Il pontificato di Bergoglio è un aiuto o un ostacolo alle lotte di liberazione dei poveri?

A cura di Massimo Silvestri
(Ha collaborato alla traduzione dei testi Maria Edoarda Trillò)

Care amiche e amici, un felice anno nuovo.

In questi tempi, sto chiedendomi quali potranno essere le conseguenze del pontificato di Bergoglio sui movimenti  popolari di liberazione, particolarmente in America Latina. Parlo di pontificato, perché il Papa Argentino è stato eletto da altri cardinali e sta lavorando  con cardinali; non è un uomo isolato.

Il mio amico Bruno Bellerate mi ha mandato molti scritti di persone entusiaste del nuovo papa, ma anche di uno che gli sta facendo critiche: proprio dal punto di vista dell’impatto che potrebbe avere sui movimenti di liberazione dei poveri. Si tratta di uno scritto di Rubén Dry, un ex-salesiano che si presenta come teologo della liberazione.

Lo mando perché possiate leggerlo e perché sia presente nel dibattito una voce critica sul papa. In questi tempi spesso mi chiedo cosa avrebbe detto Giulio Girardi su questo tema. Ma, sfortunatamente, non è più con noi. Perciò vorrei porre la domanda a compagne e compagni latinoamericani di Giulio, coinvolti attivamente nelle lotte di liberazione dei poveri. E a voi, che avete conosciuto Gulio, chiedo di cercare questi compagni facendo loro questa domanda.

Io mi pongo il problema come militante di sinistra che vive in mezzo ai poveri e si rende conto della necessità di una rivoluzione mondiale perché i diritti di tutti gli esseri umani siano rispettati. Perciò mi pongo la domanda per sapere se il pontificato di Bergoglio sarà un aiuto o un ostacolo alle lotte di liberazione.

Penso che per noi altri, che partecipiamo attivamente alle lotte di liberazione dei poveri, sia importante comprendere ciò che sta succedendo in Vaticano e nelle alte sfere del potere cattolico, per valutare i fatti recenti e non cadere ingenuamente in trappole. Mi pare che a volte intellettuali o associazioni cattoliche alternative hanno espresso il loro  entusiasmo verso il nuovo papa, senza essersi presi il tempo sufficiente per analizzare la situazione complessa nella quale si trova, in questi tempi di grave crisi di immagine, l’istituzione cattolica.

Mando questa lettera anche a Rubén Dry per chiedergli una documentazione di sostegno alle sue affermazioni. Ho incontrato Rubén in una casa salesiana del Belgio. Bruno mi dice che stava alla facoltà di teologia di Torino nel 1957-58 quando anch’io stavo lì, ma di ciò non mi ricordo.

Grazie a tutte e tutti quelli che mi hanno mandato una risposta.

Con amicizia.  Gerardo

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Rubén Dri da tempo ha smesso di essere quel chierico salesiano che predicava nel Chaco; il vento dei tempi di cambiamento lo ha portato ad inserirsi nel Movimento dei Sacerdoti del Terzo Mondo.

Senza sottana, ancora mantiene l’impronta pacifica di curato popolare e la trasmette dalla prima stretta di mano, ma questa affabilità scompare quando deve parlare del Papa Francesco o Bergoglio, come insiste nel citarlo, togliendogli tutta l’aria di santità che gli conferisce la sua attuale investitura.

Come teologo, Dri vede una sintonia con la sua designazione come successore di Benedetto XVI e la scelta della meta di questo primo viaggio all’estero del Capo della Chiesa Cattolica.

“In primo luogo, uno degli obiettivi nella nomina di Jorge Bergoglio è l’America latina, soprattutto i movimenti popolari latinoamericani”, afferma all’inizio. “Fondamentalmente il chavismo, Evo Morales in Bolivia, in Argentina il Kirchnerismo e quello dell’Ecuador”, assicura.

– Qual è la ragione?

– La preoccupazione che hanno la gerarchia ecclesiastica e il Papa è che questi movimenti sono movimenti politici con base popolare e che in più si prefiggono la promozione del popolo, ma a livello politico, che perciò genera potere popolare; ciò toglie  potere alla Chiesa. Perché il problema dei poveri “lo risolve la Chiesa”. Per questo la frase “una Chiesa povera per i poveri”. Per dirlo in altro modo: “I poveri sono della Chiesa”. E questi movimenti politici la stanno privando di questo ruolo; per questo, con Bergoglio, la Chiesa deve scendere su questo terreno a combattere con i movimenti politici. Ma in una maniera intelligente, non affrontandoli, bensì impostando il piano della chiesa attraverso una figura che deve essere attraente e Francesco si presenta in questo modo.

