Tsipras. L’uomo che ha sedotto la nuova sinistra europea

Ettore Livini
www.controlacrisi.org

Il telefono del “nemico pubblico numero uno dell’Europa” (copyright del sobrio “Der Spiegel) – al secolo Alexis Tsipras – in questi giorni è caldissimo. Piovono appelli dall’Italia dopo che una nutrita fila di intellettuali tricolori (Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale) l’ha candidato come leader di una lista civica per la poltrona di presidente della Commissione Ue. Grandinano chiamate dal Parlamento di Atene, dove il debolissimo governo di unità nazionale greco traballa a ogni votazione. Mentre lui – l’enfant prodige della sinistra radicale ellenica – si gode sotto una vecchia fotografia della “Giornata Mondiale 1997 della Rivoluzione Cubana” i sondaggi che danno Syriza, il suo partito, in vantaggio in caso di voto anticipato.

Elefterias 1 (Piazza della libertà, quando si dice il caso) è un piccolo villaggio di Asterix nell’Europa della Troika. Quattro anni fa questo grigio edificio di sette piani a due passi dalle mense dove sono in fila le famiglie che non ce la fanno più era la sede della sinistra più litigiosa e divisa d’Europa. Una decina di sigle, movimenti e fazioni con il virus della scissione (una faccia, una razza…), in eterna lotta tra loro e con percentuali alle urne vicine al prefisso telefonico. Oggi è cambiato tutto. Le mille sigle unite solo dalla falce e dal martello sono sparite. Sostituite dalla bandiera di Syriza. Le proiezioni accreditano il partito del 32%, ben davanti al centrodestra di Nea Demokratia. E nell’Europa dei mercati e dei populismi di destra, la Grecia potrebbe diventare alle prossime elezioni (in teoria il 2016) il primo e unico laboratorio di alternativa ai dogmi di Ue-Bce e Fmi.

Il merito del miracolo è proprio di Alexis Tsipras. Quarant’anni, un sorriso contagioso e una cronica allergia alle cravatte. L’uomo è riuscito a far risorgere la sinistra radicale greca, cui ora quella italiana a caccia di simboli vuol affidare le chiavi di un pezzo del suo futuro. La sua è una storia da predestinato e da enfant prodige. A quindici anni, notata la sua capacità oratoria e retorica in assemblea, viene reclutato dal Partito Comunista pro-sovietico.A 20, mentre studia ingegneria civile al Politecnico, la culla di tutto l’estabilishment nazionale, è pragmatico leader delle proteste universitarie. Nel 2006 Alekos Alavanos, numero uno di Syriza, lo candida poco più che trentenne a sindaco di Atene. Parte outsider con un bassissimo bacino elettorale. Batte a piedi la Plaka, i quartieri di Monastiraki, Neo Psychico e Kessariani con lo sloga “Rivoltiamo questa città”. E raccoglie tra lo stupore generale il 10,5% dei voti. Da allora non si è più fermato. Nel 2008 ha sostituito Alavanos alla guida del movimento. Ha visto aprirsi la voragine nei conti greci, ha assistito all’arrivo della Troika e al varo della politica lacrime e sangue imposta al paese da Ue, Bce e Fmi. “No al memorandum con la finanza internazionale”. “Basta sacrifici”. “No all’Europa della finanza, sì a quella della solidarietà e degli investimenti” ha tuonato per mesi da palchi e tv mentre l’austerity faceva disastri (il Pil ellenico ha perso il 25% dal 2008, la disoccupazione è arrivata al 27%). E alle elezioni del 2012 Syriza è diventato il secondo partito del paese con il 17% dei voti.

Lui non è cambiato. Lo stile è sempre lo stesso. Preferisce comizi e manifestazioni di piazza a Twitter e ai social. E si è abituato agli “esami del sangue” cui è sottoposto da un mondo – quello della finanza – che vede come fumo negli occhi i suoi successi. La Jp Morgan ha appena dedicato una preoccupata analisi sulla sua possibile premiership. Il capo della delegazione Ue in visita in questi giorni l’ha definito “inaffidabile e non propositivo” dopo che lui aveva snobbato l’inaugurazione della presidenza greca della Commissione. Tsipras ci ha fatto il callo. Ha ammorbidito i suoi toni sull’euro (“dobbiamo rimanere nella moneta unica”) ma ha continuato – con successo a giudicare dai sondaggi – la sua crociata contro l’Europa dei mercati e della Troika. La strada per la presidenza Ue, ovvio, è in salita. Ma il Parlamento di Syntagma e a un passo. Vincere per Tsipras e per Syriza – dopo anni di durissima opposizione contro lo screditato sistema politico ellenico – è possibile. L’unico problema sarà gestire la vittoria. Il virus della scissione è addormentato ma non morto. E il 30% del suo partito è appena tornato a chiedere il ritorno della Grecia alla dracma…