Bilanci di giustizia, La pratica quotidiana di un’economia diversa di P.Durantini

Pierstefano Durantini (*)
Adista Segni nuovi n. 32/2013

Sono trascorsi venti anni dalla nascita della campagna Bilanci di giustizia, lanciata nel 1993 a Verona dai Beati Costruttori di Pace. In tale arco di tempo, oltre 1.500 famiglie e singoli di tutta Italia hanno aderito e partecipato a questo percorso, rivedendo i propri consumi attraverso criteri di giustizia verso l’essere umano e l’ambiente che, ultimamente, con una certa fatica, lo ospita. Tutto nacque da un incontro dal titolo “Quando l’economia uccide, bisogna cambiare”. Avevano compreso, già da quei tempi, che l’attuale sistema economico è un sistema di morte, con effetti apocalittici verso il pianeta e il Sud del mondo, sempre più povero e martoriato. In queste due decadi gli aderenti hanno monitorato, attraverso l’uso di una scheda mensile, i propri consumi e i propri risparmi cercando di spostarli verso acquisti e gestori eticamente più accettabili, rifiutando lo sfruttamento, sia dei propri simili sia della Madre Terra. In questi vent’anni hanno confrontato i propri bilanci con i dati Istat delle famiglie italiane, documentando che è possibile liberarsi dalla costrizione del consumismo, attraverso un nuovo stile di vita, fondato sulla semplicità, sulla sobrietà e sulla responsabilità.

Quest’anno i “bilancisti”, dal 29 agosto al 1° settembre, si sono ritrovati lì dove tutto ebbe inizio, o quasi. L’incontro nazionale dei Bilanci di giustizia si è infatti svolto a Roverè Veronese, a poche decine di km dall’Arena di Verona, che li ospitò nel lontano 1993.Assistere a un incontro dei Bilanci di giustizia è estremamente bello e stimolante. Confrontarsi coi bilancisti arricchisce, si riesce a toccare con mano l’armonia di un diverso e più giusto stile di vita: famiglie numerose, tanti bambini e ragazzi, semplicità, serenità, buone pratiche e tanto saper fare. Si ha l’impressione di avere di fronte il meglio dell’Italia, quella che troppo spesso e in maniera colpevole i media non ci fanno vedere.

Questa tre giorni è cominciata con un collegamento telefonico con don Albino Bizzotto, dal 16 agosto in sciopero della fame per la Terra e il territorio. Bizzotto ha spiegato ai partecipanti che lo scorso 20 agosto gli esseri umani hanno consumato le risorse disponibili per il 2013 e che quindi ora il pianeta si sta depauperando: coi nostri comportamenti ottusi ed egoisti ci stiamo mangiando il futuro. Per don Albino bisogna attirare l’attenzione di tutti, non solo dei governanti, affinché si agisca quanto prima per invertire l’insostenibile rotta intrapresa.

Si è proseguito ripercorrendo questi venti anni di attività attraverso le toccanti testimonianze di quattro aderenti: Andrea Saroldi del gruppo di Torino, Alberto Bonacina del gruppo di Bergamo, Antonella Valer di quello di Trento e Alberto Degan, laico all’epoca dell’inizio dei Bilanci, ora divenuto religioso e da poco rientrato da una missione in Africa. Hanno ricordato il loro avvicinamento alla Campagna e le loro tante e preziose esperienze, passando dal concetto di ben-vivere al ben-convivere, dal bilancio come strumento alla rete di famiglie, dall’importanza dei diritti collettivi al cambiamento di stile di vita, che è naturale e possibile, ma soprattutto vale la pena, perché ci fa sentire meglio, più felici.

Poi i partecipanti si sono divisi in quattro sottogruppi, ove ciascuno ha portato un oggetto simbolico che gli ha dato la Campagna, un oggetto che ha lasciato grazie alla sua esperienza bilancista e un oggetto che rappresenta ciò che vorrebbe in futuro dalla Campagna. Quindi, seguiti dai facilitatori di gruppo, hanno svolto un lavoro sul passato, poi sull’evoluzione, sulla crescita di ciascuno e quindi sul futuro prossimo.

