Una pubblicità illuminante. Lo straccio complice dell’assassino

Udi Napoli
http://udidinapoli.blogspot.com

Se le donne si sono ribellate al ruolo di oggetti della comunicazione e a quello di imbecilli consumatrici di miracoli, il comminatore medio dell’ideologia sessista in pubblicità ha scoperto le pari opportunità dell’offesa.

La spinta all’acquisto velleitario si è affinata nel ricercare le pulsioni più primitive e ferine nei consumatori; i professionisti di questa tecnica di circonvenzione, che è difficile chiamare informazione commerciale, sono diventati più sfacciati e furbi.

La pubblicità congegnata da Vileda, ispirata all’eliminazione impunita del convivente, promette un prodotto capace di cancellare orme e indizi del delitto perfetto. Nei cartelloni, senza dubbio illegittimamente affissi, sono rappresentati alternativamente un uomo e una donna presumibilmente al termine di un omicidio.

Se le donne si sono ribellate al ruolo di oggetti della comunicazione e a quello di imbecilli consumatrici di miracoli, il comminatore medio dell’ideologia sessista in pubblicità ha scoperto le pari opportunità dell’offesa. E per queste pari opportunità invoca lo sdoganamento di ogni violenza e nequizia . Vittima una donna, vittima un uomo, vittime tutti, nessuna vittima.

Furbizie, queste, quasi superflue nel clima schizofrenico che domina l’attualità.

Sotto la pressione delle campagne di denuncia sull’uso violento delle “donne oggetto” in pubblicità e nella comunicazione, è emersa nella politica una retorica ricca di manierismi verbali che sono però indifferenti all’attuazione delle regole dettate dall’Europa e gli organismi internazionali per l’eliminazione della violenza nella comunicazione.

Da molti anni sosteniamo il contrasto al femminicidio rivolgendo la nostra attenzione all’apparente molteplicità delle cause che lo determinano. Abbiamo trovato modi e parole per respingere la violenza, spogliarla dei travestimenti, ma soprattutto sappiamo dove le nostre campagne hanno colpito di più: sull’esposizione impunita delle connivenze e delle complicità intellettuali.

Sostenere ancora un contraddittorio su un nostro presunto moralismo codino, su una presunta “indifferenza sessuata” della violenza è davvero fuori dal nostro interesse. Il femminicidio è un fenomeno diversificato, ma è sempre il meccanismo estremo del dominio del sesso maschile su quello femminile e si modula attraverso i canali di una comunicazione politica e culturale che è fatta di parole ed immagini che sono pietre. Rappresentare con leggerezza il femminicidio, è già femminicidio.

Non abbiamo avuto dubbi di fronte alla pubblicità dello straccio che pulisce il sangue. Noi non lo compriamo perché non abbiamo sangue da pulire, se non quello delle ferite delle nostre sorelle vittime della violenza maschile.

Non lo compriamo perché da tempo ci siamo liberate dall’acquisto compulsivo “del più pulito possibile”. Vileda ed altri non si rassegnano al fatto che non sono più le donne a cascare nella trappola della casalinghità nevrotica e si rivolgono agli uomini per la conoscenza che hanno di se stessi.

Non comprare però non ci basta, molte delle nostre città si sono dotate di meccanismi di controllo sulle affissioni. Tante, e Napoli è una di queste: crediamo che all’imminente scadere delle concessioni tanto il Sindaco quanto gli Assessori e il consiglio comunale debbano mantenere l’impegno assunto di liberarci da quella che noi crediamo sia una vera e propria apologia di reato.

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Pubblicità sessista, lo stop Fornero e la creatività allusiva

Monica Lanfranco
www.ilfattoquotidiano.it | 30 marzo 2013

Insomma, suvvia, si tratta di un utile strofinaccio, è solo una foto innocente, non si tratta mica di istigare a delinquere, dove è finito il senso dell’umorismo, quanto clamore, con tutti i problemi che ci sono in questo paese!

Quindi ha fatto male la ministra Fornero a chiedere il ritiro dell’ormai notissima pubblicità dello strofinaccio che esalta i suoi talenti nell’eliminare tutte le tracce usando la raffigurazione di un femminicidio? No, ha fatto bene.

Intento censorio eccessivo, lesivo della pur discutibile libera scelta creativa di chi ha ideato slogan e immagine a corredo?

Per niente, anzi quei cartelloni stanno lì da troppi giorni, nonostante le proteste.

Nella vicina Spagna una pubblicità commerciale di questo genere (non ci dimentichiamo che stiamo parlando di un espediente per vendere, e non di una campagna informativa, culturale o di un attacco artistico) i cartelloni non sarebbero nemmeno stati stesi per le strade: uno degli interventi dei primi anni del governo Zapatero fu quello di istituire, senza suscitare clamori e paura di eccessi censori, un ufficio governativo che controlla che la pubblicità della tv, della radio, della carta stampata e della cartellonistica non sia lesiva della dignità umana, e che in particolare non contenga elementi sessisti, razzisti, omofobi e di strumentalizzazione del corpo.

Non è solo ridicolo che l’azienda del napoletano, e chi la difende, giustifichi la scelta pubblicitaria commerciale citandone il carattere (furbescamente) bipastisan e presuntamente ‘dolce’ vista l’assenza di sangue o di armi nella fotografia.

E’ una pubblicità allusiva, è stato detto dai responsabili. Allusiva a che? Al femminicidio, all’omicidio? Per vendere si può alludere in modo soft alla morte violenta procurata, e rimuovere così la realtà brutale che sta dietro le soffici allusioni.

Giusto: dato che di scherzo ironico alla Hitchcock si tratta (è stato persino scomodato il grande regista per vagheggiare la bontà dell’operazione di immagine, aiuto!) perché autocensurare la creatività dei creativi pagati per i cartelloni e non aggiungere gli schizzi di sangue e cervello, per rendere meno ipocrita e più vivido il messaggio?

Tanto è per scherzare, e offrire un sorriso carico di sense of humor sul triste fenomeno del femminicidio, (130 donne ammazzate nel 2012) ma anche ricordare che l’emancipazione delle donne è compiutamente realizzata in Italia, specie nel sud del paese, visto che si può ritrarre anche una donna che pulisce le tracce di un omicidio.

L’Italia, il paese dove tutto si può rimuovere, e tirare avanti, sorridendo: dignità, intelligenza, educazione, responsabilità, diritti. Chissene.