C’era una volta nelle scuole di Modena… di B.Manni

Beppe Manni
Gazzetta di Modena, 13 aprile 2013

I bambini andavano a scuola e tornavano a casa a piedi in gruppo o in bicicletta. Non avevano paura e i genitori si sentivano liberi e sicuri. A scuola si facevano spesso delle feste con i genitori, i nonni e i fratelli. Si preparavano con poca spesa torte buonissime e si usavano le stoviglie della scuola che disponeva di una brava cuoca che offriva cibi padani ai bambini. I bidelli e le cuoche aiutavano le maestre nella gestione della scuola. I bidelli facevano le pulizie e se c’era bisogno aggiustavano mobili e tapparelle, attaccavano quadri e bacheche, dipingevano pareti, facevano gli assistenti nelle gite. Addirittura, cosa inaudita, molte scuole non avevano recinzione e alle volte i cittadini organizzavano feste all’interno delle aule scolastiche e negli atrii. Poi non fu più così.

Una volta un maniaco si denudò davanti a una scuola. Nel cortile di un asilo fu trovato un preservativo; una torta di una nonna aveva la muffa e un bidello un po’ imbambito, si schiacciò un dito piantando un chiodo…I sindacati rivendicarono i livelli di competenza e signore-madri nullafacenti ne parlarono al bar e furono prese dalla paura e dallo sconforto. Così le pulizie le fanno agenzie sconosciute con brave donne che non sanno nemmeno l’italiano. Le torte solo confezionate con tanto di timbro e di dichiarazione degli ingredienti. Montagne di bicchieri e piatti di plastica usa e getta. Il chiodo lo pianta un addetto tecnico e per aggiustare una tapparella incastrata devi aspettare sei mesi e ti costa duecento euro.

I bambini non possono più andare a casa da soli e le maestre li devono consegnare solo a un adulto conosciuto. Questi nostri bambini superprotetti vengono poi avvelenati dai gas delle auto davanti alle scuole, da robaccia piena di conservanti e grassi o istupiditi da giochini, telefonini e TV.

Chi può sceglie scuole private cattoliche d’élite che non ci siano neri e marocchini o handicappati.

Liste per i regali per compleanni e prime comunioni con ristoranti costosi e piccoli amici selezionati eliminando accuratamente gli sporchi, i brutti e i cattivi. Vestiti firmati da esibire come marchio del livello del ceto sociale di appartenenza. “Accompagno il bimbo a scuola con il Suv anche da 100 metri da casa: io mamma moglie dell’avvocato di grido devo pur far vedere chi sono”. Sembra proprio che allevando questi piccoli ‘mostri’ asociali oggi abbiamo la società che ci meritiamo.

Anche nella nostra città si è cercato di far arrivare a scuola i bambini insieme, (ma sempre con un adulto), si parla pedi-bus o “A scuola con gli amici”. Alcuni anni fa nel quartiere del Villaggio Giardino erano stati individuati percorsi pedonali “protetti” che portavano alle scuole. Il logo che segnava la strada era un sole ridente disegnato dall’artista Giuliano Della Casa con la scritta “L’amico della Strada” i negozianti, i baristi, le famiglie che esponevano il simbolo erano a disposizione per assistere i bambini, aiutarli, offrire un bicchiere d’acqua…Iniziative che fanno molta fatica a decollare.