Tutti i numeri dell’economia illegale: la XVI edizione della carovana antimafie

Ingrid Colanicchia
Adista n. 13/013

Ogni anno mafie, evasione fiscale e corruzione sottraggono circa 500 miliardi di euro alle economie legali: «Un costo enorme che ricade sull’intera collettività, aggrava i costi della crisi, compromette le possibilità di sviluppo». Una piaga, quella dell’illegalità economica, che anche quest’anno, e tanto più in tempo di crisi, non poteva che essere al centro della Carovana antimafie, la cui XVI edizione è partita il 30 marzo da Tunisi – al termine del Forum Sociale Mondiale svoltosi nella capitale tunisina dal 26 al 30 marzo – alla volta della Sicilia e, da lì, delle altre regioni italiane.

70 tappe per un viaggio che durerà più di due mesi (una seconda parte di Carovana in ottobre raggiungerà le città francesi di Marsiglia, Nizza, Tolone, Nimes e Bastia) per «portare solidarietà a coloro che in prima fila operano per la legalità democratica e la giustizia sociale, per dare opportunità di crescita sociale, per sensibilizzare le persone affinché tengano alta la tensione antimafia, per promuovere impegno sociale e progetti concreti».

Uno «strumento di contaminazione» positiva, quello della Carovana – promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con Cgil, Cisl, Uil e La Ligue de l’Enseignement – che racconta un’altra Italia, come ha spiegato il coordinatore Alessandro Cobianchi alla conferenza stampa di presentazione a Roma il 26 marzo scorso. «I numeri raccontano che c’è stata molta indifferenza, oserei dire complicità. Il traffico di droga, di esseri umani dimostrano che il nostro Paese non può sentirsi assolto». «Ma vogliamo raccontare anche le esperienze positive».

Come quella degli amministratori che hanno sottoscritto la Carta di Pisa anticorruzione, dei milioni di cittadini che hanno sottoscritto le campagne “Corrotti” e “Riparte il Futuro” (v. Adista Segni Nuovi n. 6/13), o la legge di iniziativa popolare sulle aziende sequestrate e confiscate promossa dalla Cgil nel 2012. «La stessa Italia – come ricorda un comunicato della Carovana antimafie – che rifiuta di pagare il pizzo, che non abbassa la testa di fronte agli usurai, che si impegna nel riutilizzo sociale dei beni confiscati come strumento di rilancio di una nuova economia basata sul nesso tra lavoro e legalità».

«C’è una differenza tra criminalità organizzata e criminalità organizzata di stampo mafioso», ha detto in conferenza stampa don Tonio Dell’Olio, di Libera, ed «è la complicità, il silenzio del mondo politico, economico e della comunicazione». Legami che, prosegue Dell’Olio, hanno un nome preciso: corruzione. È significativo in questo senso, secondo il responsabile dell’associazione creata da don Luigi Ciotti, che la Carovana antimafie sia partita da Tunisi: «Italia e Tunisia, secondo l’organizzazione Transparency International, si attestano infatti entrambe al 72° posto della classifica mondiale dei Paesi più virtuosi nella lotta alla corruzione. Il che – conclude ironicamente dell’Olio – ci fa capire come la Tunisia sia messa male».

I dati diffusi in conferenza stampa in effetti non sono incoraggianti. È di 10 miliardi di euro il valore annuo stimato dei profitti illegali legati al mondo dell’agricoltura e di 3 miliardi il business delle zoomafie; dall’inizio della crisi, le confische di beni e aziende in mano alle mafie sono aumentate del 65%, «un dato allarmante che dimostra la pervasività delle infiltrazioni mafiose nella nostra economia». Nel corso del 2011, Avviso Pubblico ha censito 270 atti di intimidazione e di minaccia nei confronti di amministratori locali e di personale della Pubblica Amministrazione, il 27% in più rispetto al 2010; dal 1991 al 31 dicembre 2012 in Italia sono stati emessi 227 decreti di scioglimento di consigli comunali per sospetto di infiltrazione mafiosa: 25 solo nel 2012.

La corruzione in Italia sottrae risorse per 60 miliardi di euro l’anno; l’ampiezza dell’economia sommersa è stimata fra 255 e 275 miliardi di euro, con un’incidenza tra il 16,3% e il 17,5 % del Pil, con una imposta evasa che è superiore ai 100 miliardi di euro. Dal 1° luglio 2011 al 30 giugno 2012, sono state registrate 4.968 denunce per il reato di estorsione. Le prime tre regioni sono Campania (890), Lombardia (690) e Lazio (519). Sono stimate in circa 160mila le imprese commerciali soggette ad estorsione Nel 2011, infine, si sono registrate, in materia di reati ambientali, 33.817 infrazioni: vale a dire 93 al giorno, 4 ogni ora.

Ma al di là della denuncia delle situazioni critiche, scopo della Carovana è, prima di tutto, quello di rendere visibili le tante esperienze positive di lotta alle mafie, alla corruzione, al malaffare che esistono in Italia. Tra queste spicca la storia della squadra Nuova Quarto Calcio per la Legalità che, da straordinario veicolo di consenso sociale per le mafie, è oggi diventata un simbolo di riscatto per la società civile.

La squadra apparteneva infatti al clan camorristico dei Polverino – come hanno raccontato in conferenza stampa, l’amministratore giudiziario Luca Catalano, il presidente della squadra, Luigi Cuomo (coordinatore nazionale di Sos impresa e portavoce dell’associazione antiracket di Pianura) e il bomber Roberto D’Auria – e dopo essere stata sottratta alla camorra è stata affidata alle associazioni antiracket. «Un messaggio di legalità rivolto ai giovani e ai cittadini, una testimonianza di come un calcio pulito e onesto possa promuovere la cultura della legalità e rivalutare l’immagine di un territorio». «Noi giochiamo due campionati», ha detto Cuomo: «Quello di calcio e quello per la città: per recuperare la libertà che per decenni i clan mafiosi le hanno sottratto».

E un altro tassello in questo mosaico di buone pratiche sta per aggiungersi: il 19 aprile, pochi giorni dopo il passaggio della Carovana antimafie per Napoli, vedrà la luce la prima associazione antiracket di Quarto.