La famiglia cambia, il Parlamento latita

Alessandro Baoli
www.cronachelaiche.it

Nella noiosa cronaca di questi giorni della ennesima crisi dei partiti, impegnatissimi a sopravvivere in qualche modo alla loro involuzione, sono – per ora – passate in sordina tre notizie che, messe insieme, denotano una volta di più come la società cambia e si evolve malgrado la politica; o per meglio dire, l’assenza della politica.

Visto l’immobilismo del Parlamento, che ancora non ha affrontato seriamente il tema delle unioni civili, il Consiglio nazionale del Notariato ha pensato di dare un segnale presentando la giornata dedicata ai “Contratti di convivenza”: un Open day che si svolgerà il 30 novembre in tutta Italia presso i Consigli notarili distrettuali. Dal 2 dicembre i notai stileranno, a favore delle coppie di fatto che lo chiederanno, degli accordi scritti di convivenza, che disciplineranno aspetti come la proprietà dei beni, il mantenimento del convivente ove necessario e il contributo alla vita domestica, implicando l’obbligo giuridico delle parti che sottoscriveranno l’atto.

A Bologna, intanto, il Tribunale minorile ha concesso l’affido temporaneo di una bimba a una coppia omosessuale, perché secondo i servizi sociali la coppia garantisce la stabilità affettiva e solidità economica di cui necessita il mantenimento della minore. La bimba conosce bene i due tanto da chiamarli “zii” malgrado non ci siano relazioni dirette di parentela, e l’affido si è reso necessario per il difficile contesto familiare in cui vive. Secondo Franco Grillini, storico leader dell’associazionismo glbt, «la decisione del tribunale di Bologna ha un forte significato politico, culturale e sociale e stabilisce finalmente che le coppie LGBT sono come le altre, fatto già acclarato da tonnellate di studi internazionali. Se poi si considera che la bimba conosce la coppia, si è ha una continuità del processo educativo e relazionale, quindi chiunque è in grado di svolgere bene un tale compito, deve poterlo fare, basta pregiudizi in base all’orientamento sessuale».

A Roma, infine, Ignazio Marino si è ufficialmente schierato a favore di matrimonio e adozioni per le coppie omosessuali. Il sindaco della capitale ha dichiarato di non aver paura «a pronunciare la parola matrimonio tra omosessuali. E non ho alcuna contrarietà anche all’adozione purché venga fatta nell’interesse primario del bimbo o della bimba». L’aula del Campidoglio affronterà a breve la proposta della maggioranza per istituire un registro delle unioni civili, sia etero che omosessuali.

In tutti i casi, scontate le reazioni di clero e clericali. Ad esempio Gianni Alemanno, ex sindaco della capitale che ha guidato la giunta più clericale degli ultimi decenni, ha affermato: «È il Parlamento nazionale che nel bene o nel male si deve occupare di queste questioni che per altro contrastano con quanto previsto nella nostra Costituzione repubblicana».

Ad Alemanno e ai suoi sodali sfugge che l’esistenza delle coppie di fatto e delle famiglie omo genitoriali sono realtà oggettive e in crescita, come certificato anche dall’Istat nel suo censimento, e una loro regolamentazione è necessaria e sempre più urgente, oltre che doverosa. Se sono altri poteri dello Stato o associazioni di categoria ad occuparsene, questa non può essere considerata un’invasione di campo. E’ piuttosto una supplenza alla latitanza della politica, nella quale i cattolici stessi sono piuttosto ben rappresentati: non ha senso rivendicare la centralità del Parlamento (questo è l’argomento preferito) quando il Parlamento non se ne vuole occupare, ed è pretestuoso il continuo richiamo alla Costituzione, quando questa non impedisce in alcun modo una regolamentazione della materia. Anche la Consulta e la Corte di cassazione si sono più volte occupate della questione: ad esempio la Cassazione ha recentemente affermato (sentenza n. 601 del 2013) che «è un mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Dunque, non ci sono alibi.

Allora, forse gioverebbe al dibattito che ognuno si prendesse le sue responsabilità; quella dei cattolici, in questo caso, è di togliersi la maschera di difensori del diritto costituzionale e della famiglia, e manifestare con onestà e chiarezza il loro proposito: tenere il paese ancorato al medioevo, legandogli al piede la pesantissima palla della loro ideologia reazionaria e disumana.