva dall’Egitto non è più sicuro. Non c’è più Mubarak, il vecchio faraone, e sabotaggi da parte di molti gruppi guerriglieri sono all’ordine del giorno, con continue sospensioni del servizio. Israele, quindi, contava molto sul giacimento al largo delle sue coste ma nella zona cipriota.

Ciliegina sulla torta, i rapporti fra la Turchia ed Israele non sono più “amichevoli” come un tempo – dopo la Mavi Marmara… – e vi sono, quindi, due diverse posizioni nel rivendicare il giacimento: due atteggiamenti – si noti bene – diametralmente opposti per scopi e finalità. Il primo (turco) diciamo per inghiottire il boccone, il secondo (israeliano) per sopperire ad una futura penuria interna.

Fin qui era la situazione prima della crisi: due aziende (USA ed Israele) stanno lavorando per posizionare le piattaforme d’estrazione, ma non vi sono accordi fra Stati né cessioni di diritti per l’estrazione. Sono due aziende che lavorano nel settore petrolifero e basta. Tutti avevano fatto i conti senza l’oste… cioè… senza l’orso russo.

La Russia – come avevamo detto – è pronta ad acquistare alcune banche cipriote ma non si tratta di un “colpo” russo, bensì di una “grana” da risolvere (i soldi russi depositati a Larnaka), poiché la Russia è molto impegnata nella gestione geopolitica del gas in Asia Centrale. Con il previsto “addio” degli USA allo scenario afgano, tornerà nuovamente in auge il Great Game d’inizio ‘900, che aveva tre attori: britannici, russi e cinesi.

Se consideriamo la parte anglo-americana un solo insieme, le cose non sono cambiate: sono variati – però – e di parecchio, i “pesi” dei vari attori, con le potenze del BRIC sostanzialmente in una posizione di maggior forza. Mosca potrebbe spostare squadroni aerei a Limassol, per dissuadere eventuali altre “velleità”, ma non credo che si giungerà a tanto: la Russia, in ogni modo, ha mostrato di saper mostrare i muscoli in Georgia, ed è senz’altro pronta a farlo. Come si mossero (discretamente, per lasciare spazio alla diplomazia) le divisioni corazzate russe nel gelo dell’Inverno per la “crisi del gas” con l’Ucraina.

Tutto fa prevedere (se l’accordo andrà in porto) un successo diplomatico russo che conterrà delle opzioni per accontentare Israele sulle forniture future (la Siria?) e la Turchia con qualche compartecipazione.

Di certo, ci sarà uno sconfitto: la Germania. Scusate… l’Europa.

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L’ OCCASIONE DI PUTIN

John Elmer
www.atimes.com

Gli Stati Uniti, Germania, Turchia e gli alleati della NATO pensano di avere quasi tutte le munizioni che servono per rovesciare il regime in Siria, come avevano già fatto in Libia. Ma sembra che non trovino i 5 miliardi di euro (6.5 miliardi di dollari) necessari per ripetere il trucco a Cipro, dopo che i ciprioti hanno votato un mese fa. Sabato scorso hanno giocato la carta che avrebbe dovuto confiscare questi soldi dai depositi dei russi e di altri correntisti delle banche di Cipro.

Sembrava una scommessa giusta perché a Bruxelles, il Vice Primo Ministro Igor Shuvalov ed il Ministro delle Finanze Anton Siluanov avevano fatto intendere che volevano andare avanti. Ma Shuvalov e Siluanov sono degli impiegati e politicamente non contano niente. L’alleanza occidentale ha offerto al vero russo, quello che conta, l’opportunità per mettere in atto una strategia di potere nel Mediterraneo con un costo minimo e con un rischio controllato. E’ una lezione obiettiva su quanto possa influire il denaro nella grande strategia degli armamenti.

