Enrico Chiavacci. In memoriam di G.Piana

Giannino Piana
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Il 25 agosto scorso a Ruffignano moriva don Enrico Chiavacci (Siena, 1926), insigne studioso di teologia morale. A un mese dalla sua scomparsa lo ricordiamo, grati per il suo insegnamento, con questo articolo di Giannino Piana.

Cresciuto nel crogiolo della chiesa fiorentina, che ha vissuto nell’immediato dopoguerra una stagione di intenso fervore intellettuale e spirituale, Enrico Chiavacci è stato un maestro indiscusso nel campo della teologia morale postconciliare, dove ha lasciato, con il suo insegnamento e con il suo impegno nella ricerca, una traccia profonda e altamente innovativa.

Parola di Dio ed esperienza umana

I fermenti suscitati dal Vaticano II sono stati recepiti da lui con entusiasmo – è sufficiente richiamare qui il suo grande interesse per la Gaudium et spes alla quale ha dedicato nel 1967 uno dei primi commenti – e tradotti in uno sforzo di rinnovamento che si è sviluppato nei vari campi della riflessione etica, con particolare attenzione alle questioni di frontiera.

Impegnato già prima della celebrazione del Concilio a ricostruire le basi teologiche del messaggio morale cristiano, Chiavacci ha anzitutto apprezzato l’affermarsi, nella svolta conciliare, di una metodologia innovativa con la quale affrontare le diverse questioni etiche, in particolare quelle delicate e complesse sollevate sia dagli sviluppi della ricerca scientifico-tecnologica che dall’avanzare della tematica dei diritti soggettivi. Parola di Dio ed esperienza umana – i due cespiti richiamati dalla Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo – sono diventati per lui, nella loro stretta correlazione, il riferimento obbligato di una riflessione rigorosa, che ha spaziato dall’ambito della morale fondamentale e generale a quello della morale speciale.

Rinnovamento metodologico

L’apporto di Chiavacci al rinnovamento della teologia morale va infatti, in primo luogo, ricercato sul terreno metodologico. La preoccupazione che ha sollecitato, fin dall’inizio, la sua ricerca è stata quella di ridare dignità a una disciplina che era ridotta a “scienza pratico-pratica” ad uso dei confessori, cioè a strumento funzionale all’amministrazione del sacramento della Penitenza secondo le regole fissate dal Tridentino. Al di là di una seria fondazione biblica mai trascurata, Chiavacci si è soprattutto impegnato a conferire solide basi teoretiche all’etica teologica, attraverso l’utilizzo di categorie filosofiche capaci di ridarle – come auspicava il Concilio (cfr. Optatam totius, n. 16) – credibilità scientifica, favorendo una positiva mediazione tra vangelo e cultura. Lo testimoniano in particolare alcuni saggi dedicati a questioni squisitamente teoretiche, quali la legge naturale, la fondazione della norma morale, la distinzione tra argomentazione deontologica e argomentazione teleologica, l’autonomia della morale, ecc.

L’interazione della morale con le scienze umane

L’assegnazione di centralità alla mediazione filosofica non ha impedito, d’altra parte, a Chiavacci di considerare con attenzione anche l’apporto di altre fonti. Non solo della Bibbia, cui si è già accennato, e della successiva tradizione della Chiesa, che egli dimostra di conoscere in maniera dettagliata e da cui riprende soprattutto l’istanza di aderenza alla concretezza delle situazioni presente nella casistica, ma anche delle scienze umane, in particolare della sociologia e dell’antropologia culturale, alle quali faceva frequentemente ricorso per spiegare fenomeni umani complessi, che esigono di essere anzitutto analizzati nelle loro dinamiche interne prima di poterli assoggettare al giudizio morale.

Un metodo dunque, quello di Chiavacci, che risponde pienamente alle indicazioni di rinnovamento suggerite dal Vaticano II e che ha determinato uno sviluppo significativo della teologia morale; sviluppo che oltre a restituirle autorevolezza, l’ha messa in grado di interagire positivamente non solo con le altre discipline teologiche, ma anche con il più vasto campo della cultura e della scienza, abilitandola a fornire una forma di discernimento assolutamente indispensabile per orientare in senso umanizzante i processi di trasformazione in atto nella società del nostro tempo.

