Lavorare con dignità di G.Gardiol

Giorgio Gardiol
Eco delle Valli, 3 maggio

In Francia li chiamano néné (ni travail, ni études: né lavoro, né studio); per l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero sono choosy, schizzinosi; il nuovo ministro del Lavoro Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, è abituato a classificarli tra gli “inattivi” ma “potenziali occupati”.

In Internet troviamo molti articoli che li descrivono. Ma anche senza Internet ciascuno di noi conosce le loro storie che hanno un punto comune: la consapevolezza di non avere prospettive. Sono i cosiddetti “precari”. Una moltitudine. Sfruttati e sottopagati, sono il popolo delle partite Iva, i nuovi professionisti, praticanti, tirocinanti e collaboratori di progetto, persone che lavorano senza venire minimamente retribuite e prive di ogni tutela.

Adesso il nuovo Governo pone al centro della sua azione il lavoro? L’etica protestante del lavoro, che abbiamo imparato al catechismo, ci ricorda che l’uomo non vive per lavorare né lavora per vivere, ma per essere se stesso. “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli (…) che impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” dice la Costituzione.

Oggi ci sono 41 disposizioni che legittimano il lavoro precario. Solo la schiavitù è formalmente vietata. L’augurio è che questo Governo pensi più alla dignità delle persone che al “mercato”.