40 anni cdb S.Paolo – celebrazione eucaristica

UN CAMMINO DI LIBERTA’ LUNGO 40 ANNI

Eucarestia del 6 ottobre 2013

Canto: Dio è morto pag. 16

Pensiero iniziale:

“Davanti a me ci sono soltanto distruzione e violenza, dovunque processi e contese. Le leggi non sono più rispettate, la giustizia non è ben applicata. Il malvagio raggira il giusto e i giudizi sono fal-sati” – Abacuc 1, 3-4

Ascolto

Introduzione al tema:

Cammino e libertà: questi sono i due poli attorno ai quali abbiamo impostato, coerentemente con il titolo scelto per ricordare i nostri primi quaranta anni, questa assemblea eucaristica. Il cammino di cui si parla evoca immediatamente l’Esodo. Un esodo dalla basilica, dalle parrocchie, su una strada con tante incertezze. Ma, forse, questa è una suggestione troppo facile: infatti la similitudine non comportava nel nostro caso schiavitù (forse sudditanza?) o violenza fisica (forse oppressione di coscienze?). Quindi ci siamo trovati sulla strada, ma non in solitudine, né come battistrada: altre e altri avevano compiuto le nostre stesse scelte: qui e altrove. Esodo come scelta di rispetto per noi stessi e di amore per gli altri; esodo come assunzione di responsabilità, come scelta di precarietà ma anche di libertà o, meglio, come liberazione, come ”percorso di fede tendente ad attuarsi nella storia” insieme con altri, per costruire esperienze che ci hanno prima interrogato e poi insegnato e cambiato. Abbiamo imparato che la Parola è un invito al fare: “Gesù nel Vangelo, non si occupa di ortodossia, non parla della verità da contemplare ma del fare la verità…sembra una contraddizione. Non è forse vero che la verità si pensa? No, la verità la conosce chi la fa. E’ prassi.” (Ernesto Balducci, Pensieri per un anno) Dobbiamo e vogliamo ricordare la presenza di tante “diversità”. Ognuno di noi ha nella sua memoria il volto di tante persone: ricordarne qualcuna vorrebbe dire far torto ad altre; ma tutte ci hanno interrogato con le loro identità, da quelle apparentemente più marginali a quelle orgogliosamente o sommessamente proposte. Tutti ci hanno posto interrogativi e qualcuno ci ha dato anche qualche risposta, tutti ci hanno fatto conoscere aspetti della realtà per molti di noi ancora inesplorati. Non sempre siamo stati disponibili a mettere in luce e a fare i conti con le nostre diversità, e a confrontare le nostre con quelle che incontriamo sulla strada. Tutto questo vissuto in uno “spazio di libertà”: via Ostiense 152B, aperto a chi vuole confrontarsi, dove abbiamo capito che l’ accoglienza deve essere esperienza vissuta, dove le differenze sono un valore; aperto anche “oltre via ostiense 152b”, a quelle realtà e esperienze di sofferenza e emarginazione con le quali, con i nostri limiti, ci siamo misurati e dalle quali ci siamo lasciati “contaminare”. Un percorso di libertà difficile e tortuoso, lungo il quale abbiamo incontrato quella libertà di coscienza che è un caposaldo della prassi di fede dei nostri fratelli valdesi e, di pari passo, abbiamo esercitato la nostra responsabilità, la nostra laicità, la nostra scelta dei compagni di strada e dei profeti del nostro tempo. Un percorso di ricerca che ci ha portato alla consapevolezza che la verità è dinamica, si evolve nel corso della stessa ricerca; plurale come sono le nostre storie, parziali e frammentarie. Una ricerca dunque delle verità provvisorie: ma sempre rivolta al futuro per conoscere altre strade e porci altre domande… In questa esperienza siamo cambiati e non sappiamo come saremo domani e se lasceremo una traccia del nostro impegno. “Per il resto tutti siamo debitori di tutto soprattutto se abbiamo avuto la grazia di meditare non in forma solitaria ma nel contesto di una comunità di fede, come per me è stata la comunità di base di san Paolo a Roma”. Sono parole di Giovanni Franzoni a conclusione del suo libro “Giobbe, l’ultima tentazione”. Tutti noi la facciamo nostra per ringraziare lui della pazienza, della costanza e dell’amore con cui ci ha accompagnato in questi quarant’anni.

