L’intervista di papa Francesco: le premesse per un ritorno al Concilio di NoiSiamoChiesa

Comunicato Stampa
www.noisiamochiesa.org

L’intervista di papa Francesco: le premesse per un ritorno al Concilio. E’ un testo antiratzingerano

Il portavoce nazionale di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Una prima lettura della lunga e clamorosa intervista di papa Francesco alla “Civiltà Cattolica” mi sembra alimenti le speranze di quella gran parte del popolo di Dio che, per troppo tempo, ha sofferto per la linea poco pastorale ed autoritaria dei due pontificati precedenti. Se le sensibilità e le indicazioni di papa Francesco saranno ascoltate ci troveremo di fronte ad una svolta nella storia della Chiesa o, meglio, ad un ritorno alla ispirazione fondamentale del Concilio Vaticano II.

Elenco i punti che mi sembrano più importanti:

–la precettistica, soprattutto in campo sessuale, deve essere superata per un approccio di tipo pastorale, di ascolto delle sofferenze fondato sulla misericordia. Il sacramento della confessione deve essere un accompagnamento del credente, non un giudizio con in mano il diritto canonico;

–bisogna ampliare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa, bisogna evitare “il machismo in gonnella”, “bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna” (obietto che questa teologia c’è già, si tratta di leggerla e di non discriminarla, come è avvenuto fino ad oggi);

–sul Concilio : “la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile” aldilà delle discussioni sulle diverse ermeneutiche. Ed anche: “Il Concilio ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo”;

— in uno dei passi più interessanti Francesco si dichiara esplicitamente contro “chi (nella Chiesa) oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in misura esagerata alla sicurezza dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto”. I cosidetti “movimenti” non saranno molto contenti di questo passaggio;

–sull’organizzazione della Chiesa papa Francesco critica il Sinodo dei vescovi perchè troppo “statico”, apre al decentramento di funzioni centrali alle conferenze episcopali, descrive una Chiesa veramente popolo di Dio e non insieme di vescovi e di strutture, chiude indirettamente alla papolatria e, infine, dal punto di vista ecumenico, ricorda positivamente il testo di Ravenna del 2007 in cui l’ortodossia riconosceva il possibile primato di presidenza del vescovo di Roma nella Chiesa.

Mi sembra che, anche se Francesco ha parole di grande stima per Ratzinger (“è un uomo di Dio”),
quanto ha detto nell’intervista è l’esatto contrario del pontificato di Benedetto XVI (e per quanto riguarda le cose italiane del ruinismo) e si richiama piuttosto al Card. Martini.

Ora è possibile o probabile, a tempi brevi o medi, la reazione di tutti i conservatori e gli anticonciliari che sono presenti nella Chiesa. Da parte nostra ci aspettiamo che papa Francesco continui nelle riflessioni sulla pace e sulla guerra e sulle disuguaglianze sociali nel mondo che ha iniziato proclamando la giornata di digiuno e di preghiera del 7 settembre e che sono invece assenti nell’intervista”.

Roma, 20 settembre 2013

——————————————————————————————-

Parole di speranza

Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali e transessuali cristiani di Roma
www.nuovapropostaroma.it

(Roma – 20 settembre 2013) – L’Associazione Nuova Proposta – gruppo di omosessuali cristiani operante nella Capitale da oltre 20 anni per l’accoglienza delle persone che faticano a coniugare con serenità la propria fede e la propria affettività – accoglie con entusiasmo le parole rivolte alle persone omosessuali da papa Francesco contenute nell’intervista a La civiltà cattolica, appena pubblicata. I rappresentanti dell’associazione Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali e transessuali cristiani esprimono grande soddisfazione e speranza leggendo l’intervista di papa Francesco rilasciata a La Civiltà Cattolica.

“Ci siamo sentiti finalmente considerati!” – scrivono “nel leggere delle nostre esistenze trattate, come siamo da tempo certi debba essere, al pari di quelle di ogni altra persona, con attenzione, rispetto e affetto. Finora non era mai capitato di sentire o leggere un pontefice della chiesa cattolica romana parlare così serenamente e così apertamente della vita delle tante persone omosessuali, credenti o no e ricordando con decisione quello che dovrebbe essere il ruolo della Chiesa e dei suoi rappresentanti, laici e consacrati: comprendere, accogliere, accompagnare.

Riteniamo che la svolta includente del linguaggio di papa Francesco possa avere da subito un effetto benefico su quelle ragazze e ragazzi che vivono con timore e ansie la propria omosessualità, spesso a causa dell’omofobia interiorizzata e sociale, e che fino ad ora avevano ascoltato dalle istituzioni cattoliche spesso parole di esclusione e condanna. E ancora, ci piace immaginare che tanti genitori ancora chiusi e rigidi per la paura di una diversità non compresa dei loro figli, avranno ascoltato le parole del papa con un sussulto al cuore che, forse, permetterà loro di riaprire un dialogo, superare i timori, ritrovare legami di affetto.

Decisamente sorprendente e moderno, inoltre, per la massima autorità spirituale della chiesa cattolica, il richiamo al primato della libertà direttamente profusa da Dio a ogni essere vivente con la creazione, come anche la citazione delle lettere a lui scritte da molti omosessuali, lamentando di sentirsi feriti a causa della condanna della Chiesa.

“Auspichiamo – si rivolgono direttamente al Pontefice le persone di Nuova Proposta – “che queste parole innovative possano presto essere diffuse dal Pontefice capillarmente fino agli ambiti quotidiani in cui la chiesa opera: le parrocchie, i movimenti, le associazioni cattoliche, e tradotte in pastorale, inclusione, accoglienza, incontro, abbraccio.

Da troppo tempo, infatti, le persone omosessuali e transessuali credenti vivono una situazione di esilio forzato da quella che per molti era ed è una seconda casa: la comunità del popolo di Dio. Esilio la cui interruzione viene sinora prospettata solo a patto dell’accettazione della negazione del diritto a una vita piena, che includa anche l’affettività, come quella di ogni altro essere umano.