Il problema sta nella teologia di J.M.Castillo

p. José Maria Castillo

Articolo pubblicato il 24.2.2014 nel blog dell’autore “Teología sin censura” sul sito www.periodistadigital.com/religion/ Traduzione dallo spagnolo di Lorenzo Tommaselli

Il problema fondamentale e la radice degli altri problemi che si pongono a noi cattolici in questo momento non stanno nella riforma della Curia vaticana, né nel cambio di alcuni incarichi nel governo della Chiesa, né nella nomina di nuovi vescovi con una mentalità diversa da quella che molti hanno adesso, neanche nel fatto che papa Francesco si mantenga fermo nel comportamento e nell’immagine pubblica, così esemplare in tante cose, che stiamo vedendo in quest’uomo così singolare che è papa Bergoglio. Certo, tutto quello che ho appena detto è importante. Ma niente di tutto questo è l’elemento veramente decisivo.

La Chiesa ha la sua origine ed il suo fondamento in Gesù di Nazareth e nel suo Vangelo. Come è logico, il problema fondamentale della Chiesa e la radice di tutti i problemi che la Chiesa deve risolvere, sta nell’essere sempre fedele e coerente con la sua origine e con il suo fondamento. Cioè, che la Chiesa pensi come Gesù ha pensato. Parli come Gesù ha parlato. E viva come Gesù ha vissuto. Ma succede che, con il passare del tempo, nella Chiesa si sono andate elaborando ed affermando una serie di idee, di norme, di riti e di tradizioni, ai quali si dà più importanza che al Vangelo. Ecco perché c’è tanta gente che pensa e dice addirittura: “Gesù sì, Chiesa no”. Il che equivale a dire: “Vangelo sì, Teologia no”.

È evidente che intanto che questo stato di cose permane, per la Chiesa è dura e per i cristiani lo è ancora di più. Perché vivremo divisi dentro noi stessi. E divisi tra di noi. Organizzati ed apparentemente uniti agli insegnamenti di alcuni concili e di alcuni dogmi che in realtà non ci uniscono, né rispondono alle preoccupanti domande che molta gente si fa. In molte cose abbiamo una teologia che risponde alle domande che si sono fatte le persone di altri tempi. Ma che, in questo momento, non solo non ci dicono nulla, ma addirittura ci causano disinteresse e persino fastidio.

Un esempio….: mi da fastidio dover dire nel “Credo”: “Credo in Dio Padre Onnipotente”. Perché “Onnipotente” è la traduzione del testo originale del Concilio di Nicea, che ha affermato la sua fede in Dio Padre “pantokrátor”, il titolo imperiale che si attribuì la dinastia degli “Antonini” (dal 96 al 192 d.C.). In tale “dio” io non ci credo. E come questa, tante altre cose…

Molte volte penso a papa Francesco. Sono sicuro che gli piacerebbe essere meno “persona sacra” e di più “uomo semplice”. Questo, senz’altro. Ma papa Francesco, come sicuramente succede a molti vescovi, preti, monache e laici, deve sentirsi – anche lui – diviso nella sua intimità profonda. Diviso, e non so se lacerato, da un Vangelo e da una Teologia che sicuramente stanno nel suo cuore come due grandi realtà giustapposte, ma non fuse. Perché è impossibile fonderle. Per questo il papa sicuramente si trova nella difficilissima situazione di dover essere fedele ad entrambe. Non può evidentemente modificare il vangelo. Ma neanche può cambiare la Teologia, dalla sera alla mattina. Da qui la contraddizione di un uomo che è, al tempo stesso, così umano, così semplice e così vicino ai più umili. Ma, a volte, quando deve parlare come papa ed a partire dalla teologia attuale, ho l’impressione che gli umili non lo capiscono più e forse non sono molto interessati a quello che dice loro. Il papa deve vivere e parlare d’accordo con il Vangelo e d’accordo con la Teologia. Ma può fare entrambe le cose integralmente e senza fratture?

Fratello papa Francesco, tu sei stato gesuita ed anch’io lo sono stato. Tu mi conosci ed anch’io ti conosco. Dal mio modesto ed umile punto di vista, a partire da quello che vedo e sento tra la gente, credo di essere fedele alla realtà dicendoti che in questo momento così difficile che stiamo vivendo, se in pochi mesi sei arrivato ad essere considerato come uno degli uomini più importanti del mondo, tale importanza si deve solo ad una cosa: alla tua sconcertante umanità, alla tua semplicità ed alla tua bontà. Nel dire questo, affermo, come è logico, la supremazia del Vangelo sulla Teologia. Ma non solo questo. Oltre a ciò, dico anche che per questo cammino la Teologia si aggiorna da sola.