Le regalie del governo Letta alla Scuola privata. E quella pubblica?

Marina Boscaino
http://cronachelaiche.globalist.it

Pare proprio che uno dei principali interessi del sottosegretario del Miur Gabriele Toccafondi sia la scuola paritaria. 41 anni, Pdl, al secondo mandato, si segnala per due proposte a favore di questo tipo di scuola, dai titoli inequivocabili:
– concessione di un contributo a sostegno delle scuole paritarie in aggiunta ai fondi ordinari del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;
– modifiche all’articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detraibilità delle spese sostenute per la frequenza di scuole paritarie.

È poi co-firmatario di altre due proposte:
– modifiche alla legge 10 marzo 2000, n. 62, concernenti l’attuazione del progetto educativo delle scuole paritarie e l’istituzione di un Fondo per la parità scolastica;
– disposizioni per la destinazione di una quota del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità scelte dai contribuenti.

Dopo Elena Ugolini, sottosegretario del governo “tecnico” in quota Cl, ecco un altro straordinario risultato della “vacanza della politica” e del governo delle larghe intese, imposto a tanti elettori contrariamente a qualsiasi affermazione contenuta nelle dichiarazioni della campagna elettorale. Le esternazioni a sostegno della scuola paritaria sono per altro continue. Negli ultimi giorni ha preso posizione in questo senso l’irriducibile cardinal Bagnasco, tuonando – dopo Pdl, Pd, Cl, Lega, Udc, Cisl e quanti (moltissimi) si sono schierati contro la consultazione bolognese del 26 maggio – affermando: «Il 26 maggio i cittadini di Bologna saranno chiamati a esprimersi sull’opportunità di eliminare le convenzioni comunali con le scuole paritarie di ogni ordine e grado. I promotori della consultazione si appellano, come sovente accade, all’articolo 33 della Costituzione, secondo il quale il diritto di istituire scuole e istituti di educazione da parte di enti e privati deve avvenire ‘senza oneri per lo Stato».

Bagnasco ha richiamato i credenti alla necessità di «replicare, come stanno facendo importanti esponenti e associazioni, che nel caso delle scuole paritarie non si tratta di un onere nei confronti dello Stato in quanto, sebbene esso contribuisca economicamente al loro sostentamento, è ben di più quanto esse fanno risparmiare alla collettività rispetto a quanto ricevono da essa». Infine, in un altro passaggio Bagnasco aggiunge: «Non si tratta dunque in alcun modo di un onere, e per questo risulta pretestuoso il riferimento all’articolo in questione». Si tratta di un refrain, cui molti amano ricorrere, totalmente falso e pretestuoso. In un clima come questo, sarà obbligatorio monitorare il nuovo sottosegretario, tanto più che è solida la consapevolezza che molte delle sue proposte piaceranno ad una parte del Pd.

Sul tema “laicità e finanziamenti alle private” ancora non si è pronunciato il neoministro Carrozza, che in alcune recenti interviste ha sottolineato le priorità immediate: messa in sicurezza delle infrastrutture e dell’edilizia scolastica. In seconda istanza il ministro destinerà interventi alle tante problematiche «legate agli insegnanti, alla loro immissione in ruolo e anche alla loro formazione». «Penso – ha sottolineato inoltre – che ci sia anche un bisogno di investimento per la loro formazione. Quando all’inizio del mio mandato ho detto “bisogna ridare dignità agli insegnanti” intendevo dignità professionale» offrendo «loro strumenti per crescere considerandoli i nostri ambasciatori sul territorio: svolgono un grandissimo lavoro e tutti i nostri figli sono stati educati da loro. Chi è che non si ricorda gli insegnanti più importanti incontrati durante il proprio percorso scolastico?».

Pur apprezzando la dichiarazione, rimane sostanziale capire da dove verranno reperite le risorse per simili interventi, considerando in particolare l’emergenza della sicurezza degli edifici; sulla quale, tuttavia, qualsiasi tipo di azione determinerebbe una rimessa in moto significativa di posti di lavoro con effetti potenziali sulla ripresa. «Dall’asilo fino alla laurea e poi anche il post laurea fa parte del nostro lavoro quindi – ha continuato il ministro – penso che sulla scuola ci siano tante emergenze importanti che dobbiamo affrontare. Secondo me, l’insegnante è l’elemento cardine in tutti gli ordini di scuola; quindi dobbiamo recuperare la figura dell’insegnante nel senso anche del prestigio sociale che questo ha sempre avuto in Italia e che deve continuare ad avere o deve acquisire. Se non siamo stati in grado di darglielo fino in fondo, c’è un problema sicuramente di precariato nella scuola, ma c’è anche un problema di formazione e di strumenti formativi che permettano agli insegnanti di crescere e di leggere sempre il proprio tempo con gli occhi giusti».

Si continua per altro a non parlare davvero di scuola, come non se ne è parlato durante la campagna elettorale: a parte questi indubitabilmente positivi principi che il nuovo ministro ha ricordato, possiamo infatti solo fare riferimento all’affermazione del premier Enrico Letta da Fabio Fazio. Rispetto ad un’ipotesi di ulteriori tagli su scuola, cultura e università ha affermato: «Mi prendo l’impegno: se ci saranno tagli in questi settori mi dimetto». Di impegni il centrosinistra ne aveva presi molti, anche durante la campagna elettorale. Non tutti, come è davanti agli occhi di ciascuno di noi, sono stati rispettati.

Soprattutto non lo è stato quello più significativo, che consentiva a molti elettori ancora convinti di mantenere un barlume di identità politica e di determinazione: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. non è più chiaro, nemmeno per noi. Staremo perciò a vedere se la perentorietà di Letta corrisponderà ad una reale convinzione e a condizioni concrete che consentano di mantenere la promessa, o piuttosto alla consapevolezza che un governo con chi ha rappresentato ed è stato rappresentato come l’A e la Z dell’impresentabilità politica, culturale e morale (e non mi riferisco solo a Berlusconi, ma anche a Capezzone, Vito, Formigoni, Cicchitto, Nitto Palma, Biancofiore e chi più ne ha più ne metta) avrà una vita necessariamente molto breve.