L’importanza del contesto socioculturale

Ma, al di là di questa importante opera di rifondazione metodologica, gli aspetti della ricerca di Chiavacci, che meritano soprattutto di essere ricordati, sono i contenuti della sua proposta teologico-morale, che ha come asse portante la dimensione sociale dell’agire umano. La piena adesione a una concezione antropologica, peraltro presente in diverse correnti del pensiero moderno, per la quale la socialità non è qualcosa di accidentale o di sopraggiunto ma appartiene in maniera costitutiva alla natura del soggetto umano, lo ha spinto a criticare duramente la deriva individualistica che ha caratterizzato l’etica della modernità (non esclusa quella cattolica) e a suggerire le piste da percorrere per il suo superamento.

Uno degli aspetti più originali dell’opera di rinnovamento da lui intrapresa è costituito a tale proposito dall’inserimento del “sociale” nell’ambito della stessa morale generale. Egli ha infatti intuito con chiarezza che le categorie tradizionali che stanno alla base dell’impianto dell’etica erano andate soggette a un processo di privatizzazione che le rendeva incapaci di fare spazio, se lasciate a se stesse, alla valenza sociale della moralità. Di qui il tentativo di accostare ad esse altre categorie – quelle del “sociale” e della “cultura” in particolare – destinate ad allargare l’orizzonte dell’esperienza etica, situandola nel contesto di precise condizioni socioculturali, che costituiscono un referente imprescindibile per l’esercizio della responsabilità personale e collettiva.

Pace, economia, sessualità, bioetica

L’attenzione al sociale non si arresta tuttavia qui. Chiavacci ha dedicato gran parte del suo impegno di teologo ad occuparsi dei grandi nodi critici della situazione mondiale – dal lavoro all’economia, dalla politica alla giustizia sociale, dall’innovazione tecnologica ai diritti umani, fino alla costruzione della pace – con prese di posizione nette e decise che gli hanno provocato difficoltà di non poco conto da parte della gerarchia ecclesiastica. Sono note le sue critiche radicali all’idea della massimizzazione del profitto e la sua rigorosa (e profetica) denuncia di immoralità di un sistema finanziario, che favorisce facili guadagni dovuti a giochi speculativi come quelli della Borsa; come è nota la sua severa denuncia dell’immoralità di ogni forma di guerra e l’adesione a un pacifismo radicale, quello della Pacem in terris, di cui non si è mai stancato di diffondere il messaggio.

Altri (e numerosi) sono, ovviamente, i contributi da lui offerti nei vari ambiti della riflessione morale. Basti qui ricordare i settori dell’etica sessuale e della bioetica, dove, al di là delle soluzioni tecniche, a contare come criteri irrinunciabili erano per lui il rispetto della dignità della persona e la salvaguardia della libertà della coscienza, nonché il riconoscimento dei diritti di ogni soggetto umano, senza alcuna distinzione. E’ significativo che il suo ultimo intervento sulla Rivista di teologia morale abbia come oggetto la questione omosessuale, e che in esso Chiavacci evidenzi il venir meno delle argomentazioni tradizionali e l’esigenza di ricercare nuove chiavi interpretative e valutative del fenomeno (Omosessualità, un tema da ristudiare, n. 167/2010, pp. 469-477).

Pastore in una piccola comunità

Dignità della persona e libertà di coscienza, che sono i pilastri sui quali poggia l’intera sua produzione, hanno senz’altro ricevuto una forte motivazione esistenziale dal suo impegno di pastore della piccola comunità di San Silvestro a Ruffignano sulla collina sopra Firenze nel comune di Sesto Fiorentino. Da questo rapporto diuturno con una comunità vera (anche se piccola), Chiavacci è stato sollecitato – lo ricordava spesso parlando con gli amici – a condividere i problemi della gente, che sono poi i veri problemi della vita. Anche da questa condivisione viene (forse) la fecondità e la coerenza della sua ricerca teologica.