25 aprile 2013, la Resistenza nella morsa del negazionismo

Claudio Tanari
www.cronachelaiche.it

Segni. Lo scorso lunedì 22 aprile, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha reso noto di aver chiesto agli uffici regionali «di sospendere il finanziamento concesso al Comune di Affile, originariamente destinato al completamento […] di un monumento al soldato, cioè al milite ignoto». Il mausoleo – costato 180mila euro e inaugurato ad agosto dello scorso anno – era stato invece dedicato, con uno spregiudicato colpo di mano del sindaco Ercole Viri, al macellaio d’Italia Rodolfo Graziani, secondo Angelo Del Boca, storico del fascismo, «il più sanguinario assassino del colonialismo italiano».
Pronto il biasimo degli arditi nostalgici del Ventennio, a partire dal Podestà Viri che aveva addirittura dedicato una pagina del sito del comune all’eroico concittadino: «Zingaretti stalinista!», ha tuonato, minacciando di adire a vie legali. «Non infangare Graziani!» ha dettato all’Ansa Francesco Storace (un refuso, ebbe a dire il mai troppo compianto Enzo Biagi) custode del glorioso nome dell’autore di mattanze e deportazioni in Etiopia.

Segni. Solo due giorni prima, sabato 20 aprile, quattrocento neonazisti provenienti da tutta Europa si erano dati appuntamento a Malnate, provincia leghista di Varese, per celebrare il ventennale di gruppi skinhead indigeni. La location era stata gentilmente concessa da un’associazione culturale (sic) emanazione della Lega Nord, I nostar radiis, guidata dal padano Leopoldo Macchi. Il vero anniversario da festeggiare con dosi sostenute di musica Oi, birra e saluti romani era in realtà il 20 aprile 1889, il compleanno di Adolf Hitler. Malgrado l’allarme di Anpi e Osservatorio democratico, nessuno ha impedito la kermesse ariana, squallida riproposizione di una disgustosa paccottiglia ideologica. Ministro Cancellieri e premier Monti non pervenuti. Secondo la Digos, che ha monitorato l’evento, tutto regolare, senza cori e inni particolarmente apologetici.

«Mai dormito tanto tranquillamente », rispose il Maresciallo Graziani a chi gli chiedeva come si sentisse dopo il lavoro sporco in terra d’Africa. Dal sonno del carnefice all’oblio inconsapevole della disarmante capogruppo Cinque Stelle alla Camera Roberta Lombardi («Il Fascismo aveva alto senso dello Stato»): ben scavato, revisionismo e negazionismo. L’Italia è ancora una Repubblica nata dalla Resistenza?

——————————————————

Resistenza e omosessualità: il 25 aprile azzoppato della comunità gay

Stefano Paolo Giussani
www.huffingtonpost.it

Della Resistenza si è scritto e detto molto. Mai abbastanza per trasmettere alle generazioni che non vissero quei momenti il sacrificio che alcuni italiani conobbero per far fronte alla drammatica esistenza quotidiana in quella parte di paese occupata dalla ferocia dei nazisti, governata dai fascisti che si impegnavano a non essere da meno e bombardata dagli alleati che cercavano di piegarli.

Fenoglio e Pavese ci hanno lasciato pagine di grande letteratura sugli sforzi di quei momenti, emozionandoci talvolta con il sapore di intriganti storie d’amore nate tra uomini e donne che vestivano fazzoletti partigiani. Eppure non citano mai le storie di uomini con uomini o donne con donne, che ci furono e nulla tolsero alla nobiltà della lotta. Ne ha parlato Franco Zeffirelli quando afferma “il mio primo amore fu tra i partigiani” nella recente intervista su Repubblica. Lo leggiamo anche negli atti giudiziari dell’ingiustamente accusato Aldo Braibanti, intellettuale omosessuale che si vide comminata la pena non per le parole di Moravia, Morante o Pasolini a sua difesa, ma grazie al suo passato partigiano.

Ma i romanzi e le cronache? Si parla di omosessualità durante il fascismo solo per il confino e mai per le storie legate agli atti eroici della Resistenza. Nei cataloghi librari si trovano solo due episodi letterari: L’Ultima onda del lago (Ed. Bellavite) del sottoscritto (qui il book trailer) e La Libellula (ed. ISRPT) di Bert D’Arragon, stampato in tiratura limitata. Poi il deserto. Forse non è abbastanza interessante parlare anche di queste storie? Non può essere un problema di autorevolezza, visto che la Libellula è edito addirittura dall’Istituto Storico della Resistenza, mentre ben 21 Arcigay tra Torino e Napoli, passando per molti capoluoghi e la capitale, hanno organizzato presentazioni de L’ultima onda del lago, divulgato anche dalla critica di settore.

Da cittadino italiano e da gay, nonostante il momento di confusione politica, mi sento di ricordare al parlamentare di turno che, se oggi ha la libertà di dire le sciocchezze che ascolto in tema di riconoscimento di diritti, lo deve anche a chi ha imbracciato un fucile e ha rischiato la sua vita per lui. Sì Giovanardi, sì Bindi (ne cito due non a caso per par condicio, ma la lista potrebbe continuare), ogni volta che negate un diritto di qualsiasi tipo a un gay o a una lesbica, lo negate a chi ha combattuto anche per voi. Pensateci quando celebrerete questo 25 Aprile che per alcuni continuerà a rimanere zoppo, in contrasto con il buon senso e con la volontà dei nostri Padri Costituenti di dare “a tutti i cittadini pari dignità sociale” (Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 3).