Dalla Grecia all’Italia, la tv pubblica è un bene comune

Giuseppe Giulietti
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ggiuliettiLa corte suprema greca ha detto no alla decisione del premier Samaras di chiudere per decreto la tv pubblica Ert e di inviare la polizia a disattivare i ripetitori.

Scene simili non si vedevano dalla stagione dei colonnelli, non a caso contro questa scelta brutale a autoritaria, hanno protestato donne e uomini assai distanti per convinzioni politiche e ideali, ma unite dal rifiuto della logica del bavaglio e della oscurità imposta per decreto.

Molte di loro, per altro, non avevano ragioni particolari per solidarizzare con la tv pubblica, dal momento che il lavoro lo avevano già perso da tempo e che quella stessa tv non sempre aveva dato conto delle loro ansie e delle loro lotte.

Eppure milioni di persone, che pure hanno molte altre urgenze, hanno fatto sentire la loro voce contro il silenzio imposto da Samaras e che ha trovato l’unico sostegno dichiarato in alcuni gruppi privati e nel partito neonazista Alba Dorata.

Ora a porre fine al silenzio della tv pubblica greca ci ha pensato la Corte Suprema che ha sanzionato la decisione di chiudere per decreto, di spegnere la tv senza preavviso; in altre parole Samaras é stato accusato di aver interrotto un pubblico servizio e di aver violato la legge sulla radiodiffusione.

Adesso riprenderà una trattativa lunga e difficile, ma intanto ha vinto chi ha chiesto il rispetto della legalità e si é opposto alla logica del bavaglio.

In Italia non è mancato chi, e non solo a destra, ha impugnato la vicenda greca per tornare ad auspicare la dissoluzione del servizio pubblico, per altro un obiettivo già indicato da Licio Gelli insieme al presidenzialismo, allo scioglimento dei sindacati, allo stravolgimento della Corte Costituzionale, alla progressiva riduzione del ruolo e della funzione dei piedi di controllo.

Nulla di nuovo sotto il sole, anzi nulla di nuovo tra palude, fango e resti delle logge deviate.

La vicenda greca, tuttavia, dovrebbe anche suggerire la costruzione di un fronte comune tra quanti vogliono cambiare l’intero assetto del nostro sistema mediatico.

L’Europa ci ha più volte chiesto di risolvere il conflitto di interessi, di ripristinare le normative anti trust, di eliminare le posizioni dominanti, di liberare il diritto di cronaca dai bavagli e di sottrarre la fonte di nomina delle Autoritá di garanzia e della Rai dal diretto controllo dei governi e delle forze politiche.

Su questo é stata ormai raggiunta una ampia alleanza tra forze politiche e sociali attorno alle proposte presentate da Tana De Zulueta, da Roberto Zaccaria, da Sel, dal Movimento 5 Stelle, da associazioni quali articolo 21, Move.on, Libertá e giustizia, Libera, da parlamentari del Pd, del gruppo misto….

Vogliamo provare a costruire un solo testo condiviso, a presentarlo insieme e a chiedere la votazione, magari invocando l’urgenza e la necessità di ridurre anche in questo campo lo “spread” tra Italia e Europa?