Corruzione, conflitto di interessi e alterazione dell’ordinamento repubblicano. Chi li affronta?

Giuseppe Giulietti
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La vicenda del rinvio a giudizio di Berlusconi per l’eventuale acquisto di parlamentari, non é uno dei tanti episodi di corruzione che hanno segnato il ventennio, ma rappresenta il punto più basso del degrado etico e politico. Non occorre sentenza alcuna per sapere che, in quei giorni, si consumò un vero e proprio delitto politico, una alterazione dell’ordinamento repubblicano, un agguato contro Romano Prodi, da sempre odiato dal cavaliere e dai suoi basisti nel centro sinistra.

Quella alterazione, e non solo quella, fu resa possibile dalla mancata risoluzione di quel conflitto di interessi che ha consentito ad una sola persona di essere il padrone e signore di tanta parte delle istituzioni, della politica, degli affari, dei media. Questa è l’anomalia italiana che crea scandalo ovunque, meno che in Italia. Questa anomalia non risolta ha determinato le sue vittorie, ora rischia di essere la causa della sua fine, con tanto di rivolta del suo corteo di cortigiani, cortigiane, spie, pentiti a tariffa.

Eppure, persino in queste ore, i mazzieri non molliamo la presa, difendono l’indifendibile e portano l’attacco contro i nemici di sempre: tra questi la Rai, e il lungo elenco di giornalisti ed autori sgraditi. É assolutamente legittimo discutere e criticare i programmi dei Santoro, dei Fazio, delle Gabanelli…. , quello che invece suona strano é che gli “indignati speciali” siano i medesimi che plaudirono alle epurazioni, alle liste bulgare, al metodo Boffo, ai pestaggi mediatici contro il giudice Mesiano….
Chi si straccia le vesti per l’ombrello di Maradona (gesto che non ci é piaciuto affatto) ha marciato contro i tribunali per difendere un evasore fiscale condannato per frode, in via definitiva.

In realtà gli attacchi di oggi hanno il solo scopo di tutelare il perimetro del conflitto di interessi, di mandare un avviso alla Rai affinché inserisca il freno a mano e non disturbi più di tanto il mercato pubblicitario, a cominciare dal prossimo appuntamento di Sanremo che, guarda caso, sarà condotto proprio da Fabio Fazio. Altro che “civile discussione” sui modelli editoriali, quella in corso é solo l’ennesima variante di uno scontro che ha come posta la tutela del conflitto di interessi, la alterazione della competizioni tra aziende diverse, e la dissoluzione di quello che resta del servizio pubblico. In questo contesto il governo non si può fingere di non vedere, di non sentire, di non sapere.

L’Europa ha più volte chiesto alla Italia di mettere fine alla sua anomalia nel settore dei media risolvendo il conflitto di interessi, ridefinendo i tetti anti trust, liberando le Autorità di garanzia e la Rai da una fonte di nomina che delega il potere di nomina solo ai governi di turno e alle forze politiche. Questa maggioranza, per la sua composizione, non affronterà di sicuro il tema del conflitto di interessi, ma sarebbe il caso che, almeno, tutelasse il patrimonio pubblico dagli assalti continui e ripetuti, per altro sferrati da una parte della medesima maggioranza.
Il presidente Letta può dare uno sguardo al contratto di servizio inviato dal viceministro Catricalà alla commissione parlamentare di vigilanza? Davvero si pensa di far sparire l’intrattenimento dai compiti di un servizio pubblico? Il tutto senza una consultazione trasparente, adeguata, capace di coinvolgere quanti ancora pagano il canone e credono nel ruolo e nella funzione del servizio pubblico.

Sarebbe grave, gravissimo, se agli assalti dei “bravi” del signore del conflitto di interessi dovesse ora far seguito un atto governativo di questo segno e di questa natura, tale da pregiudicare il successivo confronto sul rinnovo della concessione tra lo Stato e la Rai, e su questa tema rimando alle puntualissime considerazioni qui svolte da Carlo Rognoni, Renato Parascandolo e dal professor Alessandro Pace,uno dei più autorevoli costituzionalisti italiani. Il governo, invece di assistere alla rissa, potrebbe anche decidere di presentare una sua proposta per modificare la fonte di nomina dei consigli della a Rai e delle Autorità, liberandole non solo dalle interferenze dei governi e dei partiti, ma anche da quelle di cosche e di bande che, dalla Loggia P2 in poi, hanno sempre esercitato e continuano ad esercitate una nefasta influenza sull’intero sistema della comunicazione.
Se non vuole o non può farlo il governo lo facciano le singole forze politiche, aprano loro il confronto promuovendo una iniziativa politica e legislativa, ora e subito.

Questa si che sarebbe davvero una bella sfida tra presunti innovatori e presunti conservatori!