Messaggi quotidiani di consolazione di L.Boff

Leonardo Boff, Teologo/Filosofo
Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia

Studiate e ricercate quanto vi pare, tentando di decifrare i misteri della vita e di immaginare i disegni del creatore, in verità, siamo guidati da pochi messaggi che usiamo collocare sotto il vetro della nostra scrivania o a penzoloni davanti al nostro tavolo da lavoro. Sempre letti e riletti, possiedono una forza segreta tanto da tirarci fuori dal dall’opacità naturale della vita. Altre volte, sono fotografie di persone care, genitori, figli e figlie che amiamo e che ci alleggeriscono le ore di lavoro spesso fastidioso e persino penoso.

Così ho visto alcuni giorni fa sul tavolo di un direttore di banca una frase presa dall’Imitazione di Cristo un libro che da oltre 800 ottocento anni illumina tante persone: “O Luce eterna, superiore a tutta la luce creata, lancia dall’alto un raggio che penetri l’intimo del mio cuore. Purifica, rallegra, illumina e rafforza il mio spirito con tutte le sue potenze perché a te si unisca in slanci di pura allegria”. Mi disse che durante il giorno recita con frequenza questa orazione, tra affari, calcoli di tasse e di percentuali di interessi sui prestiti.

Io, per parte mia, ho attaccato davanti alla mia scrivania dove passo molte ore ricercando e scrivendo, varie cartoline con messaggi che mai finiscono di consolarmi e di ispirarmi. In primo luogo, un’immagine, tratta dal famoso sacro volto di Torino ma rielaborata a tratti forti. La faccia sfigurata, con sangue che scorre sul capo e i capelli scarmigliati dalla tortura. Gli occhi sono profondi, pieni di tenerezza e con una forza tale che ci obbligano a sviare lo sguardo. Pare che ci passino da parte a parte nell’anima e ci facciano sentire tutti e le sofferenze dell’umanità sofferente nella quale lui sta incarnato e soffrendo con noi, come dici di Pascal, fino alla fine del mondo. A fianco una foto di una sorella cara, che si tiene in braccio con un gesto da Grande Madre, il figlioletto piccolo, sorella strappata alla vita a trentatré anni da un infarto fulminante. Lì c’è tanta tenerezza e serenità che si fa fatica a trattenere le lacrime. Perché un fiore è stato tagliato quando ancora non aveva finito di sbocciare? Per quale motivo? La risposta non viene da nessuna parte. Soltanto una fede che crede al di là di tutte le cose e di tutte le ragioni possibili, sostiene il tormento di questa domanda.

Poco sopra, penzoloni sul braccio di una lampada, un messaggio in tedesco che ho trovato quando ancora facevo i miei studi all’estero e mi aveva ispirato durante tutta questa faticosa esistenza: « Io passerò un’unica volta attraverso questa vita. Se io potrò mostrare qualche gentilezza o offrire qualcosa di buono a chi sta al mio fianco, allora io voglio farlo subito, non voglio né rimandarlo né trascurarlo, perché io mai più tornerò a passare per questo sentiero». Qui si dice una verità pura, semplice e saggia.

Io viaggio molto, uso molti mezzi di trasporto in tante direzioni. Non si può essere esentati da rischi. Quanti sono quelli che partono e mai arrivano. Leggo su una cartolina davanti a me la frase tratta dal salmo 91,11: “Dio ha ordinato agli angeli di proteggerti per i cammini che prenderai”: non è consolante potere leggere questo messaggio come se fosse stato scritto direttamente per te un poco prima di partire per un viaggio qualsiasi senza poter sapere se tornerai sano e salvo?

Più consolante, quest’altra cartolina messa in un recipiente pieno di penne. Dio attraverso il profeta Isaia mi sussurra all’orecchio: “Non temere, il ti ho chiamato per nome. Tu sei mio”(43,1). Perché temere? Io non mi appartengo. Io appartengo a qualcuno maggiore che conosce il mio nome e mi chiama e mi dice: “Tu sei mio”. L’anima serena, le angustie dell’umana esistenza si calmano, risuona appena la beata parola: «Tu sei mio» qui c’è qualcosa che anticipa l’eternità quando Dio ci rivela il nostro vero nome. Secondo l’Apocalisse soltanto Dio e la persona conoscono questo nome. Nessun altro. Lì sicuramente Dio ripeterà: “Tu sei mio” e la persona risponderà:”Io sono tuo”. Questa comunione di ‘io’ e ‘Tu’ si prolungherà lungo tutta l’eternità, in una fusione senza distanza e senza limite attraverso i secoli dei secoli, senza fine.

Non sono per caso cose così schiette come questa che orientano la nostra vita e ci traggono un po’ di luce in mezzo a tanta penombra e a domande senza risposta?