Ma questa è la stessa operazione di potere per la quale l’Occidente e l’impero ottomano si sono contrapposti per tre secoli. C’erano riusciti contro l’imperatrice Caterina II e contro la flotta del conte Alexei Orlov nel 1770, che dopo aver vinto nella battaglia di Chesma, non appoggiò la rivolta di Daskalogiannis contro i Turchi a Creta, e alla fine perse la guerra per il Mediterraneo.
Gli alleati vinsero ancora contro Stalin tra il 1945 e il 1949 perché le priorità russe all’epoca erano più a nord. Nel 1974, la NATO incoraggiò e sostenne l’occupazione turca della parte settentrionale di Cipro, perché il Politburo di Leonid Brezhnev era occupato in altre beghe interne e, per paura di offendere la Turchia, fece un errore di valutazione di intelligence dopo l’altro.

Tutta questa vicenda russa è ricordata spesso nella storia greca perché i russi proprio nel momento in cui dovevano agire per mantenere le promesse di aiuto contro gli infedeli si tiravano sempre indietro. C’è anche il nome di un russo che i greci danno a questo tradimento per l’incapacità di arrivare in tempo a Creta e per le sanguinose rappresaglie turche del 1770, quale ? “Orlov” .

Ma adesso vediamo che c’entra il Presidente Vladimir Putin in questo affare: i nuovi ottomani gli hanno presentato una opportunità di contrattaccare e vincere. Ma quali sono i veri interessi russi in gioco adesso, e questi interessi sono grandi abbastanza per puntare su una grande strategia e rovesciare il tavolo? I media russi sono stati insolitamente lenti nel valutare le notizie in arrivo da Cipro, e il Cremlino insolitamente silenzioso. Una cosa spiega l’altra (vedi qui). Il Primo Ministro Dmitry Medvedev non ha detto una parola fino a quando Putin ha condannato questa operazione (vedi qui), l’unico capo di governo o di Stato che lo ha fatto in tutto il mondo.

Dopo l’incontro con il CdA della Vneseheconombank (VEB) Medvedev ha dichiarato: “Questa proposta sembra una confisca dei soldi di qualcun altro. Io non so a chi sia venuta questa idea, ma questo è quanto pare. Purtroppo, abbiamo vissuto questa esperienza durante l’epoca sovietica, quando il denaro si doveva cambiare con un rapporto che restituiva meno valore alla gente. Ma Cipro è un paese con una economia di mercato e si suppone che sia un membro dell’Unione europea. Naturalmente, dovremo trarre alcune conclusioni da questo, perché abbiamo relazioni con Cipro e continueremo a consultarci., ma dovremo fare qualche modifica nella nostra posizione, pur sapendo che, in generale, sarebbe stato meglio tenere i soldi nelle banche russe. ”

(omissis) Un rapporto della banca Uralsib, uscito lunedì era ottimista. ”A questo punto, i rischi per l’economia russa e per le imprese sembrano insignificanti, a condizione che la corsa alle banche cipriote non diventi una nuova scalata per ogni nuova crisi europea. Sottoliniamo che tra le banche quotate la VTB ha l’esposizione maggiore, mentre le banche Novatek e Lukoil hanno dei programmi di riacquisto che possono bilanciare. Ca potenziale attività di M & A [fusioni e acquisizioni] dei residenti a Cipro ne potrebbe soffrire.”

La fuga di capitali che si rischia a Cipro porterà altrove i soldi russi: ” Difficile che questi soldi tornino in Russia”. Il prelievo dai depositi, se fosse al 9,9% proposto inizialmente, non sarebbe nemmeno un impatto troppo grave. Secondo il team di ricerca della Uralsib, guidato da Konstantin Chernyshev. ”settore bancario russo soffrirebbe solo per l’1% delle attività interbancarie collegate (0,1% del patrimonio totale del settore), percentuale piuttosto irrilevante.”

Il rischio più grande per la Russia, ha calcolato la Uralsib, si verificherebbe se il piano di salvataggio non riuscisse del tutto, e le banche di Cipro fallissero. Ci sono implicazioni indirette tra cui il colpo che i correntisti russi potrebbero ricevere (secondo Moody le banche di Cipro detengono $ 19 miliardi in depositi russi non bancari, o il 2% del totale dei depositi ) e inoltre, non è stata ancora presa una decisione finale sul salvataggio e quindi il rischio di fallimento a Cipro non è ancora scongiurato.

