Storia di Piera, cronaca di un’eutanasia. “Perché devo soffrire? Vado in Svizzera”

Valeria Pini
www.repubblica.it, 3 maggio 2013

Un video racconta gli ultimi giorni di una paziente terminale, dal suo paese a una clinica elvetica. L’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni apre la campagna Eutanasia legale e la prima giornata di mobilitazione nazionale per la raccolta di firme sulla proposta di legge. “In Italia il 62% dei malati terminali muore grazie all’aiuto clandestino dei medici”

La cronaca di un suicidio assistito in una clinica svizzera. Pensieri e sentimenti di chi ha già scelto il suo ultimo viaggio. “Sono morta il 13 aprile, quando il chirurgo mi ha detto per la prima volta che non c’era nulla da fare”. Per Piera Franchini la fine è arrivata qualche mese dopo, per eutanasia, lontana dal suo paese, dalla sua casa. “Perché devo soffrire fino alla morte? Chi può arrogarsi il diritto di fare questo, se non io?”. Poche parole che riaprono la discussione sul tema del ‘fine vita’. Una questione che l’Associazione Luca Coscioni ripropone con un video che racconta gli ultimi momenti di Piera, malata terminale. Un filmato che apre la campagna Eutanasia legale e la prima giornata di mobilitazione nazionale per la raccolta di firme sulla proposta di legge, sabato 4 maggio.

Una scelta quella di questa donna di 76 anni, uno dei membri fondatori di Rifondazione Comunista a Venezia, che porta a parlare di nuovo di questo argomento, dopo il suicidio assistito di Pietro D’Amico, sostituto procuratore di Catanzaro. Anche lui ha lasciato l’Italia per la Svizzera per entrare in una clinica e morire. Prima di lui l’aveva fatto

Lucio Magri, fondatore del giornale Manifesto. Ed è di ieri la notizia di un’altra persona che ha fatto la stessa scelta il 25 aprile. E’ Daniela Cesarini, 66 anni, ex assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi e candidata sindaco del Prc alle elezioni amministrative del 2012. Secondo l’Istituto Mario Negri, sono 80/90 mila i malati terminali, in gran parte di cancro, che muoiono ogni anno. Fra questi il 62% si fa aiutare dai medici con eutanasia clandestina.

Un video e una storia. Un filmato di tre minuti raccoglie pensieri e sentimenti di Piera, che descrive la sua malattia, un tumore al fegato in fase terminale. “Ora il mio fegato è impazzito, finché non diventerò nera, color acciaio, poi ci saranno i dolori”. Poi l’attesa per l’appuntamento nella clinica Svizzera, dove è attesa alle 18, la visita medica e gli ultimi dettagli. “Da quel momento l’equipe di medici è a disposizione – spiega Piera – . Danno da bere una bibita e poi ci si addormenta e basta”. Un sonno che Piera per morire in un modo dolce, meno doloroso. Una scelta che ha potuto realizzare solo in Svizzera. In Italia, secondo l’Associazione Luca Coscioni, 1000 malati terminali si suicidano per la negata eutanasia e altri 1000 tentano il suicido.

IL VIDEO

La campagna. Che si scelga di chiamarla eutanasia o ‘dolce morte’, la questione riguarda migliaia di persone, che spesso non hanno voce. Proprio Piera qualche tempo fa aveva risposto alla campagna “A.a.a. malato terminale cercasi” per raccogliere testimonianze di malati terminali. Si è fatta accompagnare in Svizzera da Marco Cappato, radicale dell’Associazione Luca Coscioni. E così ha offerto di farsi riprendere in un filmato e di parlare del ‘ultimo viaggio’. Partita da Chirignano, in provincia di Venezia, ha lasciato solo una lettera di poche righe. In una località vicina a Lugano, accudita dal personale specializzato in questo tipo di servizio, è arrivata al suicidio con una forte dose di sonnifero. Aveva comunque deciso di rifiutare ogni forma di accanimento terapeutico. Era il 29 novembre e solo ora l’Associazione Coscioni presenta il video con questa testimonianza.

Ogni anno 30 italiani vanno a morire in Svizzera. Sono una trentina in tutto gli italiani che, come Piera, ogni anno vanno in Svizzera per non fare più ritorno. Nel nostro paese è vietata ogni forma di eutanasia e nel 2009 fece discutere la morte di Eluana Englaro, dopo 17 anni in stato vegetativo. La Svizzera ha legalizzato il suicidio assistito e l’eutanasia attiva, con farmaci che inducono alla morte somministrati dal medico. Questo è possibile anche in Olanda, Belgio e Lussemburgo, mentre in Svezia e Germania è ammessa solo l’eutanasia passiva, il blocco delle cure. In Francia invece per la prima volta il Consiglio etico dell’Ordine dei medici ha detto “Sì” alla “sedazione terminale”, ma solo in casi eccezionali, nel caso di pazienti sottoposti a lunga agonia o a dolori insopportabili.