Esodo 17, 3-7
“Ma in quel luogo il popolo soffriva una gran sete. Continuò a protestare contro Mosé e disse: “Perché ci hai fatto uscire dall’Egitto? Vuoi farci morire di sete noi, i nostri figli, il nostro bestiame. Allora Mosé implorò l’aiuto del Signore: che cosa devo fare per questo popolo? Ancora un po’ e mi uccideranno a colpi di pietra!
Il Signore rispose: “Passa davanti al popolo, porta con te il bastone con cui hai colpito l’acqua del Nilo. Là sul monte Oreb io starò davanti a te su una roccia: tu colpirai quella roccia e da essa uscirà acqua. Così il popolo potrà bere. Mosè eseguì il comando del Signore davanti agli anziani d’Israele. Quel luogo fu chiamato Massa e Meriba (che vuol dire prova e litigio) perché gli Israeliti avevano protestato e avevano messo alla prova il Signore dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”

Romani 4, 13-14
“Dio promise ad Abramo che i suoi discendenti avrebbero avuto in eredità il mondo intero. Questa promessa fu fatta non perché Abramo avesse ubbidito alla legge ma perché Dio l’aveva considera-to giusto a motivo della sua fede. Se gli eredi fossero quelli che ubbidiscono alla legge di Mosé, la fede diventerebbe inutile e la promessa di Dio non avrebbe alcun senso.”

Giovanni 8, 31-37
“Gesù disse a quelli che avevano creduto in lui: “Se rimanete ben radicati nella mia parola, siete veramente miei discepoli. Così conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi.” Quelli risposero: “Noi siamo discendenti di Abramo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come fai a dire: diventerete liberi?” Gesù replicò: “Io dichiaro questo: chi pecca è schiavo del peccato. Uno schiavo non ap-partiene alla famiglia per sempre. Un figlio invece, sì. Dunque, se il Figlio vi renderà liberi, sarete veramente uomini liberi. Lo so che siete discendenti di Abramo. Eppure cercate di uccidermi per-ché la mia parola non trova posto in voi.”

L’Utopia di Eduardo Hughes Galeano

Lei è all’orizzonte.
Mi avvicino di due passi,
lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e
l’orizzonte si sposta
dieci passi più in là.
Per quanto io cammini,
non la raggiungerò mai.
A cosa serve l’utopia?
Serve proprio a questo: a camminare.

Per queste letture…
….ringraziamo il Signore

Riflessione

Silenzio di riflessione
Commento del gruppo:

Quando ci siamo trovati in comunità per preparare questa assemblea eucaristica che cade nel quarantesimo anniversario della sua vita in questi locali, molte sono state le proposte di testi e di riflessioni. Per forza di cose abbiamo dovuto operare scelte e proporvi un filo di riflessioni.
Sappiamo benissimo che la scelta dell’Esodo può essere fuorviante e impropria, tuttavia il significato etimologico di “cammino verso”, di migrare per, per conquistare condizioni di vita che diano corpo alla speranza c’è sembrato significativo non solo per riflettere sul nostro piccolo cammino, quasi “cento passi”, ma anche su quello dei ragazzi afgani della sosta o su quello dei profughi richiedenti asilo della scuola di italiano che ospitiamo in questi locali. Abbiamo scelto l’episodio di Massa e Meriba soprattutto per la domanda inquietante con la quale si conclude e che anche noi talvolta ci facciamo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”
Il testo di Paolo, la lettera ai Romani, evoca un cammino di libertà, libertà dalla legge e ci permette di fare memoria di quanto scriveva e diceva fra queste mura Giuseppe Barbaglio: “il rinnovato dialogo ecumenico dei nostri giorni vede proprio questa lettera di nuovo al centro dell’attenzione, come parola capace di unire i credenti in Cristo” (Giuseppe Barbaglio, Paolo di Tarso e le origini cristiane). E ci richiama all’essenziale, contro le prescrizioni, alla promessa. Alla speranza.
Infine il testo di Giovanni, che si ricollega a quello di Paolo, nega anch’esso che la semplice discendenza di Abramo (o appartenenza per nascita) sia opzione per la salvezza. Ma la proposta di una parola e, attraverso di essa, di una verità che rende liberi ci riporta all’imperativo del fare proprio “… per comprendere il significato della morte e resurrezione di Gesù Cristo come conseguenza della sua opzione per i poveri in una nuova unità fra salvezza e liberazione, fra esperienza del dono gratuito della grazia ed esperienza della libertà del singolo all’interno della liberazione collettiva dei poveri”. (José Ramos Regidor, Gesù e il risveglio degli oppressi).
Sull’Utopia basta il commento di don Gallo: “…si sta camminando, quindi l’utopia si realizza strada facendo.”