Io non so se ti sei reso conto che Bergoglio sorride… Qui non sapevamo questo, non lo abbiamo mai visto sorridere. E’ un gesto molto studiato, tutta la sua gestualità lo è. E’ una messa in scena, realmente. Soprattutto quello che fa rispetto alla povertà. E’ tutto pensato politicamente per presentare una faccia più attraente per i settori popolari, per gli umili, in modo da strappare i poveri ai progetti politici che ho menzionato prima e anche la clientela alle chiese pentecostali. Bergoglio sta combattendo nello stesso scenario. Cioè, mediaticamente, facendo un grande show come le chiese elettroniche. Cosicché non ci possiamo aspettare in nessun modo che la Chiesa Cattolica si evolva. Coloro che stanno aspettando una rivoluzione da lui stanno pensando che si possono produrre miracoli e che Bergoglio è nato da un cavolo; ma no, il Papa Francesco è il Bergoglio che noialtri  conosciamo. E’ lo stesso che qui ha cercato di fare la politica che ora sta sostenendo dal Vaticano, con molte più possibilità perché ha altri strumenti.

– Quando è stato nominato ha generato molte aspettative, per essere latinoamericano e in più argentino, e si è dimenticato forse che la Chiesa Cattolica argentina è una delle più conservatrici.

Questo spiega la sua preoccupazione primaria di mettere in ordine le finanze vaticane prima di altre questioni che domandano i cattolici da subito?.

Il Vaticano è un problema molto serio per la Chiesa.

Se non c’è un minimo metodo Bergoglio non può mandare avanti questa lavata di capo di cui ha bisogno l’istituzione religiosa.

Naturalmente egli non rinuncerà allo IOR (Istituto per le Opere Religiose).

Non so perché la Chiesa deve avere una banca, che in più è un nido di corruzione, di lavaggio di denaro, eccetera.

Perciò deve fare ordine e Bergoglio è l’unico che forse possa farlo.

Ora, quello che vediamo è che prende misure molto gravi. Per esemplo, la nomina di Rodrigo de Madariaga, il vescovo golpista dell’Honduras, come coordinatore della Commissione di Otto Cardinali.

Poi ci sono altri tre accusati di avere protetto pedofili. Se la commissione cardinalizia che deve purificare la Santa Sede è composta da questi personaggi…

 

D’altro lato canonizza Giovanni Paolo II assieme a Giovanni XXIII, che sono due modelli di Chiesa completamente contradditori.

Karol Wojtyla ha solo distrutto tutto quello che si era costruito nella linea di Angelo Roncalli.

Allo stesso tempo canonizza il successore di Escrivá de Balaguer, dell’Opus Dei, e mostra dove va la costruzione della sua Chiesa.

Ossia, quella di Bergoglio è la stessa di Wojtyla e Joseph Ratzinger.

In parte ha una gran somiglianza con Giovanni Paolo II, che maneggiava molto bene i simboli, era un attore.

Francesco pure utilizza convenientemente i gesti, in questa idea di avvicinare la Chiesa al popolo, ma un proposito di trasformazione non si vede in nessun modo.

 

– Senza dubbio, il brasiliano Leonardo Boff si è congratulato per la sua elezione…

– Boff si presenta come padre della Teologia della Liberazione, che non ha paternità perché è sorta dalla pratica e dall’impegno politico, sociale, religioso, di sacerdoti, suore e laici.

Egli si entusiasma tanto con la pastorale di Bergoglio e lo pone nella linea della Teologia della Liberazione, ma in un percorso popolare, e chiarisce che aspetta la liberazione con la partecipazione dei poveri contro una Teologia della Liberazione marxista, che cerca la soluzione nelle strutture politiche. Che succede? Boff ha scoperto che il problema della povertà in America latina non si risolve politicamente, se non con la carità? Questa è esattamente la teoria di Bergoglio. Contro la risoluzione politica di questa questione, che è l’unico strumento che può ottenerla.

– Allo stesso tempo, Frei Betto ha una visione diametralmente opposta a quella di Boff e è più pessimista.

– Così è, Frei Betto ha chiesto a Francesco che definisca cos’è ciò che vuole realmente e dia risposta a temi come il celibato, il divorzio, l’aborto e denunci realmente quali sono le cause dello sfruttamento in Latinoamerica. Dovrebbe rispondere anche per altre questioni come i diritti umani. Si è sentito qualcosa sui diritti umani? Ha detto qualcosa sui  desaparecidos in Argentina? A Estela de Carlotto ha dedicato due o tre minuti in una piazza pubblica e al Momo Venegas dispensa altro tempo e trattamento. Questo evidenzia chiaramente una posizione politica-ecclesiastica che non ha niente a che vedere con una trasformazione profonda della Chiesa.

