Cattolici e moralità in politica: assenze e presenze di M.Vigli

Marcello Vigli
www.italialaica.it

Le recenti polemiche intorno alla conferma in Cassazione della condanna per truffa di Silvio Berlusconi offrono l’occasione per riflettere sulle assenze e presenze dei cattolici nella vita politica italiana; non solo di quelli che del loro credo fanno una qualificazione partitica.

Fra le tante voci più o meno autorevoli, che hanno animato il dibattito pro/contro Berlusconi evasore e ladro, sono mancate quelle “cattoliche”.

Alcuni giornali diocesani avevano commentato le conseguenze politiche della condanna della Corte d’appello di Milano, ma solo Famiglia Cristiana è intervenuta clamorosamente dopo la conferma in Cassazione con un editoriale del suo direttore don Sciortino, anche se non tanto per denunciare l’immoralità della condotta dell’ex Presidente del Consiglio, quanto per avanzare preoccupazioni sulla sorte del centro destra.

Non può valere la giustificazione secondo la quale la gerarchia, impegnata nel sostegno al governo Letta, non abbia voluto aggravare lo scontro in atto, pur lasciando intendere di condividere l’esigenza che un personaggio così ingombrante esca di scena per il bene del Paese.

È ancora forte l’eco delle voci autorevoli impegnate in altri tempi ad imporre i “valori non rinunciabili” incuranti delle conseguenze nelle diverse situazioni politiche.

Ci sarebbe da pensare che l’onestà fiscale e la buona condotta nell’esercizio delle funzioni istituzionali non lo siano!

In verità una scelta diversa avrebbe imposto un doloroso esame di coscienza, non solo e non tanto in termini politici, ma sotto il profilo culturale.

Ad esso, invece, invita nel sito www.vinonuovo.it , Aldo Maria Valli avanzando esplicitamente la domanda che molti altri cattolici di base si sono posti e si pongono timidamente e in silenzio: Come è stato possibile che per tanti, troppi anni la Chiesa istituzionale e un largo numero di sedicenti cattolici abbiano appoggiato quest’uomo. Com’è stato possibile che tanti cattolici, a tutti i livelli, abbiano votato e chiesto di votare per lui, che gli abbiano concesso credito, che lo abbiano visto come l’uomo della provvidenza? Com’è stato possibile che una parte, una larga parte del mondo cattolico non abbia provato un moto di spontanea ripulsa verso il guitto impegnato a usare la politica e gli italiani per il proprio tornaconto?

Hanno condiviso l’opportunismo di tanti altri italiani che il berlusconismo o l’hanno sposato in pieno o l’hanno tollerato in silenzio o hanno cercato di utilizzarlo. In verità, anche buona parte della gerarchia ecclesiale e dei gruppi dirigenti dell’associazionismo non solo hanno evitato di disturbare il manovratore, ma hanno, anzi, cercato d’ingraziarselo, per ottenere vantaggi economici e/o privilegi normativi.

Connivenza e sponsorizzazione si sono tradotte in sostegno politico ed elettorale della gerarchia italiana e di gran parte dei cattolici al Partito della libertà manifestando piena adesione alle sue scelte di governo a livello nazionale e locale.

Per farsi perdonare la Chiesa italiana potrebbe imitare la Chiesa ortodossa greca che scende in campo al fianco dello Stato per cercare di risolvere la grave situazione con la creazione di una joint venture fra la Diocesi di Atene e lo Stato, chiamata Aeap, che ha lo scopo di valorizzare le proprietà immobiliari della Chiesa ortodossa greca (secondo maggior proprietario di immobili in Grecia) e mettere a disposizione delle casse della nazione ben il 50% degli introiti derivanti da case, fabbricati e terreni di proprietà della Diocesi!!!!!!

Ci si interroga se il prossimo meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, che in passato ha visto una folla entusiasta nei confronti del berlusconismo, darà segnali di un cambiamento di rotta; resta aperto, però, l’interrogativo sulla disponibilità dei “cattolici pentiti” a partecipare non solo alla costruzione di un diverso contesto politico, ma anche e soprattutto allo smantellamento della cultura politica ispirata alla prassi berlusconiana.

Non si tace, invece, su altri temi.

Sono, anzi, molte le voci, critiche o di esplicita opposizione, che si stanno levando contro la legge sulla omofobia: lo ha testimoniato Noi Siamo Chiesa, denunciando l’esistenza di Una lobby che si pretende cattolica, e lo ha documentato Francesco Bilotta su questo sito.

Il presidente del Forum Famiglie, Francesco Belletti, denuncia come “politica strabica”, quella che scambia le priorità del Paese reale con gli interessi di una élite! Certo, un provvedimento sull’omofobia è molto trendy, molto buonista, politicamente corretto e avanza il sospetto che a qualcuno possa interessare distrarre l’opinione pubblica con questioni di effetto mediatico, ma che non spostano un euro di risorse a favore della gente che ha bisogno.

L’onorevole Binetti, oggi deputata di Scelta Civica, dichiara che manca nel testo in discussione in Parlamento una clausola di salvaguardia che permetta il dissenso. Non condivide evidentemente la rinuncia, formulata da papa Francesco conversando con i giornalisti, al diritto di “giudicare” i gay, e intende fomentarne la discriminazione in nome di quanto prescrive il Catechismo che ne condanna i comportamenti perché contro natura.

Né è la sola, fra i cattolici che contano, a non seguire papa Bergoglio sulla via del cambiamento, con conseguenze negative sulla vita politica italiana.

Sarebbe interessante, a tal proposito, sviluppare una riflessione, sull’orientamento prevalente nella Chiesa italiana nei confronti di papa Francesco, magari a partire dalla presenza in piazza San Pietro di quei fedeli romani che, domenica scorsa, hanno invocato, senza ottenerlo, il suo sostegno nella lotta contro la dislocazione di una discarica ai margini del loro quartiere, piuttosto che incoraggiarlo nel suo impegno per riformare la Curia e bonificare lo Ior.

Roma, 13 agosto 2013