Laicità: nuovo governo, stessa musica

Alessandro Baoli
www.cronachelaiche.it

Qualcuno all’indomani del voto del febbraio 2013 aveva esultato per l’elezione del «Parlamento più laico della storia», con riferimento alla nutrita truppa di grillini entrata a Montecitorio insieme a quelli di Sinistra ecologia e libertà, e a una – piccola e fluttuante – quota di parlamentari del Partito democratico. Più forse qualche cane sciolto dall’altra parte dell’emiciclo.

Dal punto di vista meramente numerico un’osservazione del genere aveva qualche fondamento, ciò nonostante si poteva vedere da subito che l’entusiasmo era assolutamente ingiustificato, perché non ha tenuto conto di un dato fondamentale: non c’era – e ancora non c’è – una maggioranza “laica” bastante a governare, tanto che si è dovuti arrivare al peggior compromesso possibile, le famigerate “larghe intese”. Anche grazie agli stessi Cinque stelle, che pure su molti temi laici paiono avere le idee chiare: si sono rivelati una volta di più ininfluenti, vittime del dogmatismo del Movimento, calato dall’alto, che impone loro di mettersi all’angolo con le braccia incrociate pur di non “mischiarsi con la casta”.

Le larghe intese si sono rivelate un’autostrada larghissima aperta di fronte ai soliti ricattatori politici, portatori di interessi lobbistici di ogni tipo, a cominciare – come sempre – da quelli clericali e cattolicisti: persone addestratissime da sempre a fare i guastatori anche solitari, come dei Rambo papali in grado da soli di sconfiggere un esercito.

Perché basta anche un solo cattolico messo al posto giusto a vanificare ogni aspirazione alla costruzione di una società giusta, fatta di cittadini portatori di eguali diritti.

E’ finito malamente Enrico Letta, che su fronte della laicità non ha fatto niente di niente; se escludiamo quella figura barbina di uno che è andato fino a Sochi, a casa del regime omofobo di Putin, a rendersi ridicolo nel ribadire il suo impegno contro le discriminazioni contro le persone omosessuali, un impegno inesistente in patria. Adesso tocca a Matteo Renzi, e alla sua spregiudicatezza e sconfinata ambizione: non gli basteranno comunque a fare nulla di laico, avendo – come il defenestrato Letta – bisogno del voto del Nuovo centro destra, nel quale militano gente come Quagliarello, Lupi e Giovanardi. Il segretario Alfano, per esempio, ha appena ribadito, una volta di più, che le unioni civili non sono una “priorità”: il che, tradotto in lingua corrente, vuol dire che per lui e il suo partito non lo saranno mai.

Quindi, possiamo tranquillamente concludere che l’occasione d’oro del «Parlamento più laico della storia» è stata sprecata, come facilmente prevedibile. Mettiamoci l’anima in pace e speriamo nella prossima legislatura.