Nel peggiore dei casi, il settore bancario russo rischia i pagamenti di $ 40 miliardi di prestiti fatti a società di Cipro ancora in sospeso ( il 6% del portafoglio), con una possibile reazione a catena causato dall’aumento delle sofferenze ($ 40 miliardi di prestiti equivalgono al 130% del totale dei finanziamenti alle imprese in sofferenza), e questo bloccherebbe l’attività di deposito e prestiti, danneggiando la redditività. Supponendo che il settore avesse bisogno subito di tutti i $ 40 miliardi di prestiti (cosa improbabile), si potrebbe finire con una perdita netta d’esercizio (l’utile netto del 2012 è stato $ 33 miliardi). (omissis)

Moody ha pubblicato un rapporto di Evgeny Tarzimov, che afferma che la proposta della tassa sui depositi farebbe scattare una fuga di fondi dalle banche russe di Cipro. che a sua volta potrebbe obbligare le banche russe a rifornire di contanti le loro controllate a Cipro. (omissis)

La VTB sta limitando la sua esposizione, almeno per proteggere il prezzo delle sue azioni, che questa settimana è sceso del 9% ma forse non l’hanno detto a Putin. Secondo il rapporto Uralsib, la VTB, di Cipro ha pagato US $ 100 milioni di dividendi nel 2011, ed il 60% è stato incassato dalla casa-madre VTB – il che significa che anche se il gruppo perde completamente i suoi utili da Cipro ( e non sembra essere il caso) per ora perderebbe meno del 2% del reddito netto. La VTB non rivela l’importo dei prestiti erogati a imprese con base a Cipro, né i depositi interbancari, mentre le obbligazioni cipriote sono irrilevanti. La stessa banca non vede una grave minaccia da questa situazione e ritiene che non vi siano motivi di preoccupazione, finora.

IL CEO del VTB, Sergei Dubinin, ha annunciato uno programma di stile sovietico di nazionalizzazione per il salvataggio. Dubinin è stato licenziato già due volte per aver presieduto durante il disastro finanziario – il crollo del rublo del 1994 e il default dei titoli di Stato del 1998. ” La responsabilità per lo stato delle attività bancarie” di Cipro – ha detto – deve ricadere in primo luogo su chi ha accettato rischi del business, cioè, i proprietari e gli azionisti delle banche.”

Se saranno costretti a cederne il controllo allo stato, – ha continuato – il governo russo potrebbe essere in grado di rifinanziare il governo cipriota, ma con una garanzia sovrana e non commerciale. Per evitare che un assalto alle banche, Dubinin ha anche detto che i depositi bancari dovrebbero essere divisi in porzioni soggette a regolamentazione per un ritiro progressivo. Un’analisi di Ivan Tchakarov di Renaissance Capital, pubblicata lunedì mattina, contava solo $ 3,1 miliardi di fondi russi direttamente soggetti a perdite – $ 1,9 miliardi di depositi non bancari russi nel sistema bancario cipriota, e 1,2 miliardi di dollari depositati in banche russe a Cipro. Nel complesso, il tutto rappresenta in sintesi lo 0,24% del PIL della Russia del 2012 -” una quantità insignificante da un punto di vista macro ”.

Ma ” i costi potrebbero salire a livelli non banali (fino al 2% del PIL), se Cipro imponesse controlli sui capitali,” come dice il rapporto RenCap. A rigor di termini, i 40 miliardi di dollari dei prestiti in essere non dovrebbero essere toccati dal taglio sui depositi:
1) si tratta di prestiti e non di depositi,
2) i prestiti sono generalmente utilizzati per attività di finanziamento al di fuori di Cipro, e quindi estranei alla situazione macro in Cipro.

