SeminarioCDB – Cercare Dio per ritrovare donne e uomini in cammino di V.Gigante

Valerio Gigante
Adista Notizie n. 37/2013

Tema ambizioso e cruciale quello scelto dalle Comunità cristiane di Base italiane per il loro annuale incontro nazionale che si svolgerà il prossimo 1-3 novembre a Castel San Pietro (Bologna). Si parlerà nientemeno che di Dio e di come viene rappresentato nell’immaginario collettivo cristiano. E quindi anche, perché i due temi sono inscindibilmente legati, dell’immagine che il cristianesimo ufficiale continua a diffondere di Dio, nelle forme consuete di un essere trascendente, maschio anche se senza corpo, padre onnipotente, figura esclusiva e spesso anche escludente, specie riguardo al femminile.

Eppure, ed è questo il senso profondo dell’appuntamento che le CdB hanno deciso di darsi quest’anno a Castel S. Pietro, accanto al fervore di ricerche e studi “ufficiali” attorno a Dio, al Gesù “storico” e al soprannaturale – nel tentativo di “riscoprire” e veicolare in modo nuovamente efficace una certa immagine della divinità, della Chiesa che la rappresenta qui sulla Terra e quindi anche del potere che attraverso l’investitura ricevuta la gerarchia ecclesiastica esercita in nome e per conto di quel Dio – fioriscono studi, riflessioni, percorsi di ricerca fecondi e stimolanti, che cercano di “svelare” un Dio diverso da quello della Cei e del Vaticano; un Dio fatto di relazioni, di convivialità, vertice e sintesi di tutte le differenze, di tutti i volti, di tutte le lotte di chi aspira a costruire una società meno divisa, più giusta e quindi anche più “cristiana”.

Del resto, l’obiettivo dell’incontro delle CdB non è tanto parlare di Dio come oggetto di fede, o come tema di speculazione teologica, quanto piuttosto tentare di proseguire una ricerca del divino che possa rappresentare e dare significato alla presenza ed all’impegno nel mondo di ogni credente.

Sui temi del seminario “Si fa presto a dire Dio…” (per informazioni e prenotazioni, tel. 06/5759062, cell. 328/4366864; e-mail: segreteria@cdbitalia.it) – che vedrà la presenza di Giancarlo Biondi, ordinario di Antropologia all’Università de L’Aquila; Luciana Percovich, scrittrice e ricercatrice della Libera Università delle Donne di Milano, Giovanni Franzoni (CdB di San Paolo), Letizia Tomassone, teologa e pastora valdese; Giulio Giorello, ordinario di Filosofia della Scienza all’Università di Milano – e più in generale sullo “stato” delle Comunità, abbiamo rivolto alcune domande a Gabriella Natta, dei gruppi donne CdB, la realtà che assieme al collegamento nazionale delle Comunità di Base ha preparato l’incontro.

Anzitutto il tema scelto per il vostro seminario nazionale. Dalla lettura del programma, sembra un tentativo di uscire dalla lettura/interpretazione oleografica e astratta (e piuttosto a-storica) proposta dal magistero, specie negli ultimi anni, per recuperare un Dio maggiormente “incarnato” nella storia e nelle storie. E meno patriarcale e paternalista. Ma qual è il Dio vissuto in questi 40 anni dalle CdB? E in cosa soprattutto differisce da quello proposto/imposto dalla Chiesa istituzionale?
Da circa 20 anni il cammino delle CdB è stato affiancato da un percorso autonomo delle donne delle CdB stesse, cui si sono aggiungi negli anni altri gruppi di donne in ricerca che noi a volte, sbrigativamente, abbiamo chiamato “gruppi donne CdB e non solo”. Premetto di parlare a titolo personale anche se faccio parte sia di tali gruppi che della Comunità di San Paolo in Roma. All’inizio abbiamo cercato nella Bibbia gli aspetti meno patriarcali, donne forti e trasgressive che potessero fortificare il nostro desiderio di libertà. Poi, a un certo punto del cammino abbiamo capito che questo non ci bastava più, che il nostro disagio cresceva, e abbiamo cominciato a indagare su Dio, o più precisamente sul Divino, nome meno inflazionato di Dio, tirato da tutte le parti a supporto di guerre e violenze di ogni genere. Dal contemporaneo lavoro che si svolgeva in questo campo nelle Comunità di Base e in alcuni gruppi di uomini (penso a Uomini in cammino, a Maschile plurale, ecc.), nonché dai contributi fondamentali della teologia femminista e di biblisti e teologi stimolati dai risultati delle ricerche scientifiche sull’evoluzione, è nata l’idea di un seminario che facesse il punto sulle consapevolezze raggiunte – certo non per cercare risposte definitive – intorno alla figura di Dio e del Dio di Gesù.

Il vostro appuntamento non potrà che fare i conti anche con la “novità” dell’attuale pontificato. I più ottimisti parlano di “rivoluzione”, altri di importanti aperture che dovranno poi diventare scelte e riforme; altri ancora di populismo mediatico funzionale ad un recupero di credibilità della Chiesa dopo gli scandali del pontificato ratzingeriano. Che giudizio per ora ti pare sia emerso nel dibattito interno alle CdB intorno alle aperture di Francesco?
Per quanto riguarda questo argomento io per ora sospendo il giudizio, anche se non posso non prendere atto con piacere delle innovazioni che papa Francesco sta portando nella Chiesa istituzionale. Aspetto però una riconciliazione con le donne, quelle donne i cui corpi sono stati sezionati dai padri della Chiesa o bruciati sui roghi o più recentemente accusati di assassinio di bambini mai nati, a fronte di parole elogiative sul genio femminile e sull’importanza delle donne che devono essere presenti “proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa” come ha detto papa Francesco a Civiltà Cattolica.

Tu fai parte della Comunità di S. Paolo, che ha da poco festeggiato i 40 anni di vita. Quale ti sembra sia stato il contributo più significativo offerto dalla vostra esperienza alla Chiesa ed alla città di Roma?
La cosa più significativa che come comunità possiamo dire è di essere stati una testimonianza viva della possibilità di una Chiesa “altra” nel senso che Gesù ha dato al nostro stare insieme.

Più in generale, a tanti anni di distanza dalla loro nascita, quale pensi possa essere il ruolo delle CdB, vista anche la frammentazione ecclesiale sempre più evidente, specie in quella parte di Chiesa che si può genericamente definire conciliare o progressista?
La frammentazione del cristianesimo critico è un dato di fatto; però è anche vero che si sta lavorando per superare questa situazione. Un esempio è la preparazione dell’incontro internazionale previsto a Roma nel 2015, cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II. Per quanto riguarda le Comunità di Base, penso che esse abbiano ancora un ruolo di testimonianza da svolgere, anche per favorire la maturazione di tante donne e uomini che ancora non pensano in modo autonomo elevando a ultimo giudice la propria coscienza. Il problema resta sempre quello della visibilità, piuttosto scarsa. Durante i festeggiamenti per il 40° della Comunità di San Paolo abbiamo comunque convenuto che non ci spaventa il futuro e l’eventuale fine della nostra esperienza così come si è storicamente sviluppata. Siamo convinte/i che i semi sparsi daranno i loro frutti, in forme che non possiamo ipotizzare e che dipenderanno dalla creatività e dalla fede di chi verrà dopo di noi.