“Israele, grilletto facile”: l’accusa di Amnesty

Ingrid Colanicchia
Adista Segni Nuovi n. 12/2014

Samir Awad aveva solo 16 anni quando, nel gennaio 2013, alcuni soldati israeliani gli spararono, uccidendolo. Stava scappando dall’imboscata tesa al gruppo di ragazzi con i quali stava manifestando contro la costruzione del muro di separazione. Non costituivano alcuna reale minaccia per i soldati israeliani. Eppure Samir è morto. E a un anno di distanza le autorità israeliane non hanno accertato nessuna responsabilità per i fatti di quel giorno.

Samir non è che il primo della lunga lista di almeno 22 civili palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania nel corso del 2013: una strage su cui accende i riflettori il rapporto “Grilletto facile. Uso eccessivo della forza da parte di Israele in Cisgiordania”, che Amnesty International ha diffuso alla fine del mese scorso.

In tutti i casi esaminati da Amnesty International, i palestinesi uccisi non sembravano rappresentare un’immediata e diretta minaccia alla vita dei soldati israeliani. In alcuni casi, vi sono prove che si sia trattato di omicidi intenzionali, equivalenti a crimini di guerra.

«Il rapporto presenta una serie di prove che mostrano un drammatico ripetersi di omicidi illegali e di lesioni immotivate ai danni di civili palestinesi da parte delle forze israeliane che operano in Cisgiordania», ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. «La frequenza e la persistenza nell’uso della forza arbitraria e abusiva da parte di soldati e poliziotti israeliani contro manifestanti pacifici in Cisgiordania, così come l’impunità di cui hanno beneficiato, fanno pensare a un vero e proprio disegno politico», ha aggiunto Luther.

Se si guarda ai dati messi a disposizione dalle Nazioni Unite, l’uso della violenza da parte dei soldati israeliani sembra aver subìto un’escalation nell’ultimo anno, considerato che nel 2013 sono stati 27 i palestinesi uccisi in Cisgiordania dalle forze israeliane, una cifra superiore alla somma dei due anni precedenti (nel 2011 sono state uccise dieci persone; nel 2012, otto). Tra le persone uccise o ferite figurano manifestanti pacifici, attivisti per i diritti umani, giornalisti e semplici passanti.

Negli ultimi tre anni i palestinesi feriti in modo grave a causa dell’uso di proiettili da parte delle forze israeliane sono stati almeno 261, tra cui 67 bambini. Nello stesso periodo, oltre 8mila palestinesi, tra cui 1.500 bambini, sono rimasti feriti a seguito dell’uso da parte dei soldati israeliani di altre armi, come pallottole di metallo rivestite di gomma e gas lacrimogeni.

«L’attuale sistema israeliano d’indagine si è dimostrato completamente inadeguato. Non è né indipendente né imparziale e manca del tutto di trasparenza», ha sottolineato Luther. «Le autorità devono condurre indagini rapide, esaurienti e indipendenti su tutti i casi di presunto uso arbitrario e abusivo della forza, specialmente quando esso abbia procurato lesioni gravi o causato la morte delle persone». «Occorre inviare alle Forze armate e alla polizia israeliane un messaggio forte: gli abusi non rimarranno impuniti. Se i responsabili di violazioni dei diritti umani non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni – ha proseguito – le uccisioni e le lesioni illegali sono destinate a continuare».

Amnesty International raccomanda alle autorità israeliane di fare in modo che le forze armate usino armi e forza letali, compreso l’impiego di proiettili veri o di pallottole di metallo rivestite di gomma, solo se strettamente necessario, invitando Stati Uniti, Unione europea e il resto della comunità internazionale a sospendere tutti i trasferimenti di munizioni, armi ed altro equipaggiamento a Israele. Il nostro Paese dovrebbe sentirsi chiamato direttamente in causa considerato che nel 2012 Israele è stato il miglior cliente della nostra industria armiera, con acquisti per più di 472 milioni di euro.

«Senza la pressione della comunità internazionale, la situazione non cambierà in tempi brevi», ha commentato ancora Luther: «Questo sistema di abusi deve essere fermato. Se le autorità israeliane vogliono provare al mondo che sono impegnate a rispettare i principi democratici e gli standard del diritto internazionale quanto a diritti umani, le uccisioni illegali e l’uso non necessario della forza devono finire adesso».