L’Angolo della GRU: “Generazioni da non sprecare” di A.Bifulco

Aldo Bifulco
Cdb Cassano – Napoli

Era il 2003 quando manifestavo il timore che una visione rigidamente “neoliberista” stesse sacrificando sull’altare del mercato, il nuovo “idolo crudele”, carne giovanile, intere generazioni.  E solo qualche anno fa  Mario Monti, con il suo linguaggio “freddo e crudo”, dichiarava che qualche generazione era ormai perduta e che era meglio concentrare gli sforzi sui giovani- giovani. Infatti quando si parla di disoccupazione, di precarietà e di interventi per il lavoro, si fa riferimento ad una età sotto i trenta anni. Condannando così all’inesistenza tutti gli altri, a prescindere dagli studi effettuati, i sacrifici, le competenze.

Ed io perciò intervisto Egidio Addeo, uno  di essi. E sono tanti quelli di mia conoscenza.

Ho 38 anni, sono originario di Palma Campania, vivo a Napoli da 8 anni, sono laureato  in Scienze naturali ed appassionato di botanica e cartografia. Sono cresciuto in campagna e  fin da piccolo ho sempre aiutato i miei genitori e parenti nei lavori a contatto con “la terra”. Tutto ciò mi manca ed è stato  proprio il “bisogno di verde” a portarmi a Scampia.

In effetti sei ormai un punto di riferimento, per competenze e professionalità”, ma anche per passione, nelle esperienze che riguardano gli “orti a Scampia”, in particolate al Carcere, al Centro diurno “la Gatta blu”, al TAN. Ti chiedo qualche considerazione su queste esperienze.

Esperienze diverse ma che hanno in comune lo stesso obiettivo “coltivare persone, coltivando la terra”. L’esperienza nel  carcere è stata molto coinvolgente sia da un punto di vista relazionale che emotivo, si è creato un legame quasi con tutti i detenuti che hanno partecipato al Progetto. Si è aperto un mondo nuovo, fatto di tempo recuperato e di tante storie diverse, di piccole soddisfazioni ed anche qualche delusione. Un’esperienza che porterò sempre con me.  L’esperienza al TAN ha per me un carattere formativo perché cerco di acquisire e di trasmettere quante più competenze possibili anche mettendo in atto varie tecniche di coltivazione e coltivando diverse tipologie di ortaggi. Sta diventando una bella realtà ed un piccolo sogno che si avvera: avere un fazzoletto di terra dove poter coltivare per sé e i propri cari. Alla “Gatta blu”  mi diverto molto a vedere l’impegno e la dedizione che le persone del Centro mettono nel coltivare e trasformare in modo accogliente quel piccolo spazio a disposizione. E poi gli incontri mensili conviviali rappresentano un momento di scambio e di integrazione tra vissuti diversi veramente esaltante.

Pensi che l’agricoltura di qualità possa avere un ruolo nello sviluppo del nostro paese?

Più della metà delle terre destinate all’agricoltura servono a produrre cibo per gli animali, e del restante solo una piccola porzione è destinata alle produzioni biologiche, biodinamiche e a lotta integrata. Bisognerebbe aumentare la superficie destinata all’agricoltura di qualità, riqualificando le aree marginali, a ridosso delle città e affidarle a giovani (in senso ampio), contribuendo così a creare nuovi posti di lavoro e a salvaguardare il nostro territorio martoriato da politiche scellerate e da azioni criminali.

Quel senso ampio” richiama l’approccio della politica con il precariato?

Io faccio parte di quella generazione sulla quale è stata sperimentata la cosiddetta la cosiddetta “flessibilità” che di fatto ha portato “una precarietà cronica”. Quella generazione che non vedrà mai una pensione decente, che cerca di sopravvivere tra cento lavoretti più o meno qualificati. Quella generazione che è stata illusa con l’affermazione che se ci fossimo laureati un lavoro adatto alle nostre competenze prima o poi l’avremmo trovato. Per tanti di noi non è stato così. Almeno per ora!

Tanta passione, tanta competenza sono risorse da non sprecare. Queste storie,  queste vite non possono essere cancellate con tanta superficialità.  Anche in nome della tanto “sbandierata”…meritocrazia!