Bologna 26 maggio: amo la scuola pubblica

Redazione Italialaica
www.rifondazione.it, 14 maggio 2013

Caro Sindaco,

sono una maestra piuttosto avanti con l’età e finora non avevo mai scritto una lettera pubblica, né ai giornali né a singole personalità politiche; ma oggi, dopo avere letto la lettera che Lei ha scritto alle mamme e ai papà di Bologna in merito al referendum consultivo del 26 maggio non sono riuscita a trattenermi.

Ci sono diversi punti della Sua Lettera che mi hanno fatta sobbalzare sulla sedia, prima per l’incredulità e poi per l’indignazione. Il primo è l’uso dispregiativo dell’aggettivo “ideologico”. Cercando sul dizionario (le avevo anticipato che sono una maestra) la definizione di “ideologia” trovo che vuol dire “sistema d’idee che costituisce la base di un movimento o di un partito politico”. Usato in modo dispregiativo da un politico di professione quale è Lei mi sembra alquanto bizzarro, anche perché poi, poche righe più sotto, fa riferimento alla storia delle scuole comunali di Bologna, “frutto (la sto citando) del lavoro e della passione di generazioni di bravi educatori e insegnanti” e bravi amministratori aggiungo io.

Ma Sindaco, forse Lei era troppo giovane o non ha vissuto dall’interno, come me, quella stagione, ma Le assicuro che quella passione che Lei giustamente ricorda era una passione assolutamente ideologica: c’era dietro l’idea di una società che sarebbe dovuta diventare, partendo dalla scuola di tutti e per tutti, più giusta, più equa, più inclusiva e in grado di chiudere la forbice sociale, in poche parole di garantire, come afferma la Costituzione, pari opportunità per tutti a partire dai primi decisivi anni della formazione.

Il referendum poi sarebbe per Lei un “imbroglio ideologico” e afferma che “questo referendum non è per dire se sia meglio la scuola privata o la scuola pubblica, ma per decidere se sia giusto o meno destinare 1 milione alle scuole paritarie private”.

La domanda è proprio questa: è giusto continuare a finanziare un sistema che ha portato a negare all’inizio dell’anno scolastico a centinaia di bambini il diritto ad avere un posto nella scuola dell’infanzia comunale o statale come avevano chiesto?

Perché alcuni hanno il diritto di avere ciò che desiderano ed altri invece no? Un genitore che reclama questo diritto sta usando suo figlio per fini politici? Perché si sta agitando lo spettro degli aumenti delle rette delle private quando tante di queste scuole possono contare su altre e diversificate economie di scala? (Lo so, non posso dimostrarlo perché né io né lei conosciamo i loro bilanci).

Lei non vuole “una società senza cuore affidata alle strumentalizzazioni e alle dispute ideologiche” (di nuovo!). Lei dice di essere “per un’educazione affettuosa”. Ergo, chi non la pensa come lei è per una società senza cuore e per un’educazione insensibile? Ma si rende conto di che cosa ha scritto? Avevo già sentito dire da qualcun altro che chi non l’avesse votato era un imbecille; sentire esprimere lo stesso concetto dal Sindaco che ho votato mi ha lasciata basita.

Io Sindaco pretendo le sue scuse, ma non per me, le pretendo a nome di tutti quei genitori che continuano a volere mandare i propri figli nelle scuole della Repubblica, nonostante la difficile condizione in cui le politiche degli ultimi 20 anni l’hanno ridotta, perché credono che la scuola pubblica dovrebbe essere proprio quella che non c’è ancora, come afferma Lei dandolo come un fatto acquisito a cui rassegnarsi.

Un’anziana cittadina maestra delusa ed indignata

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Nota della redazione:qui sotto è riportata la lettera del Sindaco di Bologna citata sopra.

Lettera alle mamme e ai papà di Bologna.

Una volta si chiamavano asili. Così, semplicemente, abbiamo sempre chiamato quelle che ora si chiamano scuole dell’infanzia. Quando fu scritta la Costituzione lo Stato non prevedeva le scuole dell’infanzia. Erano i Sindaci o la Chiesa a farsi carico dell’educazione dei bambini dai 3 ai 6 anni, e dei bisogni delle loro famiglie. Per lo Stato la scuola cominciava dalle elementari.

Asili è una bella parola a Bologna perché parla di scuola pubblica comunale ben fatta da più di 150 anni. Nessuno Stato, nessuna Costituzione, solo un’invenzione della comunità locale. Lo Stato non ha inventato nulla, ha raccolto i modelli educativi di Bologna, non il contrario.

Bologna ha un primato: il 60% delle scuole per l’infanzia sono comunali. E’ tutto alla rovescia che nel resto del Paese, dove i Comuni gestiscono il 9% delle scuole dell’infanzia e lo Stato il 60%. Tutto il peso finanziario è sul Comune di Bologna, che investe quasi 36 milioni di euro per gestire le sue scuole, una cifra record in Italia.

Ora una cosa va detta chiara: il Comune è orgoglioso delle sue scuole e del sistema integrato che mette in relazione scuole comunali, statali e paritarie private.

Noi non siamo costretti a sostenere con un milione di euro le scuole statali.

Noi non siamo costretti a dare un milione di euro alle scuole paritarie private.

Noi lo facciamo perché lo riteniamo giusto.

E’ questo modello che permette di avere qualità educativa diffusa e di non lasciare a casa i bambini quando i tagli del governo diventano insostenibili.

Va detto senza ambiguità: è questa per noi la scuola pubblica, non un’altra che non c’è. Oggi il vero assente è lo Stato che non garantisce la scuola dell’infanzia nemmeno a due bambini su 10. E’ bene farla finita con un imbroglio ideologico: questo non è un referendum per dire se sia meglio la scuola privata o la scuola pubblica.

E’ per decidere se sia giusto o meno destinare 1 milione alle scuole paritarie private, che accolgono più di 1.700 bambini e bambine bolognesi, oltre ai quasi 36 milioni che investiamo nelle scuole comunali e 1 milione nelle scuole statali. Il Comune non straparla di scuola pubblica, la fa.

É bene sapere come siamo cresciuti. Parliamo ai bambini e alle bambine che hanno frequentano i nostri asili, e che oggi sono mamme e papà. Siete il frutto del lavoro e la passione di generazioni di bravi educatori e insegnanti. Siete il frutto di un principio a cui il Comune mai verrà meno: non ci sono bambini di destra e di sinistra, e soprattutto bambini usati per fini politici.

I bambini sono tutti uguali e stanno al primo posto. Questo è il compito civico del Comune. Noi non vogliamo una società senza cuore affidata alle strumentalizzazioni e alle dispute ideologiche. Noi siamo per un’educazione affettuosa affidata ai principi che abbiamo creato tanti anni fa. Siamo orgogliosi di ciò che facciamo, per questo, andate a votare il 26 maggio. Per questo vi invito a votare B: mamme e papà di Bologna, scegliete voi.

Virginio
(da: virginiomerola.it – 11 maggio 2013)