Minori migranti: soli e mal accolti

Tania Careddu
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Sono ragazzi, in qualche caso bambini. Partono dai loro Paesi d’origine, Somalia, Gambia, Egitto, Siria, Eritrea, Senegal, Costa d’Avorio e Mali, che offrono condizioni di vita difficili, senza coinvolgere i propri famigliari. Soprattutto se la mamma è vedova o hanno dei fratelli più piccoli verso i quali nutrono la responsabilità di farsi carico del mantenimento. Oppure per il rischio di essere arruolati nell’esercito, circostanza piuttosto frequente in seguito a insuccessi scolastici. Viaggiano (anche per due anni) non accompagnati, senza adulti di riferimento, subendo spesso violenze e detenzione nei Paesi di transito.

Prima di raggiungere l’Europa (l’Italia), infatti, effettuano varie tappe in Africa, dove, ai confini dei vari Stati, militari in pianta stabile, qualche volta, sparano e uccidono. Pagano i trafficanti per superare i campi profughi adibiti alla loro accoglienza ma del tutto inospitali. Talvolta vengono ridotti in prigionia, subendo torture a suon di scariche elettriche.

Quando riescono a liberarsi, a fronte di un pagamento o lavorando in schiavitù e se hanno la fortuna di non essere detenuti dai trafficanti in luoghi isolati, stipati per mesi in quaranta in una singola stanza, intraprendono il viaggio in mare. Che costa dai tremila a più di quattromila dollari, dura dieci giorni, pochi viveri a disposizione, chiusi in una stiva senza sapere dove verranno portati.

Quando ( e se) arrivano all’agognata meta, i luoghi di accoglienza, principalmente in Sicilia, sono del tutto inadeguati e non possono sostenere la permanenza prolungata dei minori migranti. Mancano gli standard essenziali di accoglienza, soprattutto per il lungo periodo, a causa della carenza di servizi igienici e letti, e le misure minime di protezione dagli adulti. Sono vittime, anche, di gravi carenze a livello sanitario: tanti minori non sono stati visitati dai medici nonostante le condizioni di salute precarie.

Spesso, all’arrivo, non vengono nemmeno foto segnalati, anche perché alcuni si rendono irreperibili per la paura che le procedure di identificazione non vadano a buon fine, impedendo il proseguimento e l’attuazione del loro progetto migratorio che consiste nella ricerca di un futuro e di una identità in Nord Europa, dove, probabilmente, raggiungeranno alcuni famigliari.

Una difficoltà che l’operazione Mare Nostrum ha cercato di superare avviando sulle navi stesse le operazioni di identificazione e accertamento dell’età dei minori, che però rischia di non garantire pienamente la tutela dei loro diritti. Il trasferimento dei bambini non accompagnati nelle comunità per minori tende a essere lento per l’insufficienza di risorse economiche a disposizione delle comunità stesse, con il conseguente risultato che si allontanino prima del loro collocamento e prima della nomina di un tutore o senza l’ottenimento del permesso di soggiorno.

“Siamo sconcertati di fronte a questa situazione”, commenta la direttrice Programmi Italia e Europa di Save the Children, l’associazione che ha redatto il dossier Minori migranti in arrivo via mare 2013, Raffaella Milano. Che continua: “Apprezziamo l’impegno dello Stato italiano nel cercare di evitare nuove tragedie in mare attraverso l’impiego delle navi della marina militare. Allo stesso tempo, non riteniamo accettabile che, dopo lo sbarco, sia solo l’Ufficio dei Servizi Sociali di Augusta a farsi carico della prima accoglienza dei minori arrivati da soli, in condizioni di particolare vulnerabilità, dovendo provvedere da solo a fornire beni e servizi primari e a occuparsi anche di reperire posti di accoglienza sul territorio nazionale. Il tutto in mancanza di risorse adeguate”.

Prosegue la direttrice Milano: Questo avviene perché oggi manca in Italia un sistema nazionale di accoglienza e protezione per i minori stranieri non accompagnati. E’ questo il punto principale della proposta di legge elaborata da Save the Children e deposta alla Camera il 4 ottobre scorso da parte di deputati esponenti di diversi partiti politici e il cui iter è iniziato il 23 dicembre con l’assegnazione alla Prima Commissione Affari Costituzionali. Riteniamo indispensabile che si giunga a una rapida approvazione della legge per superare, una volta per tutte, questa gestione emergenziale del tutto inadeguata rispetto a un flusso costante di arrivo di minori che, viaggiando senza adulti di riferimento, in mancanza di una rete di accoglienza e protezione, si trovano esposti a gravi rischi anche una volta giunti in Europa”. E sono tanti: novecentoottantotto, solo dal primo gennaio al 19 marzo 2014.