L’ANGOLO della GRU: La politica ha bisogno di profondità di A.Bifulco

Aldo Bifulco
Cdb Cassano, Napoli

E’ un’affermazione di Antonietta Potente, una teologa che vive in Bolivia da vent’anni, che coglie il nocciolo del lungo incontro, sintetizzato in questa intervista, con Manuela Bata, una giovanissima studentessa che, recentemente, si è avvicinata al nostro giornale.

Rapidamente la presentazione.
Ho 18 anni, vivo a Scampia da un anno, ma frequento il quartiere da molti anni perché ci vive mia nonna e, in fin dei conti, ho abitato a Melito, il comune praticamente legato a Scampia. Frequento l’ultimo anno del liceo sociopsicopedagogico “Elsa Morante”. Mi piacerebbe avere un piccolo ed umile lavoro che mi consenta di iscrivermi alla Facoltà di Filosofia. Credo, invece, che sarò costretta ad accettare il compromesso tra ciò che mi piace e ciò che è utile. Considero i soldi investiti dai miei genitori per farmi studiare, come un prestito.

So che hai atteso e vissuto in modo positivo il “tuo primo voto”. Da dove nasce questo interesse che appare inconsueto nel panorama giovanile?
Il disinteresse dei giovani è veicolato dagli adulti, genitori, insegnanti, preti …e dai mezzi di comunicazione che orientano l’attenzione su argomenti futili o su situazioni personali analizzate in modo meticoloso e intrigante (vedi programmi pomeridiani). Io ho preferito selezionare le notizie, scegliere le fonti, insomma, avvicinarmi a persone che suscitavano il mio interesse. E, poi, che senso ha studiare la filosofia se non si cerca di contestualizzare i contenuti nel mondo moderno e postmoderno?

Qual è stata la tua sensazione più immediata e quale giudizio dai a queste elezioni?So che molti hanno votato in modo impulsivo e riflettendo poco sul valore e la ricaduta del proprio voto. Io ho vissuto questo momento come un diritto-dovere che mi è stato concesso dalla lotta e dal sacrificio di tante persone del passato, e, in particolare, a me che sono donna. Mentre votavo pensavo che non stavo scegliendo solo per me stessa, ma per il mio paese. Sono molto perplessa sugli esiti di questa tornata elettorale: è evidente che molti hanno votato guardando al proprio piccolo particolare interesse.

Sono convinto che tu non pensi che la partecipazione si esaurisca solo nel momento del voto.
Il voto rappresenta l’ultimo atto di un percorso di conoscenza della realtà sociale e delle proposte elaborate dai partiti. Ma è “partecipazione” anche essere presente nei momenti di lotta , nelle manifestazioni e, perfino, studiando le problematiche che sono inerenti al dibattito politico.

Come “docente” ho sempre guardato con sospetto all’ambiguità di chi gridava “a scuola non si fa politica!”, confondendo banalmente le “questioni politiche” con la “propaganda partitica”. Salvo a scoprire che erano proprio costoro a viaggiare con “le figurine dei candidati” nella borsa….da offrire sottobanco magari accompagnate da promesse accattivanti.
Ma che senso ha studiare la “storia”, la “filosofia” e forse le altre discipline pensando di non discutere di politica?Il passato analizzato criticamente ti fornisce gli strumenti per distinguere il “bene dal male” e per dare consapevolezza alle tue posizioni. E’ indispensabile “fare politica a scuola”! La politica è la vita. Senza far politica sei “cittadino” solo formalmente. Noi viviamo nell’ambivalenza del mito del “farsi da sé” e del vittimismo rispetto alle istituzioni.
Ma la vita è anche influenzata dalle scelte istituzionali. E perciò dobbiamo essere vigili.

Paolo VI affermava: “la politica è la più alta ed esigente forma di carità”. Che ne dici?
Molti credenti pensano di esaurire il proprio impegno con l’assistenza , la “carità spicciola”. Certo l’impegno diretto nei confronti degli immigrati che sostano alle rotonde è apprezzabile. Ma guai a fermarsi a questo. E’ necessario tener presente la realtà globale perché bisogna risolvere i problemi alla radice. La politica, però, non è soltanto economia, è etica e cultura. Siamo arrivati ad un momento storico in cui è l’etica a dover guidare l’economia.