La REFO lancia un invito alla preghiera per la Giornata contro l’omofobia

Lettera inviata dalla Segreteria REFO, Rete Evangelica Fede e Omosessualità a tutte le Chiese Protestanti in Italia

Care sorelle, cari fratelli,
Ci rivolgiamo a voi con queste poche righe all’approssimarsi della Giornata mondiale contro l’omofobia, il 17 Maggio 2013.

Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità cancellava infatti l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali: qualche anno dopo la comunità gay e lesbica internazionale scelse la data del 17 Maggio per la celebrazione della Giornata mondiale contro l’omofobia (ovvero l’odio e la paura verso le persone omosessuali e transessuali).

In questa occasione noi, uomini e donne della Rete Evangelica Fede e Omosessualità, vogliamo invitare tutte le Chiese Battiste, Metodiste, Valdesi (BMV) e Luterane ad unirsi a noi (e agli ormai numerosi gruppi di cristiani LGBTIQ presenti sul territorio nazionale) nella preghiera e nel ricordo delle discriminazioni, dell’esclusione e di tutte le violenze fisiche e verbali nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, ma anche nella speranza che tutto questo venga presto superato nelle Chiese e nella società.

Le nostre Chiese continuano il coraggioso cammino che, partendo dalla lettura storico-critica della Bibbia, punta a superare la millenaria connessione tra condizione omosessuale e peccato per giungere a un pieno riconoscimento e valorizzazione delle persone omosessuali nella loro dignità e integrità. L’approvazione durante l’Assemblea Sinodo del 2007 di un Documento dove le nostre Chiese hanno confessato il peccato dell’omofobia ed invitato le comunità locali all’apertura e al rispetto nei nostri confronti, e la possibilità per le Chiese di celebrare benedizioni di coppie dello stesso sesso, stabilita dal Sinodo Valdese nel 2010, hanno rappresentato per noi omosessuali e lesbiche evangelici importanti traguardi, ma anche stimolo a proseguire nell’impegnativo cammino a cui ci sentiamo chiamati e che vogliamo intraprendere insieme a tutti voi.

Ci uniamo quindi all’invito della Tavola Valdese, riportato nella Circolare di Marzo 2013, chiedendo alle Chiese di “inserire nel calendario delle attività e celebrazioni la Giornata mondiale contro l’omofobia”, organizzando momenti di preghiera ad hoc o ancor meglio all’interno del Culto domenicale (in modo da coinvolgere il più possibile la comunità).

Come possibile ausilio per la preparazione di questi momenti alleghiamo a questa lettera una proposta di Culto, introdotta dal versetto 1Gv 4, 18 che è stato selezionato dal Forum Europeo dei Gruppo LGBT cristiani per la preghiera e riflessione di quest’anno: nella proposta trovate brani biblici, preghiere insieme ad alcune testimonianze concrete di discriminazione e di speranza.

Citando ancora l’invito della Tavola Valdese siamo convinti che la Giornata del 17 Maggio possa rappresentare “un’ottima opportunità per mantenere viva l’attenzione delle nostre comunità sulla questione della discriminazione delle persone LGBT e per favorire momenti di incontro” e che sul tema alla lotta alle discriminazioni si possano muovere i primi passi di un dialogo e di un fraterno confronto nelle comunità sulle tematiche relative a fede cristiana e condizione omosessuale e transessuale.

Crediamo infatti che l’Evangelo rappresenti una chiamata alla vita e alla libertà per ogni uomo e per ogni donna, così come è stato creato da Dio: la risposta a questa chiamata trasforma le nostre Chiese in un luogo aperto e accogliente per tutti e tutte, e dove tutti e tutte possono vivere nella comunità la propria vocazione, il proprio cammino, i propri affetti e relazioni, poiché “nell’amore non c’è timore”.

Non esitate a contattare la REFO utilizzando i riferimenti che trovate in fondo a questa lettera, qualora necessitiate di chiarimenti sulla proposta di liturgia o desideriate un supporto diretto per la preparazione del Culto. Vi chiediamo anche di farci sapere le modalità e i tempi dei vostri momenti di preghiera in modo da poterne dare informazione sul nostro website e su altri portali a noi collegati.

Certi di sentirvi uniti a noi nello Spirito e nella preghiera durante la prossima Giornata mondiale contro l’omofobia, vi abbracciamo in Cristo Risorto.

