Aborto proibito, la “Spagna nera” ritorna?

Angelo d’Orsi
www.micromega.net

Mentre le candele sugli abeti lanciano i loro messaggi di amore e pace universale, mentre le luci brillano invitandoci al rispetto e alla tolleranza, mentre i discorsi pubblici sciorinano ottimismo (ma cautela, perbacco!), mentre il simpatico card. Bergoglio, alias Francesco, papa della Chiesa cattolica, usa il linguaggio della “gente comune”, promettendo un’ecclesia che sia una vera comunità aperta ai poveri, ai sofferenti, ai malati, alle “coppie di fatto”, addirittura agli omosessuali (!), alle donne peccatrici (persino quelle che hanno abortito), nella cattolicissima Spagna, uno dei Paesi chiave dell’Europa, un governo di destra vara un decreto legge che, imponendo vessatorie clausole finanziarie, tenta di impedire di fatto ogni manifestazione di piazza, assolutamente fuori da ogni parametro della democrazia (anche quella più asfittica).

Lo stesso governo, guidato da un leader inquisito per corruzione, Mariano Rajoy, non contento delle malefatte proprie e del suo Esecutivo, approva un decreto che modifica la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, licenziando un testo repressivo e illiberale di cui non v’è esempio in nessun luogo civile. D’ora in poi, se il decreto ministeriale firmato dal ministro della “Giustizia”, Gallardon, sarà convertito in legge dalle Cortes, le donne potranno abortire solo in caso di violenza carnale e di rischio immediato di morte per la madre. Anche se sarà accertato che il feto soffre di malattie incurabili, e gravissime, anche se è un essere condannato a una semi-vita a spese della collettività, l’interruzione della gravidanza sarà considerata un crimine e perseguita penalmente.

Le prime proteste spontanee contro questo obbrobrio scoppiate in varie località spagnole, sono state represse con inaudita violenza, in particolare contro le donne scese in piazza, dalle forze “dell’ordine”, che si confermano dappertutto come forze dell’ordine padronale; e in Spagna, nella Spagna che sta tornando al tristo e triste panorama franchista, padronale vuol dire innanzi tutto clericale. Le immagini viste in Rete, di cinque, sei, sette energumeni in divisa che si accaniscono in ogni modo contro le ragazze che protestano civilmente, insultandole (si può immaginare con quali termini) e picchiandole selvaggiamente, per poi ammanettarle ruvidamente, e caricarle su un cellulare che le avrebbe condotte in camere di sicurezza, sono spaventose. Va anche ricordato, a papa Francesco, che si è giunti a questo decreto, dopo una lunga, pressante, aggressiva mobilitazione delle organizzazioni cattoliche spagnole, sostenute direttamente dalle gerarchie ecclesiastiche, contro le riforme progressiste di Zapatero, a cominciare proprio dalla legge sull’IVG approvata dal suo governo nel 2010. Aspetto dunque un cenno da papa Francesco. Magari telefonerà a qualcuna di queste donne coraggiose…

Ma aspetto soprattutto (forse con speranza altrettanto tenue) che l’Europa faccia sentire la sua voce: come ha scritto il Times di Londra “abuso di potere” . Sulla stessa linea altri giornali, liberali (democratici o conservatori) europei, da Die Welt a Le Monde. Tutti a far notare l’illiberalità di questa legge che, scrive ancora il Times, nel suo durissimo editoriale del 23 dicembre, rivela un atteggiamento tipico dei regimi totalitari, quando i governi pretendono di immischiarsi di faccende che riguardano la sfera più intima dell’individuo, e in particolare la coscienza delle donne, che vengono a trovarsi in situazioni difficili, talora drammatiche, che implicano scelte sofferte e conseguenze dolorose. Dolore, sofferenza e costi per la collettività, come esiti fin troppo facilmente prevedibili di questa legge di controriforma, se si considera che malattie gravissime (esempio l’idrocefalia), non saranno sufficienti per la liceità dell’interruzione della gravidanza.

Oltre tutto, si fa notare, tanto da osservatori spagnoli, quanto stranieri, che la grande maggioranza della cittadinanza è in Spagna favorevole alla legge attuale, approvata dal Governo Zapatero nel 2010, che consente l’IVG entro le prime 14 settimane, anche alle minorenni. La volontà che ispira la nuova legge è quella di una esigua minoranza di cattolici particolarmente e ferocemente oltranzisti, che guarda al sesso con ipocrita orrore, e che ritiene la famiglia tradizionale, monogamica coattiva, unita “dal sacro vincolo del matrimonio”, il baluardo della società: una società immobile, statica, retta da governanti ispirati da un dio vendicativo. Altri, più prosaicamente e realisticamente, fanno notare che i costi sociali dell’applicazione della legge Gallardon sarebbero insostenibili. Infatti, peggiorando la legge antecedente a quella approvata dal Governo Zapatero, risalente al 1985, la legge Gallardon elimina la possibilità di aborto in caso di gravi malformazioni o malattie genetiche del feto.

