Il “tour promozionale” della Cavour: datemi una portaerei per la guerra!

Giorgio Beretta
www.unimondo.org

Ve la immaginate la gloriosa portaerei a propulsione nucleare USS Nimitz, sì proprio quella impiegata nelle due guerre del Golfo e oggi pronta ad attaccare la Siria, andare in giro per il mondo per un “tour promozionale” degli Stati Uniti? O la più recente USS George H.W. Bush, soprannominata “Avenger” (Vendicatore), fornire “assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose”? Scherziamo? Affatto! E’ quanto si sta apprestando a fare la nostra portaerei Cavour altri mezzi militari dell’omonimo gruppo navale.

Lo ha annunciato in una conferenza stampa tenuta martedì scorso nell’esclusivo Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia di Palazzo Barberini a Roma, il ministro della Difesa, Mario Mauro, in persona. “Una campagna navale – ha detto il ministro – finalizzata al recupero della competitività del nostro paese”. “Con questa iniziativa – ha aggiunto – mettiamo in vetrina il sistema Italia con i suoi prodotti straordinari e puntiamo a far recuperare competitività al nostro Paese”. L’ammiraglia della flotta italiana, che sarà in tour per cinque mesi con partenza il 13 novembre dal porto di Civitavecchia e rientro il 7 aprile 2014, visiterà “zone che sono strategiche per i nostri investimenti” – ha sottolineato Mauro – tra gli altri i Paesi del Golfo e circumnavigherà l’Africa. “I pezzi della Cavour – ha concluso il ministro – li abbiamo immaginati come parti dell’Italia che si muove sul modello di un grande salone dell’industria bellica come quello di Le Bourget”. (Il riferimento al salone bellico francese non è casuale visto anche la Francia si appresta a fare partire la portaerei Charles de Gaulle con una missione simile, cosa che avrebbe fatto accelerare i tempi di partenza della Cavour)

Il “Sistema Paese in Movimento”

Un tour promozionale che vede perciò impegnati a fianco della Marina Militare tutti i ministeri chiave per la promozione del “Sistema Paese” (Esteri, Sviluppo economico, Beni culturali e Turismo), ma anche l’Ice e Expo 2015, diversi partner strategici privati e enti no profit. “Dalle serate di Abu Dhabi a Dubai, da quelle ospitate negli scali del Qatar, del Bahrein o del Kuwait fino all’Africa sub sahariana – ha spiegato ad ANSAmed Riccardo Monti, presidente dell’ICE – il meglio del nostro made in Italy verrà presentato. Una grande occasione per il sistema Paese che creerà, sono certo, un grande indotto”.

“La campagna navale si avvale della partecipazione di diversi sponsor industriali tra cui – riporta Analisi Difesa – la Beretta Holding (quella delle armi), Gruppo Ferretti, Blackshape, Ferrero, Federlegno Arredo, Elettronica, Intermarine, Mermec Group e Pirelli mentre le aziende del gruppo Finmeccanica sono presenti in toto presentando a bordo della Cavour e sul ponte di volo la loro produzione più aggiornata: AgustaWestland (elicotteri NH90 e AW101), OTO Melara (sistema d’arma 127/64 LW Vulcano e relativa famiglia di calibri, STRALES evoluzione dei cannoni navali da 76 mm, munizione guidata DART), Selex ES (fornitore e integratore di sistemi radar e di combattimento tra cui i sistemi imbarcati sulle fregate FREMM una delle quali partecipa alla campagna), WASS (siluro pesante Black Shark, siluro leggero A244/S Mod.3, contromisure e sonar), Telespazio (comunicazioni integrate e geoinformazione) e MBDA”. “Quest’ultima parteciperà alla campagna navale presentando i missili Aspide 2000, Aster 15 e 30, Marte MK2/S e Teseo/Otomat. Saranno presentati anche i sistemi d’arma missilistici che compongono il weapon package dell’Eurofighter come il Marte ER (Extended Range), lo Storm Shadow, il Meteor e il Brimston DM (Dual Mode). Tra le aziende che partecipano alla campagna navale Sistema paese in movimento non potevano essere assenti, tra le altre, Fincantieri e Elettronica” – nota Federico Cerruti nel suo articolo per Analisi Difesa.

