Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza di B.Manni

Beppe Manni
Gazzetta di Modena, 21 novembre 2013

Sono passati dieci anni dalla morte dei 19 carabinieri a Nassirya. Oggi finalmente ci ricordiamo anche degli iracheni uccisi in quel tragico attacco. Giuseppe La Rosa siciliano morto all’inizio di giugno è stato il 57° italiano ucciso in Afganistan. Il vescovo castrense, militare, lo ha chiamato eroe, ‘caduto in difesa dei poveri, contro il terrorismo e per la pace nel mondo’.

La nostra pace in verità

Noi occidentali ci vantiamo, giustamente, di aver costruito in Europa una pace che dura da 60 anni. Ma a quale prezzo: insieme ai Russi e Americani, abbiamo scatenato o almeno permesso, dieci guerre ai nostri confini dall’ex Iugoslavia al Medio Oriente all’Africa.

Facciamo fatica a chiamare eroi dei ragazzi che vanno a morire in Iraq per una guerra voluta da Busch, Blair e Berlusconi, Casini, Formigoni, Giovanardi ecc. assieme a cento parlamentari su prove false. Tutti corresponsabili e oggi ipocritamente parlano di eroi e di patria. “Dulce et decorum est pro patria mori” “E’ dolce e onorevole morire per la patria…” cantava Orazio nel 35 Avanti Cristo, lui che nella battaglia di Filippi aveva abbandonato lo scudo ed era fuggito a gambe levate.

Solo il papa Wojtila in quella volta urlò il suo disaccordo con la parola: “Fermatevi!”.

Una guerra che è costata un milione di morti e continua a mietere vite innocenti. Oppure in Afganistan l’eterno macello che per occupare vie strategiche di gas e petrolio manda al massacro la nostra “meglio gioventù”. E poi la Siria foraggiata dalle nostre armi super tecnologiche dove Russia, Cina, Iran, Francia Inghilterra, Usa e Israele giocano a far ammazzare mille civili al mese. Con il suo carico di sofferenze che spingono migliaia di profughi sulle nostre sponde: in Europa e in Italia si battibecca sul “problema” profughi e non ci si interroga sulle cause di questi dolorosissimi esodi.

Vengono chiamati interventi umanitari, missioni di pace, iniziative per esportare la democrazia….Abbiamo almeno il pudore di chiamarli con il loro vero nome. E non chiamiamo eroi, ma vittime, quei ragazzi che costretti dalla mancanza di lavoro accettano buoni ingaggi per costruirsi un futuro migliore.

Chiediamo al parlamento di affrontare con una discussione pubblica la nostra presenza militare all’estero per verificare quali sono veramente missioni di pace e quali invece interventi militari, contrari alla nostra Costituzione

Cari amici giovani nel fiore della vita massacrati a Nassirya dieci anni fa. A voi va tutta la nostra compassione. Non è un disonore se non vi chiamiamo eroi ma giovani sfortunati caduti sul lavoro. A voi va tutta la nostra solidarietà e vicinanza come al camionista che si addormenta sull’autostrada per le 24 ore di lavoro, o al muratore straniero che cade dall’impalcatura o come Mario elettricista di 41 anni fulminato sulle rotaie della Piacenza Milano.

Ma il mondo insanguinato da 100 guerre, ha bisogno di autentici costruttori di pace come padre Paolo Dall’Oglio gesuita, vhe è scomparso in Siria qualche mese fa. Stava lavorando per il superamento del conflitto siriano. Da trentanni era in Siria e viveva in una comunità composta di arabi ed europei. Impegnato nel dialogo cristiano-islamico. Era passato alcune volte anche da Modena. Non lo chiamiamo eroe ma senz’altro un uomo di pace.