San Geminiano patrono di Modena, Teodosio imperatore e la nascita dell’intolleranza? di B.Manni

Beppe Manni (Cdb Villaggio Artigiano)
Gazzetta di Modena, 11 febbraio 2014

Nella primavera del del 390 Geminiano vescovo accompagnato dal presbitero Aprico si incammina verso Milano chiamato dal vescovo Ambrogio per partecipare al Sinodo che condannerà il monaco Giovinianov La strada ad occidente di Mutina era stata costruita due secoli prima e portava verso Mantova. E’ stata ritrovata a cinque metri di profondità durante gli scavi per il parcheggio al Novi Sad. Oggi la possiamo ‘ripercorrere’ perché è stata ri-montata sul prato. Allora si snodava su un paesaggio molto diverso dall’attuale: a pochi miglia dalla città c’erano solo pascoli, boschi e e molte paludi per le continue inondazioni dei due fiumi gemelli Secchia e Panaro, ‘allora’ mal contenuti in argini precari.

Il viaggio fu faticoso e pieno di pericoli perché l’Impero Romano era in frantumi e la sicurezza delle strade incerta. Costantino pochi anni prima nel 313 e Teodosio nel 380, avevano liberalizzato e dichiarata religione di stato le fede cristiana.

Da subito come si evince dagli atti del sinodo di Milano, i cristiani appoggiati dal potere civile cominciarono a perseguitare gli “eretici” cioè quei cristiani che interpretavano in modo diverso la fede. E i “pagani” cioè coloro che seguivano ancora la religione tradizionale romana. E’ proprio di quegli anni la famosa diatriba tra il vescovo Ambrogio e il prefetto della città Simmaco sull’Ara della dea Vittoria “E’ giusto credere in un unico essere,, quale che sia. diceva il filosofo pagano, osserviamo gli stessi astri, ci è comune il cielo, ci circonda il medesimo universo: cosa importa se ciascuno cerca la verità a suo modo? Non c’è una sola strada per raggiungere un mistero così grande”. Ma la sua richiesta di tolleranza venne respinta e l’ara rimossa dalla sede del senato.

Nel IV secolo gli antichi riti erano ancora seguiti dalla gran parte della popolazione modenese, come si vede dai cippi funerari e sarcofagi. I templi vengono progressivamente distrutti e i riti proibiti. Settecento anni dopo quando Lanfranco costruisce il duomo usa materiale di recupero di vecchi palazzi, templi e sepolcri ‘pagani’.

In un periodo di disfacimento delle strutture politiche e sociali dell’impero, vescovi come Geminiano, Ambrogio, Prospero, Zeno, dalla forte personalità e di grande levatura morale, diventarono punto di riferimento per la rinascita delle città. Nel 325 il concilio di Nicea voluto da Costantino aveva affermato e imposto a tutti la divinità di Gesù, il dogma della verginità di Maria e il primato del vescovo di Roma. Il cristianesimo sta diventando lo strumento politico dell’impero.

Fu l’inizio di grande confusione tra religione e stato, tra fede e politica. Ancora oggi ne soffriamo le conseguenze attraverso concordati, alleanze politiche ed economiche.

Oggi ci chiediamo: se Costantino e Teodosio non avessero privilegiato la religione cristiana, il messaggio di Cristo sarebbe arrivato fino a noi? Gli Ebrei ad esempio. Dopo la distruzione di Gerusalemme non ebbero più tempio, riti, sacerdoti. Rimase il “Libro” la Torà, la Bibbia.

Ancora oggi la lettura della Bibbia e la preghiera, la sinagoga luogo di riunione, sono il loro riferimento. L’ebraismo non è scomparso anche se ci sono diversi modi di interpretare la scrittura, diverse scuole rabbiniche, diversi comportamenti. Ma è arrivato fino a noi la loro incrollabile fede nel Dio di Israele che ha scelto un popolo e ha dato loro una legge che ancora oggi seguono.

Proviamo a pensare ad una chiesa così. Forse il messaggio di Gesù sarebbe giunto a noi più originale e pulito dalle scorie e dai condizionamenti del potere. E nelle chiese ci sarebbe più tolleranza e dialogo.