La scienziata che si chiude nella sua torre di G.Romualdi

Giovanna Romualdi
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Leggo dall’Unità che la scienziata Elena Cattaneo, promossa recentemente a senatrice a vita dal Presidente della Repubblica, non ha partecipato al voto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, pur avendo trovato interessante il dibattito, perché la questione non riguarda la scienza.

Non mi interessa, come non interessa all’autore dell’articolo, il fatto che abbia o non abbia votato a favore della decadenza ma la motivazione della sua non partecipazione al voto: la questione non riguarda la scienza. ‘Ho partecipato a tutta la discussione, l’ho trovata interessante, ma ho deciso di non votare perché credo che la scienza non c’entri nulla” (essendo presenti nell’articolo le virgolette devo ritenere che siano le parole della senatrice). Perché? La scienza è una torre eburnea fuori dal tempo e dallo spazio? E perché una/uno scienziato viene nominato senatore/senatrice a vita? Solo per discutere di leggi e fondi da assegnare agli istituti di ricerca?

Si intrecciano dunque varie problematiche: innanzitutto il rapporto scienza/mondo. Mi viene innanzitutto in mente un saggio dello storico della scienza Kuhn “Le rivoluzioni scientifiche” che ripercorre – ma ovviamente non è il solo a farlo – le grandi tappe del percorso della ricerca scientifica evidenziando lo stretto legame anche con il contesto generale in cui prendevano campo le “rivoluzioni scientifiche”. Nel mio piccolo, insegnando scienze a livello di scuola media, cercavo sempre di evidenziare come la trasformazione energia termica/ energia meccanica era stata già scoperta ai tempi dei Faraoni ma, guarda caso, non era stata utilizzata perché si utilizzava la mano d’opera umana. Da questo breve e modesto ricordo, l’interrogativo se ancora oggi c’è chi pensa che la ricerca scientifica è al di sopra del bene e del male.

Non credo valga per la scienziata senatrice che in una sorta di lettera aperta a Presidente e Premiersu Repubblica legava lo stato della ricerca in Italia al problema del futuro delle giovani genrazioni e alle leggi in materia

Allora, seconda questione: il ruolo di una senatrice o di un senatore a vita. La senatrice voleva dire che non si sentiva preparata a prendere posizione? Non credo che i meriti scientifici o culturali possano di per sé significare una limitazione del loro contributo alla funzione del Senato della Repubblica italiana, semmai penso che il loro merito possa consentire di affrontare come cittadina/o consapevole se non tutte le questioni almeno quelle che riguardano proprio il senso dell’istituzione in cui sono convocati. Ora la decadenza o meno da senatore riguarda proprio l’istituzione Senato: quali donne e quali uomini devono svolgere il compito di senatrice/senatore secondo Costituzione? Non credo che ci voglia una laurea apposita o un corso di recupero. Si tratta di immergersi nella vita di donne e uomini con capacità di discernimento e attenzione ai problemi, ovviamente studiandoli. In questo caso, mi sembra, non c’erano in ballo questioni tecniche ma il principio de “la legge è uguale per tutti” e tutte.A parte l’immagine del senato che si vuol dare.

Terza questione: non basta essere donne per rappresentare le donne, nella loro pluralità di esperienze. Ma qui mi fermo e lascio ad altre il seguito.