Naturalmente, se Cipro dovesse imporre controlli sui capitali, questo non potrebbe avvenire e le banche russe potrebbero affrontare perdite significative, pari a quasi il 2% del PIL. L’Uralsib valuta comunque questo impatto sulle principali società russe come un leggero impatto. Quasi tutte le banche russe hanno delle controllate registrate a Cipro, ma le negoziazioni principali sono effettuate tramite società commerciali registrate in altri paesi, soprattutto in Svizzera. (omissis)

Gli analisti della Uralsib sembrano non sapere quanto il sistema bancario cipriota ( come quello lettone) sia dipendente dalle principali società collegate alla Rusal ( il gigante dell’alluminio). D’altra parte, il CEO della Rusal, Oleg Deripaska ha passato l’ultima settimana ad attaccare pubblicamente le banche statali russe per i tassi di interesse eccessivi addebitati alla Rusal. Casualmente, il presidente della Rusal, Matthias Warnig, siede anche nel CdA della VTB.

Ora sembra che Deripaska stia mendicando dalle banche statali un rifinanziamento del debito bancario di Cipro. Un altro membro del consiglio della Rusal, Dmitry Afanasiev, che è anche avvocato personale di Deripaska, ha annunciato a Mosca che la Vnesheconombank (VEB), che già salvò la Rusal nel novembre 2008, dovrebbe soccorrere Cipro. (omissis)

Del settore trasporti della Russia, il rapporto di Uralsib dice che Global Ports [di proprietà di Nikita Mishin, Andrei Filatov, e Konstantin Nikolaev] e Globaltrans [stessa proprietà] sono registrate come società giuridiche cipriote. I rappresentanti delle società hanno detto che l’impatto della tassa di deposito se verrà imposta dal governo di Cipro non sarà rilevante per entrambe le società che detengono una liquidità trascurabile nelle banche cipriote, dato che le loro attività operative sono al di fuori di Cipro.

Una società immobiliare, la AFI, può perdere i soldi, ma non molti: AFI di sviluppo sembra essere la più colpita dalla tassa Una Tantum sui depositi bancari. Tuttavia, la società afferma che la dimensione delle sue potenziali perdite per questa imposizione fiscale inattesa sembra essere molto piccola, in quanto ha in giacenza solo circa $ 5 milioni sui suoi conti bancari a Cipro. Il resto del denaro, che viene registrato come liquidi o mezzi equivalenti, è classificato come servizi bancari aperti e quindi non sarebbe soggetto alle nuove iniziative fiscali. Nel caso in cui il nuovo prelievo fiscale fosse approvato dal parlamento di Cipro, l’ AFI Development potrebbe perdere nel peggiore dei casi mezzo milione di dollari, che equivale allo 0,04% del suo patrimonio netto.

L’AFI, benché quotata in borsa a Londra, è controllata da Lev Leviev, che ha nominato tre politici ciprioti nel consiglio dell’AFI, uno dei quali, Michalis Sarris, è l’attuale Ministro delle Finanze, quello che deve accettare il prelievo dai depositi bancari. (omissis)

Fonti di Cipro dicono che nei negoziati con il governo di Cipro, diversi mesi fa, Gazprom e altri enti russi avevano offerto di acquistare e ricapitalizzare le banche di Cipro. Ma i ciprioti avevano rifiutato di accettare le condizioni dei russi.
” I ciprioti non volevano una valutazione equa del loro portafoglio prestiti né volevano prepagare [off-shore] le forniture di gas ”- dice un uomo di affari residente a Cipro- e continua – gli uomini d’affari ciprioti, che hanno preso in prestito somme pesanti dalle banche e che non possono rimborsare i prestiti essendo crollato il valore degli immobili, sono favorevoli al passaggio di responsabilità ai russi, perché in questo modo si allevierebbe la loro posizione. Si tratta di un potente sostegno per il presidente Nicos Anastasiades, entrato in carica solo da un mese.