Sono quindi “molteplici le finalità del progetto” – spiega il Ministero della Difesa: “dall’addestramento del personale militare alla sicurezza marittima, attraverso operazioni di contrasto al fenomeno criminale della pirateria, al rafforzamento del dialogo e della cooperazione tra nazioni, organizzazioni e aziende per promuovere il Made in Italy in ogni suo aspetto”. Ed inoltre si intende “fornire assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose grazie a iniziative che vedranno il coinvolgimento del Corpo Nazionale delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, di Operazione Smile e della Fondazione Francesca Rava”.

E attenzione bene. I costi della missione dovrebbero aggirarsi sui 20 milioni di euro dove 10 milioni sono per i carburanti e 3 milioni per le attività di supporto nei porti che verranno toccati dalla missioni. “Una spesa coperta integralmente dagli sponsor della campagna – ha sottolineato l’ammiraglio De Giorgi. I restanti 7 milioni sono a carico dell’amministrazione Difesa per le indennità di imbarco e di missione”. Insomma – come ha tenuto a puntualizzare il Capo di Stato maggiore della Difesa ammiraglio Binelli Mantelli – “tutte le operazioni militari hanno un costo, ma sono anche un investimento per il Paese ed è dunque bene approfondire tutti gli aspetti prima di fare facili critiche”.

Il “Nuovo modello di Difesa” (e di cooperazione allo sviluppo)

La conferenza stampa di presentazione del “tour promozionale” del complesso navale Cavour si è tenuta tra due eventi significativi. Il primo il 4 novembre, Giornata delle Forze Armate, nel quale il Capo dello Stato nel suo intervento al Quirinale ha inteso precisare che “non possiamo quindi indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa militare e di dotazioni indispensabili per le nostre Forze Armate”. E, ieri, la riunione del Consiglio Supremo di Difesa nel quale è stato ribadito che è “essenziale che la nuova struttura delle Forze Armate rifletta un quadro compiuto e condiviso degli indirizzi strategici e delle linee di sviluppo delle capacità della Difesa, razionalmente fondato sugli scenari di crisi e di impiego nelle missioni internazionali e sui rischi e le minacce cui il nostro Paese e l’Unione Europea debbono far fronte”.

Mentre si ribadiscono gli “indirizzi strategici” della Difesa, il “Tour promozionale del Sistema Paese” della Cavour ne va già configurando uno nuovo modello di cui pochi pare intendono rendersi conto. Un modello in cui la Difesa non fa più solo le sue “normali attività promozionali” (cioè partecipare alle Fiere e esposizioni di armamenti), ma si “auto-promuove” e anzi fa da traino non solo per la promozione commerciale delle industrie nazionali e diventa capofila di “sistema” (il sistema Paese) in cui militare e civile, attività profit e non profit, commercio e cooperazione allo sviluppo, vanno a braccetto: l’uno sostiene e promuove l’altro (le ditte sponsorizzano il tour cioè l’economia promuove la Difesa e la Difesa fa da sostegno all’economia e le ONG partecipano e ringraziano).

E’ il modello già prospettato dall’ex ministro della Cooperazione allo sviluppo, Andrea Riccardi, al Forum di Milano in cui – come ha notato Antonio Tricarico di Re-Common – “si è assistito allo sdoganamento del settore privato profit come attore centrale della nuova cooperazione allo sviluppo”. Ma in questo caso con l’aggiunta di qualcosa di non irrilevante e di nuovo: il tutto si svolge infatti sotto l’egida del Ministero della Difesa e solo con la collaborazione con i Ministeri degli Affari Esteri, Sviluppo Economico e dei Beni Culturali. La scelta del luogo e i relatori intervenuti alla Conferenza stampa tenuta al Circolo Ufficiali delle Forze Armate illustra plasticamente questo “nuovo modello”.

E le rimostranze?

Finora non si sono sentite, o se ci sono state, sono state così flebili che le agenzie di stampa non le hanno registrate. L’unica voce finora riportata è quella di Gian Piero Scanu, capogruppo Pd in commissione Difesa della Camera secondo cui l’unico problema (“è per lo meno discutibile”) sarebbe quello che una ventina di espositori sono a bordo della nave Cavour che verrebbe utilizzata “come in una qualsiasi fiera campionaria”. Ma tutto qui? Ad onor del vero Scanu ha chiesto ministro Mauro “di chiarire in commissione Difesa la natura della missione”. Ma ripeto, tutto qui? Sono rimasto anche stavolta l’ultimo dei Mohicani a trovare un po’ più che “discutibile” l’impiego di una portaerei per “attività promozionali del sistema paese”? (So che non sono l’ultimo e so che tra i mohicani ce ne sono altri due o tre abbastanza rappresentativi e qualcuno particolarmente agguerrito). Ma, anche stavolta così come per Haiti, a parte qualche flebile voce, silenzio tombale dal mondo politico?