La segreteria REFO – Rete Evangelica Fede e Omosessualità
Web: refoitalia.wordpress.com – Mail: segreteriarefo@gmail.com

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Matrimonio gay: oltre alla Francia, Nuova Zelanda e Uruguay

Adista – Blog “Che Tempio fa”
http://ilcalibro.com/author/leugenio/

È del 17 aprile scorso il passaggio parlamentare che ha inserito la Nuova Zelanda nel novero dei Paesi apripista del matrimonio omosessuale (Francia, Olanda, Islanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Belgio, Portogallo, Spagna, Canada, diversi Stati Usa, Sudafrica, Argentina e Uruguay). Con 77 voti favorevoli e 44 contrari, e con il sostegno anche del premier John Key e di molti altri leader conservatori, è così passata la proposta di modifica della legge sui matrimoni, lanciata dalla laburista Louisa Wall, e che definisce il matrimonio come l’unione di “due persone” (non più come l’unione fra un uomo e una donna) e apre inoltre la strada alle adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali e transgender. La Nuova Zelanda aveva già legalizzato le unioni civili nell’aprile del 2005.

E mentre esultano le associazioni per i diritti dei gay, prosegue indefesso il lancio di strali da parte dei movimenti in sostegno della famiglia tradizionale e, soprattutto, delle gerarchie cattoliche del Paese. L’arcivescovo di Wellington e presidente della Conferenza episcopale neozelandese, mons. John Dew, ha subito espresso «profonda tristezza» per l’approvazione dell’emendamento di modifica della definizione di matrimonio. Secondo il presidente dei vescovi, ricostruisce l’agenzia Aciprensa (17/4), la legge sarebbe frutto di un mal interpretato “diritto di uguaglianza”: «Ci sembra strano che si sia ignorato il significato del matrimonio, che trae la sua origine dalla natura umana, comune a tutte le culture, e che ogni riferimento a marito e moglie siano stati eliminati dalla legge». Un’anomalia contro natura che risulterà intollerabile a molti neozelandesi, afferma ancora l’arcivescovo. «Il matrimonio è un istituto umano fondamentale che precede la religione e lo Stato», incalza ancora mons. Dew, ribadendo che la natura ha concepito un solo modo di essere coppia, fondato sulla differenza di sesso. «Si tratta di un’unione e di un impegno tra un uomo e una donna che ha un orientamento naturale alla procreazione di una nuova vita umana». La Chiesa in Nuova Zelanda, conclude poi il prelato, continuerà a predicare in piena libertà la dottrina della Chiesa cattolica sui matrimoni.

Appena una settimana prima della Nuova Zelanda, il 10 aprile, anche l’Uruguay ha fatto “il grande passo”, licenziando in parlamento il testo di legge che modifica il Codice civile in materia di matrimoni e che, al momento in cui si scrive, attende solo la firma del presidente José “Pepe” Mujica. Con una maggioranza larghissima alla Camera bassa (71 voti favorevoli su 92 deputati), la nuova legge prevede, come nel caso neozelandese, una decisiva modifica del precedente linguaggio esclusivo, sostituendo i termini “marito e moglie” con i più comprensivi “coniugi contraenti”, annullando così il discrimine tra coppie etero e omosessuali. Anche nella formulazione uruguaiana si introduce il diritto delle nuove famiglie ad adottare un bambino.

Com’era da attendersi, si è subito levata la voce della Chiesa cattolica. In una Dichiarazione del Consiglio permanente dell’8 aprile scorso, i vertici della Conferenza episcopale dell’Uruguay hanno espresso «preoccupazione» per la «confusione» creata dalla nuova legge: «Assimilare una convivenza di fatto a un matrimonio, chiamare allo stesso modo realtà differenti con il pretesto dell’uguaglianza, non è giustizia, ma solo un’assimilazione inconsistente che avrà come unico effetto quello di destabilizzare il matrimonio». «Constatare una reale differenza non significa discriminare». Insomma, ribadiscono i vescovi uruguaiani, certo la legge ha l’obbligo di cancellare ogni forma di discriminazione, ma dovrebbe anche tener conto della disuguaglianza “naturale” tra persone di orientamento diverso. Il provvedimento, poi, prosegue l’attacco dei vescovi, «mette a rischio i diritti fondamentali del bambino, che corre il rischio di trasformarsi in un oggetto senza «chiari» riferimenti.

Intanto, in Argentina il sacerdote don José Nicolás Alessio, parroco di San Cayetano, nel quartiere Altamira di Cordoba (già sospeso a divinis due anni fa), è stato dimesso dallo stato clericale per aver sottoscritto un lungo e argomentato documento, intitolato “Contributo al dibattito sulle modifiche alla legge del matrimonio civile ”, in cui difendeva il progetto legislativo, allora in discussione al Parlamento e approvato definitivamente il 15 luglio 2010, che introduceva nell’ordinamento argentino il matrimonio gay.