Altri commenti

Momento penitenziale

Fratelli nella speranza noi vi chiediamo perdono: noi dimentichiamo sempre i giorni della morte, quella annunciata e quella giunta per acqua.
Non conosciamo i giorni delle attese, delle paure, i giorni dell’acqua sul mare nero.
Vi accogliamo coi reticolati delle prigioni costruite per difendere i nostri privilegi.
Le vostre attese di futuro sono per noi inconfessabili paure: vi chiediamo di aiutarci a riconoscere nel vostro il nostro destino, nella vostra la nostra speranza, perdonate la miseria dei nostri egoismi.
Dateci la forza di lottare per il vostro diritto di vivere in pace sulla terra, madre comune senza fron-tiere.

Colletta

Canto durante la colletta : La strada pag. 41

Memoria della cena del Signore

Preghiera eucaristica
Ancora sulla strada

Oggi, Signore, è per noi
un giorno di quarant’anni, un giorno che vogliamo
antico e nuovo, di fede, di speranza, di memoria.
Memoria anche di quell’impalpabile realtà che chiamiamo Spirito.
Ma è l’incontro con Gesù che segna la nostra storia
ogni volta che incrociamo le storie marginali delle vittime
della violenza quotidiana, dell’oppressione, del potere, di tutti i poteri.
In questo luogo abbiamo incontrato le diversità che ci arricchiscono,
le esperienze che ci interrogano, le testimonianze che ci danno speranza.
La speranza che vivevano in Palestina i compagni e le compagne di strada
di quel Gesù che annunciava la giustizia e la libertà dei figli di Dio.
Anche quando intorno alla mensa, circondato dall’amore
e dalla paura dei suoi amici li invitò a condividere il suo percorso d’amore verso i fratelli.
Quando prese il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo:
“Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”
E quando preso il vino lo bevve insieme a loro dicendo:
“ Prendete e bevetene tutti, questo è il mio sangue”.
E ripetete questo gesto in memoria della mia vita:
delle mie parole, delle mie opere.
Parole di un fratello che ci invita a dire:
“Padre nostro….

Scambio di un segno di pace

Condivisione del pane e del vino

“Viene il momento in cui l’adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte o a Gerusalemme; viene un’ora, anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il padre guidati dallo spirito e dalla verità di Dio.” Giovanni 4, 22-23

Canto durante la condivisione del pane e del vino: Siamo arrivati pag. 70

Comunicazioni

Preghiera finale
“Non vi so dire se Dio c’è o no, voglio sapere che cosa sperate. Sono io che domando: che cosa sperate? Se voi avete una speranza timida, Dio non esiste. Se voi non sperate niente, Dio non c’è. Se voi non sperate niente e andate in chiesa per pregare Dio, il vostro Dio è un idolo, perché il volto di Dio è la misura stessa della vostra speranza”. (Ernesto Balducci, Pensieri per un giorno).