E che dire dei medici che non si adegueranno alla legge? Rischiano una condanna a tre anni di reclusione! Se oggi la cosiddetta obiezione di coscienza è già un inganno e una indecente speculazione, d’ora in poi solo pochi temerari oseranno aiutare le donne, di nuovo in segreto, rischiando di persona. In definitiva le conseguenze dell’applicazione del decreto, saranno terribili, per le madri, per le famiglie, per la società intera. Le donne spagnole saranno costrette a riprendere la strada di Londra o dell’Olanda per abortire. E la legge Gallardon segnerà un trionfo (del tutto effimero) del pseudo “partito della vita”, che in Spagna come in Italia, del resto, strepita, si agita, e già oggi, tenta con ogni mezzo, violenza compresa, di ostacolare le interruzioni volontarie di gravidanza, addirittura presidiando gli ospedali – non molti ormai – dove operano medici non succubi della volontà clericale, e non dediti all’ignobile ipocrisia dell’“obiezione”.

In generale è tipico del totalitarismo trasporre sul piano penale questioni che attengono alla sfera della coscienza, alla libertà della ricerca, dell’insegnamento, dell’informazione o del dibattito delle idee: si pensi al reiterato tentativo, tuttora in corso da noi, e già coronato da successo altrove, di punire penalmente la negazione o la “banalizzazione” della Shoah. In Spagna la situazione assume caratteri più gravi, proprio per l’evidente ritorno al franchismo, che si manifesta in ogni situazione, mentre la destra al potere, anche in molte comunità autonome (vedi Catalogna), sta smantellando in modo sistematico lo Stato sociale, a cominciare, tanto per cambiare, dalla sanità pubblica).

Trattasi di un “ritorno al passato”, come ha osservato Omero Ciai su la Repubblica,(20 dicembre) e come ha notato anche El País (21 dicembre), un passato peraltro peggiorato, perché queste due leggi di Rajoy si inseriscono nel processo di trasformazione della democrazia, che altro non è che una sua progressiva derubricazione in una nuova forma di regime oligarchico e autoritario.

Per ora, oltre a qualche commento giornalistico, solo un personaggio politico europeo di spicco, il ministro francese dei Diritti delle donne, portavoce del governo, la signora Najat Vallaud-Belkacem, ha preso una posizione netta e ferma, contro questo tentativo di ritorno indietro del diritto delle donne a disporre del proprio corpo. E la scrittrice spagnola Marta Sanz, in uno dei commenti più acuti e dolenti che mi sia capitato di leggere (El País, 24 dicembre), ha osservato che il Partito Popolare spagnolo, con questa legge, cambia il significato della parola vittima, approfondisce le distanze tra donne ricche (che potranno continuare ad abortire sia privatamente, sia all’estero) e donne povere, che dovranno farlo in modo clandestino senza alcuna protezione, rischiando la vita, mentre chi le aiuterà rischierà il carcere, e, infine, la legge chiude la porta a conquiste che hanno a che fare con la difesa della dignità umana: l’eutanasia, il diritto a una morte dignitosa, il diritto all’interruzione della gravidanza non desiderata, per le più varie ragioni. È insomma la “Spagna nera” che ritorna, dal suo passato, in nome di una modernità che vorrebbe assumere il segno della Croce: non a caso, un simbolo di sofferenza.

Un autorevolissimo neurochirurgo spagnolo, Javier Esparza, ha indirizzato una bellissima lettera aperta a Gallardon: “Nessuno ha il diritto di obbligare alla sofferenza”, esponendo pacatamente, sulla base della propria esperienza professionale, a che tipo di “vita” vanno incontro le creature affette da malformazioni congenite del sistema nervoso come l’idrocefalia o la spina bifida aperta e simili; un catalogo di orrori che i tifosi della “vita” dovrebbero leggere, studiare e imparare a memoria. Catalogo che prospetta una esistenza di pura, indicibile sofferenza a quelle creature, con un impiego enorme di risorse umane ed economiche per semplicemente tenerle in stato vegetativo o poco più, al netto della sofferenza. Nel finale della lettera, si legge: “Non credo che nessuna società abbia il diritto, e ancora meno potendo evitarlo, di caricare nessun essere umano con una sofferenza che va al di là dell’immaginabile. D’altra parte, ho sempre ritenuto che i Governi e le leggi debbano essere al servizio degli esseri umani per aiutarli, e non per castigarli e ancor meno per interessi probabilmente spuri”.