– Se uno fa un’analisi geopolitica della regione, la designazione di Bergoglio come Papa è in consonanza con l’impulso degli Stati Uniti all’Alleanza del Pacifico (Colombia, Perú e Cile) che cerca di tener stretti i governi popolari sorti in Sudamerica. Sarà Francesco parte del cerchio di contenzione che cerca Washington?

– Non ho il minimo dubbio che è così. Da un lato c’è questa tenaglia del Pacífico e dall’altro c’è Bergoglio. C’è un’analogia col papato di Giovanni Paolo II, alleato di Ronald Reagan e Margareth Thatcher contro il comunismo. Ora la Chiesa non è contro i comunisti, ma cerca di far fronte ai movimenti popolari latinoamericani che discutono su un’alternativa al capitalismo, con trasformazioni molto profonde. Anche il kirchnerismo, che non mostra chiaramente verso dove andiamo, è riuscito ad avanzare su diritti che erano impensabili, come il matrimonio ugualitario, qualcosa che va totalmente contro il pensiero di Bergoglio. Basta vedere il documento diffuso ad Aparecida (Brasile) dove è segnalato come qualcosa di abominevole.

– Se il matrimonio ugualitario si discuterà oggi sarà difficile da approvare?

– Non uscirà dal Congresso. Con questo Papa sarà molto difficile che cose come queste si ottengano, ad esempio qualcosa che è in sospeso come è l’aborto. La sua influenza è molto maggiore, ora che ha tanto potere.

28 luglio 2013. Miradas al Sur

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Stimate amiche e amici,

Francois Houtart mi ha autorizzato a diffondere la lettera spontanea con la quale ha risposto alla mia domanda sul significato del PONTIFICATO DI BERGOGLIO per i movimenti popolari di liberazione.

Non si tratta di un’analisi approfondita, come lui precisa, ma le sue considerazioni mi sembrano degne di essere diffuse per comprendere ciò che ci si può aspettare e non ci si può aspettare da Bergoglio

Mi pare che occorra avvicinarsi a questo fenomeno con uno spirito critico.

Approfitto dell’occasione per chiedere ad Alejandro Cussianovich e Benito Fernandez se permettono che siano diffuse le loro lettere.

Cordialmente,

Gerardo.

 

Caro Gerardo,

è stata una vera gioia ricevere il tuo messaggio e i tuoi auguri per l’anno nuovo. Ti ringrazio molto e spero anche che quest’anno sarà per te spiritualmente fruttuoso.

Ti scrivo da Quito, dove mi trovo alla Fondazione Pueblo Indio dell’Ecuador, opera di Monsignor Proaño.

Sono stato per Natale in Nicaragua, dove ho incontrato Miguel D’Escoto e Uriel Molina.

Il testo di Ruben Dri è senz’altro duro. Lui è argentino e conosce meglio la realtà del luogo, ma a sua volta, può avere subito l’influenza delle dinamiche interpersonali che caratterizzano la società locale. Comunque, è sempre stato molto coerente nel suo impegno sociale e cristiano.

Il ragionamento che lui sviluppa non manca di una certa logica. E’ un fatto che durante il tempo della dittatura in Argentina, il papa attuale ha agito con comportamenti di protezione istituzionale più che profetica. Durante quest’epoca sono stato varie volte in Argentina e ho conosciuto tanti vescovi che appoggiavano il regime militare, e anche altri, come Angellini, che fu assassinato dal regime. Io sono stato invitato da padre Bergoglio, a quel tempo rettore del seminario, per tenere una conferenza sulla Gaudium et Spes. Mi ricordo di certi punti di disaccordo, ma non di una difesa dei militari.

 

Il discorso di Francesco I sui poveri non è proprio innovatore e resta nella linea della dottrina sociale della Chiesa, senza analizzare in profondità le cause e i meccanismi. E’ lo stesso a proposito del capitalismo, condannato per i suoi effetti e non per la sua logica. E’  la differenza con la Teologia della Liberazione, che a questo proposito, utilizza esplicitamente un’analisi di classe, mentre la Dottrina sociale tradizionale della Chiesa fa un’analisi implicita in termini di strati sociali, ponendo la soluzione nella collaborazione di ciascun strato sociale per costruire il bene comune. Oggi a Roma ci sono teologi che parlano della  “buona Teologia della Liberazione”, quella che ha abbandonato tutti i riferimenti marxisti, come strumento di lettura della realtà sociale.