Non sono mancati i laboratori teorico-pratici autogestiti. Ce n’erano per tutti i gusti: saponi e detergenti, come vivono la solidarietà i Gruppi di acquisto solidale, piante officinali, dall’allarme all’azione, il modello Lennart Parknas, camminate nei boschi, lavorare col telaio, costruire un forno solare, la casa di fango e paglia, correre è bello.

C’è poi stato l’intervento telefonico del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini, che conosce bene la campagna Bilanci di giustizia, perché l’ha studiata quando era presidente dell’Istat e ha scritto la prefazione al libro Prove di felicità quotidiana. Istruzioni per l’uso, dei bilancisti Luca Gaggioli e Antonella Valer. Giovannini ha spiegato che non bisogna considerare solo il Prodotto interno lordo come indicatore: questo andrebbe superato in favore del nuovo Bes (Benessere equo sostenibile), ripensando l’attuale modello di sviluppo. Da questo punto di vista, il ministro ha detto che guarda all’esperienza bilancista come a qualcosa di assolutamente praticabile e replicabile. A tal proposito dalla platea sono state poste domande e proposte molto concrete a Giovannini, sia sullo stimolo ai comportamenti virtuosi per i cittadini all’insegna della sobrietà, che sul Terzo settore.

Durante un’assemblea plenaria la docente universitaria Antonia de Vita ha sintetizzato l’esperienza bilancista come una sorta di scuola che genera cittadini maturi, consci delle loro responsabilità e dei loro doveri. Nel dibattito che ne è seguito don Gianni Fazzini, coordinatore nazionale della Campagna dal 1993, ha detto che si sente in compagnia di testimoni di sete di giustizia. Per lui la giustizia è come l’acqua e bisogna impegnarsi a mantenere viva questa sete. Il seme lanciato in questi vent’anni dalla Campagna è piccolo, ma ha una grandissima energia, può divenire una valanga. In un’Italia che rischia di vivere, ma soprattutto di sopravvivere, nella superficialità, l’esperienza dei Bilanci di giustizia è un’indicazione, come ha detto recentemente anche papa Francesco, ad andare controcorrente, cioè nel profondo per cercare le cause dell’ingiustizia nei rapporti Nord-Sud, dello sfruttamento del Pianeta e degli esseri umani, modificando i propri comportamenti quotidiani e avendo cura delle relazioni tra di noi, importanti e preziosissime.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento telefonico, durante l’ultima serata, di p. Alex Zanotelli che, nel suo lungo peregrinare tra le più disparate periferie del mondo, ha capito che il male non è l’economia, bensì la finanza e le sue degenerazioni. E ha invitato tutti ad andare ben oltre il coraggio: è giunto il tempo di essere temerari. P. Alex ha poi invitato i partecipanti a ritirare i propri risparmi dalle banche, accompagnando questo gesto con spiegazioni ufficiali indirizzate alle banche stesse, perché gli istituti fanno un uso del denaro versato poco trasparente e spesso immorale.

Insomma, questi tre giorni rendono chiaro e comprensibile che esiste un diverso stile di vita, più sobrio e più giusto. Del resto i grandi cambiamenti cominciano sempre con i piccoli passi, come bere l’acqua del rubinetto invece di quella in bottiglia, usare i mezzi pubblici o la bicicletta al posto dell’automobile, affidarsi all’autoproduzione, al riciclo, al riuso, al consumo critico e responsabile, sostenendo il commercio equo e solidale e i prodotti a km zero, meglio se biologici, all’aver cura delle relazioni personali con gli altri. L’esempio di queste decine di famiglie aderenti alla campagna e incontrate a Roverè fa comprendere bene, non solo che un mondo diverso è possibile e necessario, ma che loro l’hanno realizzato già da vent’anni.

* Giornalista e fotografo; del grupporomano di Noi Siamo Chiesa