Egitto, la vera rivoluzione è adesso

Sherif El Sebaie
http://salamelik.blogspot.com/

“Abbiamo fatto una rivoluzione (quella del 2011, ndr) – dichiara un’attivista egiziana a Euronews – contro una situazione che era decisamente migliore di quella in cui ci troviamo ora. Quindi è normale che il numero delle persone che si lamentano, rispetto alla situazione precedente, ora sia raddoppiato.” Gli egiziani hanno aspettato trent’anni per ribellarsi al governo di Mubarak. Ma e’ bastato un solo anno di governo dei Fratelli musulmani per spingerli a tornare in massa nelle piazze di tutto l’Egitto, con numeri ben superiori a quelli di un paio di anni fa. Credo che questo basti per capire l’entita’ del disastro economico, sociale e culturale che ha travolto il paese in pochissimi mesi. Altro che “democrazia”, “diritti”, “benessere” promessi da giornalisti e attivisti sul libro paga del Qatar, gran benefattore della Fratellanza, e di Al Jazeera, suo braccio mediatico.

La domanda pero’ sorge spontanea: dove sono finiti quelli che un paio di anni fa inneggiavano alla rivolta che ha fatto cadere gli egiziani dalla padella alla brace? Dove sono i responsabili dei due anni persi, che probabilmente si concluderanno con il ritorno dell’esercito sulla scena, stavolta acclamato a gran voce? Dov’è finita la nota giornalista che buttava benzina sul fuoco nel 2011 su diversi quotidiani nazionali e che si è indignata perché avevo fatto notare che non capiva una mazza del paese di cui scriveva con profusione da una sicura capitale mediorientale sita a chilometri di distanza dall’Egitto? Ha poi pubblicato qualche altro libro per sdoganare gli islamisti “moderati” che tanto ammira? Sono davvero curioso, considerato che l’ultimazione questa opera colossale – annunciata due anni fa e a quanto pare tuttora non pubblicata – le aveva purtroppo “impedito” di seguire in prima persona la rivolta dei “ragazzi del Cairo”…

Dove è finita la blogger che mi accusava sul suo sito di essere un collaborazionista dell’ancien regime, “orgogliosamente anti-islamico”, perché avvertivo dei pericoli che si profilavano all’orizzonte, prefigurando – giorni prima delle dimissioni di Mubarak – l’esatta sequenza temporale del baratro in cui l’Egitto sarebbe poi effettivamente piombato grazie alla loro mentalita’ ferma ai tempi della preistoria? Non e’ forse vero che oggi fa l’espatriata di lusso in un’ isola caraibica dove si guarda bene dallo scrivere anche solo una mezza parola di critica nei confronti del regime dittatoriale che la regge con un pugno di ferro da oltre mezzo secolo?

Mi auguro che stavolta i turisti che si sono improvvisati profondi conoscitori dell’Egitto, i giornalisti che copia-incollano le veline delle agenzie, i figli dei fiori che blaterano di rivoluzioni e democrazia in una regione di cui non capiscono un bel nulla, riflettano qualche secondo prima di sfornare qualche nuova pu****ta. Perche’ stavolta e’ in ballo il futuro dell’Egitto per i prossimi cent’anni. Gli errori non saranno ammessi. E i deficienti non saranno perdonati.