Vittime dell’ipocrisia dell’Occidente

intervista ad Alex Zanotelli, a cura di Carlo Lania
il manifesto, 31 dicembre 2013

«Rifletto da tempo sul pro­blema delle migra­zioni in chiave glo­bale. Siamo all’interno di un sistema economico-finanziario mon­diale che per­mette a pochi di diven­tare sem­pre più ric­chi a spese di molti morti di fame. Oggi circa il 20% della popo­la­zione, un miliardo di per­sone su sette, con­suma l’86% delle risorse. E soprat­tutto que­sto 20% ha in mano i soldi e può gestire il lavoro. Chiaro quindi che le per­sone vanno lì dove c’è la pos­si­bi­lità di avere una vita migliore. E’ il sistema che spinge la gente a migrare. Il para­dosso, anzi il dramma, è che le merci pos­sono pas­sare ovun­que, invece le per­sone no, anche se, ripeto, è lo stesso sistema che le obbliga a spo­starsi con il mirag­gio di una vita migliore. Allo stesso tempo si innal­zano muri, come quello tra Stati uniti e Mes­sico, oppure tra Israele e Pale­stina, o tra la Gre­cia e la Tur­chia, muri che ser­vono a bloc­care l’arrivo dei migranti. E dove que­sto non è pos­si­bile, come in mare, si prov­vede in altro modo, con le mis­sioni Fron­tex che ser­vono a bloc­care l’arrivo dei bar­coni cari­chi di dispe­rati. Sono le con­trad­di­zioni di que­sto sistema, che da una parte ti obbliga a migrare e dall’altra ti blocca alle frontiere.

Fron­tiere peri­co­lose. Padre Alex Zano­telli, secondo dati dell’Oim. l’Organizzazione inter­na­zio­nale per le migra­zioni, il 2013 è stato l’anno che ha fatto regi­strare il mag­gior numero di vit­time tra i migranti. In par­ti­co­lare al con­fine tra Stati uniti e Mes­sico e nel deserto dell’Africa occi­den­tale, lungo la rotta che porta fino in Libia.
Sì, spe­cie in Africa i morti sono tan­tis­simi. Ritengo che le vit­time del Medi­ter­ra­neo siano molte di più delle 20mila di cui si parla. Secondo alcuni studi tra il 2004 al 2008 sarebbe 42 mila, quindi pos­siamo imma­gi­nare che rea­li­sti­ca­mente più di 50 mila per­sone siano affo­gate nel Medi­ter­ra­neo. Senza con­tare quanti sono morti attra­ver­sando il deserto del Sahara. E’ un vero disa­stro quello che avviene in quella zone.

Si fugge dalla fame, ma anche dalle per­se­cu­zioni. Il 2013 è stato anche l’anno in cui, stando ai dati for­niti dall’Unhcr, si è regi­strato il mag­gior numero di profughi.
C’è pra­ti­ca­mente un intero con­ti­nente, l’Africa, in fuga. In Sud Sudan c’è una guerra civile in atto, così come in Cen­tra­frica. Gente che scappa da tutte le parti a causa della guerra o della fame. Da que­sto punto di vista dav­vero il 2013 è stato un anno estre­ma­mente pesante. Ricor­dia­moci che abbiamo tutto il Nord Africa per aria: dall’Egitto, che sta vivendo un momento dif­fi­cile, alla Tuni­sia, alla Libia. E poi il Mali, il Nord Nige­ria, il Niger, Ciad, Dar­fur, e ancora l’Eritrea con una dit­ta­tura che l’Italia sostiene. Sono tutte zone di una fra­gi­lità incre­di­bile, dalle quali le per­sone fug­gono e nes­suno riu­scirà a fer­marle. Uomini donne e bam­bini che arri­ve­ranno da noi, che noi lo vogliamo oppure no.

Eppure a fronte di que­sti drammi, l’Europa risponde con leggi che limi­tano sem­pre più gli ingressi.
Certo, per­ché si pre­fe­ri­sce la difesa dei pro­fitti anzi­ché quella dell’uomo. Ecco il tra­di­mento dell’economia e della finanza mondiale.

Ma è sem­pre stato così.
Si ma oggi è ancora peg­gio che in pas­sato, per­ché a gover­nare l’economia sono le ban­che il cui unico scopo è il profitto.

Le leggi però le fanno i governi.
E’ inu­tile par­lare dei governi. Chi decide vera­mente sono le ban­che, le mul­ti­na­zio­nali e le realtà finan­zia­rie. I governi sono solo dei para­venti utili a coprire le deci­sioni vere, che sono quelle economico-finanziarie. La poli­tica è subalterna.

C’è un’ipocrisia che carat­te­rizza l’occidente: chia­miamo «pro­fu­ghi» quanti scap­pano dalle guerre, ma non appena le stesse per­sone arri­vano in Europa, ecco che diven­tano «clandestini».
Que­sto vale soprat­tutto per l’Italia dove esite una legge assurda, la Bossi-Fini, che non rico­no­sce gli immi­grati come sog­getti di diritto ma solo come forza lavoro pagata a basso prezzo. E quando non ci serve più la riman­diamo al mit­tente. E’ la stessa legge che ha intro­dotto il reato di clan­de­sti­nità, una cosa gravissima.

Pensa che per quanto riguarda l’immigrazione la Chiesa abbia svolto fino in fondo il suo dovere?
Dob­biamo distin­guere, se par­liamo di Chiesa ita­liana oppure no. Su que­sto tema in Ita­lia la Chiesa sem­pli­ce­mente non c’è stata. Negli ultimi venti anni avrebbe dovuto cri­ti­care tutte le leggi sull’immigrazione, dalla Turco-Napolitano che ha intro­dotto Cpt, i cen­tri di per­ma­nenza tem­po­ra­nea per gli immi­grati, alla Bossi-Fini, ai decreti emessi da Roberto Maroni quando era mini­stro degli Interni. La Chiesa ita­liana avrebbe dovuto fare una cri­tica radi­cale di que­sto raz­zi­smo di Stato, ma così non è stato. Rin­gra­zio papa Fran­ce­sco per­ché è andato a Lam­pe­dusa dicendo: «Vengo a risve­gliare le vostre coscienze». Dove­vano essere i nostri vescovi ad andare a Lam­pe­dusa e dire le stesse cose, per­ché quello che avviene oggi su quell’isola è il risul­tato delle poli­ti­che adot­tate in que­sti ultimi venti anni. Da parte della Con­fe­renza epi­sco­pale, invece, è man­cata que­sta cri­tica. Ricor­dia­moci che la Costi­tu­zione ita­liana è stata scritta da pro­fu­ghi ed esi­liati poli­tici una volta rien­trati in patria dopo il fasci­smo e cita per due volte il diritto all’asilo poli­tico. Eppure dopo 60 anni di sto­ria repub­bli­cana non abbiamo ancora una legge sul diritto all’asilo politico.