” La mossa tedesca e olandese era stata pianificata per bene” – continua la fonte – ” Hanno teso un agguato al nuovo presidente. Ma lui è stato disonesto – avrebbe dovuto dividere in parti prestiti bancari e assets per venderli a prezzi scontati. Vogliamo proprio vedere se Nicos pensa ancora che Berlino e la Merkel sono amici suoi. Il suo parlamento e la sua gente non lo seguono in questo. Potrebbe essere la più breve presidenza di sempre.”
Poi la fonte dice che il sentimento dominante a Cipro si sta spostando verso la nazionalizzazione delle banche, per chiedere di uscire dalla zona euro, e rinegoziare un sistema completamente diverso nelle sue relazioni con Mosca. Ma se l’esposizione finanziaria è relativamente piccola, ci saranno altri interessi strategici russi più importanti ?

Uno di questi interessi, riconosciuto dal Ministro delle Finanze Siluanov, dopo che Putin aveva fatto il suo annuncio di lunedì e quindi aveva potuto ricominciare a parlare, è che l’Unione europea aveva consegnato le condizioni ai ciprioti, senza aver prima informato e consultato i russi, come da accordi. Se solo l’avessero detto a Siluanov e al suo vice Anton Shatalov , la settimana scorsa, quando si stava decidendo la cosa, mentre loro facevano i pesci i barile per proteggere Putin, ora non dovrebbero proteggersi il sedere.

Il risultato è che il piano UE è attacco voluto contro gli interessi russi. Se si guardasse al Cremlino attraverso la natura docile e sottomessa di Siluanov e Shatalov, non si vedrebbe che Putin sembra aver già deciso che questa strategia per lui non va affatto bene. L’ha detto chiaramente lunedì scorso. Se Putin non riuscirà a portare avanti la sua azione nel corso dei negoziati con i ciprioti oggi, il danno sarà maggiore.

E il riciclaggio di denaro e il sostegno all’evasione fiscale e la politica del Cremlino di de-offshorization? La dichiarazione di Putin di lunedì, come ha precisato il suo portavoce Dmitry Peskov, ha sottolineato che il salvataggio delle banche e dei loro correntisti a Cipro non serve a proteggere chi viola la legge in Russia. Putin, come anche Medvedev, ha ribadito che vede una soluzione a breve termine in un negoziato sul trasferimento dei dati e sulle responsabilità tra i russi e le autorità di controllo cipriote; la soluzione a lungo termine dovrà far crescere la fiducia dei russi verso le istituzioni finanziarie russe.
Dato che quest’ultimo punto è ancora di la da venire, Putin, e molti altri, riconosce che se questo attacco dell’UE riuscirà a buttare fuori Cipro, questo sarà utile per il più grande centro di riciclaggio di denaro del mondo – Londra.

I giornali londinesi che hanno fatto una dura campagna, nelle loro colonne, contro la Russia a Cipro – il Financial Times e The Economist, entrambi di proprietà di Pearson – hanno tenuto ben nascosti gli interessi inglesi.

Entrambi questi giornali sono stati accusati da Private Eye, la rivista londinese di inchiesta, per aver trasferito i loro conti in Lussemburgo ed aver evaso le tasse con l’approvazione delle autorità fiscali del Regno Unito. L’attacco dei media sui depositi russi a Cipro proviene da più fronti, come il Luxembourg Finance n.2 Ltd.,l’ Embankment Finance Ltd (Lussemburgo), e il Luxembourg Holdings SeNC.

Quello che farà adesso Putin non sarà andare né a Londra né a Lussemburgo. Ma se ne avrà la possibilità ripeterà le mosse della battaglia di Chesma, e questa volta salverà i Greci dall’annegamento, mettendoci i soldi, Putin farà di più per l’interesse strategico russo nel Mediterraneo di quello che provarono a fare Caterina e Orlov nel 1770.

Conterà molto più che avere una flotta di sei fregate e incrociatori nel Mar Nero pronte ad entrare nel Mediterraneo per pattugliarlo permanentemente.