Voglio una portaerei per fare la guerra!

Ho sempre pensato che le portaerei fossero “navi da guerra” e servissero fondamentalmente per una cosa: “per il trasporto in zona di operazioni, lancio e recupero di aeroplani, agendo in effetti come una base aerea capace di muoversi in mare. Le portaerei permettono pertanto ad una forza navale di proiettare la propria potenza aerea fino a grandi distanze senza dover dipendere da basi terrestri locali per gli aerei”. Forse sarò “semplicista e propagandista”, ma io vorrei una portaerei proprio cosi. Come quelle americane ben stazionate nelle zone di tensione e di guerra. Per fare la guerra. Non per fare “operazioni umanitarie” o di promozione del “sistema Paese”. Se non ci serve a questo diciamocelo chiaro. E vendiamola.

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L’Expo galleggiante di armi

Manlio Dinucci – Tommaso Di Francesco
www.ilmanifesto.it

Alla fine il Carosello galleggiante d’armi e prodotti alimentari del made-in-Italy va: è salpato ieri da Civitavecchia il gruppo della marina militare costituito dalla portaerei Cavour, dalla fregata Bergamini, dalla nave di supporto logistico Etna e dal pattugliatore Borsini.

Scopo ufficiale della «campagna navale» – organizzata dal ministero della Difesa in collaborazione con i ministeri degli Esteri, dello Sviluppo Economico e il ministero dei Beni Culturali – è presentare «il Sistema Paese in movimento e rafforzare la presenza dell’Italia nelle aree geografiche considerate strategiche per gli interessi nazionali, oltre che fornire assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose». Questo l’annuncio ufficiale esatto del Ministero della difesa del 5 novembre con tanto di presentazione del ministro Mario Mauro.

È questo il motivo della missione, annunciato anche dalla Marina Militare il 9 novembre che la definisce «missione di promozione» ed elenca le industrie belliche che vi partecipano.

E invece ieri il ministro Mario Mauro, pizzicato nel segno a quanto pare, ha voluto reintervenire alla Camera per «fugare ogni dubbio», ha detto e per spiegare che il gruppo navale «non ha alcuno scopo di vendere sistemi d’arma all’estero» e che comunque tutto è «nel rispetto delle convenzioni internazionali e del trattato Onu». Magari non va a venderle come tappeti direttamente e negli stessi giorni della crociera di morte, ma secondo il suo stesso annuncio e quello del suo ministero, va a promuoverle, a pubblicizzarle, a piazzarle, a far commercio. Comunque per venderle, sospettiamo.

E in aree dove impazzano guerra, conflitti armati e repressioni (p. s. il Congo, la Nigeria, il Kenya), dove governi potenti finanziano guerre per procura altrove (come l’Arabia saudita in Siria, o il Barhein con la sua primavera cancellata dai militari), o dove politiche di spese sociali vengono ridimensionate se non cancellate per sostenere la sicurezza interna e le frontiere (come in Angola e Mozambico). La domanda è Quale parte in commedia sta recitando il ministro-macchietta Mario Mauro? Ora il gruppo navale italiano alla fine è salpato ieri.

Farà scalo in 7 porti mediorientali del Mar Rosso e del Golfo Persico – Gidda (Arabia Saudita), Mascat (Oman), Dubai (E.A.U.), Abu Dhabi (E.A.U.), Doha (Qatar), Mina Sulman (Bahrein), Kuwait City (Kuwait) – e in 13 porti africani: Gibuti (Gibuti), Mombasa (Kenya), Antseranana (Madagascar), Maputo (Mozambico), Durban (Sudafrica), Città del Capo (Sudafrica), Luanda (Angola), Pointe-Noire (Congo), Lagos (Nigeria), Tema (Ghana), Dakar (Senegal), Casablanca (Marocco) e Algeri (Algeria). Il gruppo, dopo un viaggio di cinque mesi, rientrerà in Italia il 7 aprile 2014.
Il costo della campagna navale è previsto in 20 milioni di euro, di cui 7 a carico dello stato e 13 dei «partner dell’industria privata».

