40 anni cdb S.Paolo – La relazione di Vittoria Prisciandaro

“Tracce della loro presenza a Roma”

Vittoria Prisciandaro
(giornalista)

Buonasera e grazie per l’invito.

Parto premessa personale che però è già una chiave di lettura: sono napoletana di origine, a roma da circa venti anni. Mi sono formata nell’Azione cattolica dell’immediato dopo concilio. E lì, in uno dei luoghi più tradizionali della chiesa cattolica, in una parrocchia, ho sperimentato nei fatti quello che dopo ho approfondito: la Chiesa popolo di Dio, la responsabilità per il bene comune, l’animazione della liturgia…per me era normale a quindici anni pensare che l’amico più grande che entrava in seminario faceva solo una scelta diversa ma non più importante della mia: un popolo, vocazioni diversi, uguale dignità; e poi dialogo conoscenza e rispetto della Chiese sorelle, dialogo della vita e confronto teologico. Dico queste cose perché quella formazione e quel tipo di esperienza mi ha fatto sentire naturalmente in sintonia con alcuni amici e amiche della comunità di san Paolo, con persone che ne fanno parte. Per me la conoscenza della Cdb passa più attraverso i contatti personali e il fatto di essersi ritrovati in alcune occasioni importanti – penso per esempio ai convegno ecumenici europei di Kek e Ccee, su pace giustizia e salvaguardia del creato, Graz, Sibiu – ad approfondire alcuni temi. Non è solo un discorso di amicizia o simpatia: effettivamente, e questo è un primo punto che volevo mettere in luce, su alcuni temi come quello ecumenico, la CDB, in questi anni è stata un’antenna accesa. Non soltanto mettendo a fuoco e partecipando a degli eventi, ma anche invitando in Italia alcuni testimoni di esperienze di Chiese originali e dall’orizzonte più ampio di quello italiano.
E attraverso alcune persone ha creato una rete di contatti allargata.

Il secondo punto è di contestualizzazione più generale: se avessimo festeggiato meno di un anno fa prima del 13 marzo o dell’11 febbraio, questo anniversario lo avremmo celebrato in un contesto di chiesa diverso. Mi riferisco anche all’attenzione mediatica che aveva messo sotto i fari, e cito solo a mo’ di esempio, Vatileaks, lo scandalo delle pedofilia, le faide vaticane, la ricorsa quasi disperata a far rientrare i lefevbvriani, foto di celebrazioni con merletti e ermellino. Una Chiesa che guardava con sospetto al mondo, con paura direi, e aveva come sue parole ricorrenti la condanna della secolarizzazione, i valori non negoziabili, la difesa di una cattolicità un po’ arroccata. Una Chiesa che spesso risultava afona e non comunicava.

Può da solo un Papa cambiare le cose? Certamente no. Non è un super eroe, grazie a Dio. E’ un peccatore, come non si stanca di ripetere. Ma evidentemente può cambiare il clima. E fare delle scelte che dicono del tentativo di una direzione diversa. Non è soltanto un discorso di simboli, che comunque hanno una potenza enorme. E’ un discorso di parole, opere, di priorità nella comunicazione. Parlare di misericordia, di primato della coscienza, di magistero del popolo e della necessità di approfondire il ruolo della donna nella chiesa, inquadrare la difesa della vita a tutto tondo sono segnali chiari. Che tra l’altro sono stati anche spiegati bene dallo stesso Bergoglio. E, per quanto mi riguarda, mi fanno sentire più a mio agio in una chiesa che finalmente, mi sembra, si avvii con naturalezza sui sentieri del Concilio. Una parola, concilio, che a un certo punto era totalmente “fuori moda”, come mi hanno anche fatto osservare alcuni giovani sacerdoti. Sarò stata forse un po’ ideologica, e questo è sicuramente un rischio che tutti possiamo aver corso sentendoci estranei in una certa chiesa sembrava fare marcia indietro su tanti temi. Oggi mi sembra che la scelte dall’alto siano in sintonia con il cammino che dal basso, in questi decenni, è stato fatto in tanti gruppi e comunità. Si intravede solo l’inizio e quindi non ci adagiamo.

Certo non è la Chiesa di Zefirino, quella di cui scriveva Luigi Sandri 4 anni fa. Però devo dire che oggi rileggere quel libro fa meno impressione di ieri. Luigi aveva “sognato” una chiesa diversa mettendola in un romanzo dove la passione per il Concilio, per un Cristo che è più avanti di tutte le Chiese e le gerarchie, delle beghe politico teologico in cui a volte le istituzioni vorrebbero richiuderlo è testimoniato da un papa che non è “venuto dall’altra parte del mondo”, ma nato a Genzano si è formato in terra Santa ed è stato cresciuto nel culto di Oscar Romero.

La passione riformatrice e l’ispirazione francescana di Zeffirino erano stato fermate da un incidente automobilistico. Da quel momento tutto rimane come sospeso da un lato e tutto accelerato dall’altro, con una serie di vicende che non vi racconto.

Nel romanzo c’è tutta la competenze del giornalista che maneggia la cronaca della chiese e legge tutti i nodi che anche oggi attraversano la vita della chiesa cattolica, e che sono nell’agenda di Francesco: la riforma della curia, i rapporti tra Roma e le Chiese locali, la nomina dei vescovi, la partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. Su questi temi sappiamo che si lavorerà. E questo mi sembra una buona notizia.

Gli ultimi decenni hanno visto la comunità impegnarsi con maggior forza nel movimento delle CdB, intensificare i rapporti ecumenici, soprattutto con la comunità valdese di piazza Cavour, avviare esperienze di solidarietà in vari Paesi dell’America Latina, ospitare incontri con i più significativi esponenti della teologia postconciliare e dell’episcopato progressista.

In questo ultimo decennio la CDB ha fatto sentire la sua voce e ha preso posizione in tutte le campagne più calde: nel 2005 sul referendum sulla legge 40; nel 2006 sul caso Welby e nel 2009 su quello di Eluana Englaro. A livello internazionale la CdB di S. Paolo ha sempre prestato attenzione al Centro e il Sud America e alla causa palestinese, contribuendo tra l’altro a fondare la sezione italiana del Soccorso palestinese (divenuto poi Soccorso sociale per i palestinesi). E poi in diversi fronti di impegno sociale, per la difesa dei Diritti costituzionali del Cittadino handicappato alle due Cooperative Sociali fondate quali strumenti per dare assistenza e fare prevenzione nei settori dell’handicap, della terza età, della tossicodipendenza.

E poi l’ospitalità al Comitato di Quartiere Ostiense, al movimento dei preti sposati “Vocatio”, al cineclub Spazio Comune. Fino al “Laboratorio di religione” il sabato pomeriggio. Nei saloni della comunità ogni lunedì si riunisce inoltre il “gruppo biblico”, che offre e condivide stimoli di riflessione e di approfondimento delle Scritture. E c’è un “gruppo donne”, che porta avanti una riflessione di genere sui testi biblici.

Cosa riserveranno i prossimi anni, cosa i giovani potranno scrivere è ancora tutto da vedere.
Nel frattempo auguri e in bocca lupo. E grazie per essere stati in questi anni porta aperta per quanti non trovavano ospitalità altrove, una zona di confine che ha accolto cercatori di senso e di se stessi.