Anche il ruolo affidato dal papa al cardinale dell’Honduras per il rinnovamento della curia, richiama l’attenzione. Egli fa un forte discorso anti-capitalista e sta a capo della Caritas Internazionale. Ha comunque appoggiato il colpo di stato (che anche l’ambasciatore degli Stati Uniti, che ho incontrato poco tempo dopo, in una Commissione dei Diritti Umani, stava condannando). I movimenti sociali sono stati duramente repressi e l’oligarchia honduregna, ha festeggiato la sua vittoria utilizzando un linguaggio religioso per farlo. Era penoso notare la collera popolare contro il cardinale.

Inoltre, una reale riforma richiederebbe la soppressione della banca del Vaticano e non la sua riorganizzazione.

Dal punto di vista politico, alcuni segnali sono inquietanti, come la beatificazione delle vittime dei Repubblicani spagnoli senza una parola sulle vittime del Franchismo, l’udienza privata concessa a Capriles, l’oppositore venezuelano, la benedizione della rappresentante delle Dame in Bianco di Cuba.

Ma l’opposizione al bombardamento annunciato dalla Siria, la visita all’isola di Lampedusa e le posizioni del papa sull’emigrazione, sono sicuramente atti positivi, con una dimensione politica. La questione è: fin dove arrivano le conseguenze delle parole e degli atti simbolici.

Ciò che si può aspettare da Francesco I, non è di essere un promotore della Teologia della Liberazione, se non di aprire alcuni spazi che permettano, per ragioni pastorali, un certo pluralismo nella chiesa e questo, nel panorama dell’istituzione ecclesiastica attuale e dei suoi impegni sociali e politici del passato recente, sarebbe un passo avanti.

Queste sono alcune riflessioni provvisorie e da approfondire.

Un saluto molto cordiale,
François

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intervento di Alejandro Cussianovich (Perù) 

Grazie Gerardo:

Mi pare fondamentale che tu faccia circolare il pensiero di Rubén Dry.

Dal principio ha avuto reazioni molto critiche in America Latina rispetto a Bergoglio. Certamente ha uno stile francamente populista, nel senso politico dell’espressione. Come tutti i populismi si presenta come aria fresca, e se a ciò aggiungiamo che queste arie esasperano le destre conservatrici e suscitano entusiasmi in settori di base meno politicizzati, possiamo comprendere i sentimenti che i capi di qualunque populismo suscitano. Al papa polacco serviva, per mantenere un Vaticano francamente anticomunista,… che applaudisse il Consenso di Washington!!. A questo papa argentino si chiede di spegnere gli entusiasmi per venti come quelli che soffiano in alcuni paesi della Regione. Non gli è estranea l’Alleanza dei Paesi del Pacifico. Vedremo se la Bachelet raffredderà un poco questo nuovo intento di sottomettere ancor più l’America Latina ai piani dell’impero.

Ciò che mi preoccupa in primo luogo è che Bergoglio sia stato eletto il personaggio dell’anno. E, in secondo luogo, che non sento maggiori critiche o per lo meno quello che per i greci era la sospensione di giudizio, dei movimenti sociali di fronte a tutto questo spettacolo. Mi muovo tra evangelici molto ecumenici, ma non li vedo tanto entusiasti con queste novità gestuali vaticane.

Un abbraccio affettuoso e i migliori auguri per il Mojoca nel 2014.

Alejandro

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intervento di Benito Fernandez (Bolivia)

La Paz 2 gennaio 2014.

Ciao Gerardo:

Grazie per ricordarti di noialtri, e…grazie per il testo di Rubén Dri.

La mia prima reazione: non sono tifoso di Papa Francesco, e condivido alcune delle idee di Ruben, ma ho l’impressione che Ruben Dri sia “ideologizzato”.

Questo vuol dire che il luogo da dove parla e critica Bergoglio non sono i movimenti di liberazione dei poveri e le loro genuine aspirazioni di liberazione ma le ideologie di sinistra, terribilmente oppressive, che esistono al giorno d’oggi nella nostra America.

Quella che conosco di più appartiene a Evo Morales, che cerca di dividere l’unica organizzazione che ancora resiste alle sue politiche autoritarie e datrici di prebende. Nel governo di Morales la violazione di diritti umani, individuali e collettivi, è pane nostro quotidiano.

Per questo le distinte forze politiche cercheranno di rigirare Papa Francesco in funzione dei loro interessi.

Evo Morales e Cristina Kirchner, nemici tradizionali della Chiesa Cattolica, sono andati a inginocchiarsi e a parlare con Bergoglio.

Evo Morales cercherà la rielezione quest’anno, e diffonde l’immagine di devoto cattolico che parla e condivide ideali col Papa Francesco.

Frei Betto non ha smesso di essere un difensore del regime oppressivo castrista, anche se ha intuizioni molto interessanti.

Mi identifico più con Leonardo Boff.

Questo per il momento.

Un abbraccio grande per te e il MOJOCA, con cui  mi sento profondamente identificato.

Benito F.