Tra l’autorità e il potere… di L.Muraro

Luisa Muraro

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Non occorre essere cattolici per ammirare quei signori vestiti di rosso che recentemente a Roma hanno eletto il papa. Conoscono il potere e molti di loro lo amano, ma quando viene il momento sanno che l’autorità vale di più: si sono confrontati tra loro ma non hanno eletto il più competitivo, hanno preferito uno che sapeva perdere e gli hanno dato l’autorità necessaria.

Non confondere l’autorità con il potere è una lezione preziosa. Purtroppo, però, viene da un pulpito che non ci dà il buon esempio: sono tutti ed esclusivamente uomini, cioè portatori di un’autorità patriarcale, tipica di una civiltà che sta franando.

La lezione che l’autorità vale in sé e più del potere, resta valida. Il Parlamento italiano, oh miracolo, l’ha subito imparata e applicata eleggendo alla presidenza della Camera e del Senato due brave e stimate persone. Anzi, ha fatto di più: ha portato la lezione all’altezza dei tempi che cambiano, eleggendo una donna, Laura Boldrini, alla presidenza della Camera. Papa Roncalli avrebbe parlato di aggiornamento, una parola bonaria, secondo il suo stile, che ne sostituiva una più giusta ma spinosa per i cattolici: riforma.

Intendiamoci bene, uomini politici e uomini di chiesa! Cooptare qualche donna non è la risposta, si tratta in primo luogo di voi e delle vostre costruzioni mentali e storiche, che sono da riformare. Donne dentro alla macchina dei poteri forti o meno forti, non fanno un grande cambiamento. Quello di cui ha bisogno il governo del mondo è che ci sia, visibile e riconosciuta, autorità femminile. Ne ha bisogno anche la religione.

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Papa Francesco, ma a noi donne che ci manca?

Lidia Ravera
Il Fatto Quotidiano, 15 marzo 2013

Caro Francesco,
mi rivolgo a Lei con la confidenza che merita, dato che, come narrano esultanti le umane gazzette, sa prendere l’autobus e cucinarsi due uova. Ho letto con dispiacere la sua dichiarazione a proposito del genere cui appartengo: “Le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici. L’ordine naturale e i fatti ci insegnano che l’uomo è politico per eccellenza, le donne da sempre supportano il pensare e il creare dell’uomo, niente di più”.

Qual è, Francesco, quest’ordine naturale? Quello dei nostri corpi? Siamo inadatte alla politica perché abbiamo, incistato nella carne, il dispositivo che genera esseri umani? E questo dettaglio anatomico: ci situa al di sopra o al di sotto dell’agire politico? Quale lombrosiana divisione dei compiti ci condanna al ruolo di “supporter”? Lei davvero è convinto che apparteniamo a una razza inferiore, incompleta? E mancante di che cosa? Il pene? Il discernimento? Possiamo scegliere soltanto fra Maddalena e Maria, tertium non datur? Qual è la tara che ci rende indegne di esercitare quello che è un diritto di tutti i cittadini e le cittadine? colpa di Eva?

Per quanti millenni ancora dovremo pagare la libertà intellettuale, la curiosità che la rese disobbediente? (Risponda, la prego, visto che è un tipo alla mano).