Soldi ben spesi: essi potranno usare la portaerei, lunga 244 metri e larga 39, come una grande fiera espositiva itinerante. A bordo sono stati installati gli stand in cui espongono i loro prodotti e contattano i clienti. La missione della portaerei Cavour, ha assicurato il ministro Mauro intervenendo ieri alla Camera durante l’esame del dl missioni, non è di «vendere sistemi d’arma italiani all’estero». Non si capisce allora perché al centro dell’Expo galleggiante ci siano le maggiori industrie belliche italiane con il loro campionario, che sarà mostrato ai potenziali acquirenti di porto in porto.

In primo piano quelle di Finmeccanica: l’AgustaWestland che presenta elicotteri da guerra, di cui due sono esposti sulla Cavour; la Oto Melara, che espone il sistema d’arma 127/64 LW Vulcano caratterizzato da un elevato ritmo di fuoco (fino a 35 colpi al minuto) e dalla possibilità di utilizzare munizioni guidate; la Selex ES, specializzata in sistemi radar e di combattimento.; la Wass, che presenta nello stand Finmeccanica il siluro pesante Black Shark; Telespazio, che offre i suoi sistemi di telecomunicazioni militari, anche satellitari; la Mbda, che espone i missili Aspide, Aster, Teseo/Otomat e altri. La Elt offre apparecchiature elettroniche per la guerra aerea, terrestre e navale; la Intermarine, vascelli militari.

I clienti che non possono permettersi i cannoni Otomelara a fuoco rapido potranno sempre trovare, nello stand Beretta sulla Cavour, una vasta gamma di pistole automatiche. I prodotti civili degli altri stand sono in genere di lusso, come gli aerei executive della Piaggio e della Blackshape.

Accanto alle armi esposte negli stand, ci sono sulla Cavour cinque caccia Sea Harrier a decollo verticale, quattro elicotteri, una settantina di fucilieri della Brigata San Marco e specialisti subacquei del Comsubin. La campagna navale infatti, oltre a promuovere le «eccellenze italiane», serve a «operazioni di contrasto alla pirateria» e all’«addestramento di personale militare» soprattutto in Africa. Per «l’assistenza umanitaria» ci sono a bordo della Cavour la Croce Rossa e le onlus Fondazione Francesca Rava e Operation Smile.

Una organizzazione perfetta. Si vanno a vendere altri armi ai paesi mediorientali e africani, dominati da oligarchie e caste militari, provocando un ulteriore aumento delle loro spese militari che comporterà un ulteriore aumento della povertà soprattutto in Africa.

Ogni cannone, ogni missile, ogni mitraglia venduta dai commessi viaggiatori della Cavour ai governi clienti significherà meno investimenti locali nel sociale e quindi altri migliaia di bisognosi, affamati e morti, soprattutto tra i bambini, per sottoalimentazione cronica e malattie che potrebbero essere curate. Tranquilli. Perché sulla Cavour ci sono anche gli «operatori umanitari» pronti a soccorrere i disperati che abbiamo contribuito a creare con il traffico di armi, per dimostrare quanto l’Italia sia sensibile e pronta ad aiutare «le popolazioni bisognose».

Nel Rapporto 2013 della marina militare si sottolinea che che le navi da guerra sono «ambasciatrici dell’Italia». Una nave come la Cavour deve essere considerata «proiezione del Paese, non solo come strumento militare ma anche come veicolo per promuovere i nostri interessi economici: la nave, dunque, quale simbolo vincente del Made in Italy» come dimostra «il successo commerciale della nostra industria per la Difesa». In tal modo la marina militare sponsorizza anche se stessa, dimostrando che spendere 3,5 miliardi di euro per una nave come la Cavour (che costa per un giorno di navigazione 200 mila euro) e altri miliardi per dotarla dei caccia F-35, significa fare un investimento per il «Sistema Paese».

Un paese che deve essere militarmente pronto alla «proiezione di capacità per intervenire là dove necessario», ossia a proiettare le proprie forze armate là dove sono in gioco gli interessi economici e politici delle potenze occidentali, in primo luogo degli Stati uniti. Non a caso la campagna navale italiana si svolge in Medio Oriente e Africa, due delle aree strategicamente più importanti per gli Usa e la Nato.

Una volta per accusare la vocazione naturale (per la sua collocazione geografica nel Mediterraneo), dell’Italia alla guerra, nonostante l’articolo 11 della nostra Costituzione, dicevamo «portaerei-Italia». E adesso l’Italia si è fatta portaerei.