Nell’Italia della crisi, crescono gli stranieri. Ma anche il loro disagio

Redattore Sociale
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Presentato il 23° Rapporto Caritas/Migrantes. Gli stranieri nel nostro Paese sono 4,3 milioni, il 7,4 per cento dell’intera popolazione. Profondi i loro svantaggi su lavoro, casa e istruzione.

Cresce la componente straniera in Italia, un aumento dovuto non solo agli iscritti dall’estero ma anche ai nuovi nati da genitori non italiani che nel 2012 raggiungono quasi le 80 mila unità (il 15 per cento del totale delle nascite in Italia). Se poi a questi si aggiungono i figli nati da coppie miste si arriva a poco più di 107 mila nati da almeno un genitore straniero. Lo sottolinea il XXIII rapporto Immigrazione 2013 di Caritas-Migrantes presentato oa Roma.

Lo studio evidenzia che all’inizio del 2013 gli immigrati erano 4.387.721 (7,4 per cento sul totale della popolazione italiana) con un incremento di oltre 334 mila unità (+8,2 per cento) rispetto all’anno precedente. Nello specifico, l’incremento degli stranieri residenti è dovuto al crescente volume delle nascite di bambini stranieri e al numero di iscritti dall’estero. Nel 2012, infatti, nonostante si sia registrata una diminuzione del 9,3 per cento degli iscritti dall’estero rispetto al 2011, il numero è stato comunque pari ad oltre 321 mila persone.

Ad aumentare sono soprattutto le donne immigrate che oggi costituiscono il 53 per cento degli stranieri residenti in Italia anche grazie alle varie regolarizzazioni che hanno certamente favorito l’emersione di una rilevante quota di lavoratrici impiegate nel settore domestico. Relativamente alle provenienze, l’immagine che si ottiene all’inizio del 2013 è simile a quella degli ultimi anni quando, tra gli stranieri, i cittadini romeni sono la principale collettività immigrata con un numero che si avvicina al milione di residenti pari al 21 per cento del totale. In generale, in Italia ogni 10 cittadini stranieri residenti circa 3 sono comunitari.

Gli svantaggi degli stranieri. Lavoro, casa e istruzione: nell’Italia della crisi, la condizione degli stranieri è in evidente svantaggio rispetto agli italiani. Secondo il rapporto, il rischio di povertà interessa circa la metà delle famiglie immigrate, con un’incidenza più che doppia rispetto alla situazione delle famiglie italiane. “Il reddito mediano delle famiglie immigrate è solo il 56 per cento di quello degli italiani. Tutti gli indicatori di deprivazione materiale, inoltre, riportano una forte penalizzazione della componente straniera che, ad esempio, risulta incapace di pagare con puntualità affitti e bollette praticamente in un quarto dei casi”.

Nell’ambito lavorativo si assiste a una situazione paradossale. “Nonostante continuino ad aumentare gli occupati (seppure in misura inferiore rispetto al passato) – spiega il rapporto -, crescono contemporaneamente anche i disoccupati e gli inattivi (più che nel passato)”. Un fenomeno che varia, inoltre, da settore a settore e se per l’industria e le costruzioni si registra una contrazione della domanda di lavoro riservata ai lavoratori stranieri, in altri ambiti, come i servizi alla persona, l’occupazione continua a crescere.

La presenza degli alunni “stranieri” nelle scuole italiane nell’anno scolastico 2012/2013 è di 786.630 unità, ovvero 30.691 in più rispetto all’anno precedente, ma al dato va aggiunto un appunto. Cresce infatti la presenza di alunni con cittadinanza straniera che sono nati in Italia: “costituiscono ormai quasi il 50 per cento del totale – spiega il rapporto -. Questo significa che un alunno su due è straniero solo sulla carta”. Non mancano, però, le difficoltà anche in questo settore. “Il 38,2 per cento del totale degli alunni stranieri che frequenta la scuola italiana si trova in una situazione di ritardo scolastico”. E al crescere dell’età aumenta il disagio.

Stranieri e criminalità. Secondo il rapporto Caritas-Migrantes gli stranieri commettono principalmente reati contro il patrimonio o legati allo spaccio di droga, ma in generale gli stranieri occupano, anche nella criminalità, posizioni di prevalente manovalanza commettendo crimini meno remunerativi, ma più visibili, o comunque diretti a procurare un vantaggio economico immediato. Lo studio evidenzia che i dati sulle denunce, le detenzioni, distinte per tipologie di reati e nazionalità al primo gennaio 2013, non fanno registrare dei cambiamenti rispetto agli anni precedenti, se non una tendenza all’incremento tutto sommato contenuto che si è registrato sia fra le denunce ascritte agli stranieri (276.640 nel 2011) che al numero dei detenuti (23 mila) soprattutto se paragonati all’incremento della popolazione residente.

Un rapporto diverso, nel segno della continuità. Il rapporto, quello di quest’anno, che è il frutto del nuovo corso intrapreso. Dal 2013, infatti, Caritas e Fondazione Migrantes inaugurano una nuova fase della loro collaborazione sugli studi e gli approfondimenti in materia di mobilità verso l’Italia. I due organismi della Conferenza Episcopale italiana hanno ritenuto di intraprendere un nuovo percorso per lo studio della mobilità che privilegi l’osservazione delle varie realtà locali partendo dalla ricca rete delle sedi diocesane fino ad arrivare ai vari riferimenti istituzionali e associativi sul territorio nazionale e internazionale. “Superando l’ottica prettamente statistico-quantitativa nella lettura del fenomeno migratorio – si legge nella prefazione del rapporto – per aprirsi a un’analisi più qualitativa”.