Scuola. Un grave passo indietro

NEV – FCEI
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Proponiamo l’opinione di Silvana Ronco, presidente dell’”Associazione 31 Ottobre, per una scuola laica e pluralista”, in merito alle pressioni del mondo cattolico che hanno impedito la diffusione nelle scuole degli opuscoli “Educare alla diversità nella scuola”.

“Non c’è giorno che passa in cui non ci siano genitori costretti a dar battaglia vedendo lesa la loro libertà di educazione, per altro protetta dall’articolo 30 della Costituzione. Non si può usare la scuola così, come un campo di battaglia ideologico. Oltre al governo quindi tutti dovranno fare un passo in avanti per fermare questa invasione di campo”: questo intervento del Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, reperibile sulla rivista cattolica www.tempi.it, purtroppo non è indirizzato alla difficile situazione in cui si trovano le famiglie degli studenti che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico, presente nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, né alla scelta, spesso forzata dalla carenza delle strutture pubbliche, di iscrivere i propri figli presso una scuola dell’infanzia privata paritaria, situazioni che da anni gravano non solo sulla libertà educativa degli adulti ma anche sulla libertà di coscienza di bambine e bambini.

L’intervento di Toccafondi si inserisce invece nel coro di critiche dai toni molto forti che da alcune settimane si scagliano contro la diffusione nelle scuole primarie e secondarie delle pubblicazioni “Educare alla diversità a scuola”, opuscoli mirati alla formazione dei docenti sul tema della prevenzione e del contrasto dell’omofobia e dei suoi legami con bullismo, pregiudizi e discriminazioni.

A seguito del programma promosso dal Consiglio d’Europa “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, per l’attuazione e l’implementazione della Raccomandazione del Comitato dei Ministri CM/REC (2010)5, è stata elaborata la Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto di queste discriminazioni, predisposta e coordinata dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR, www.unar.it), che fa parte del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Strategia Nazionale è finalizzata alla realizzazione di un piano triennale di azioni pilota (2013-2015), in cui rientra appunto la pubblicazione del kit per gli insegnanti, commissionata dall’UNAR all’Istituto A.T. Beck, un’associazione scientifico-professionale di psicologi e psicoterapeuti che tra le attività che svolge, si impegna a diffondere e tutelare le posizioni, da tempo condivise, della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi del progetto “Educare alla diversità” (dal sito www.istitutobeck.com), scuola di specializzazione accreditata dal Miur che ha predisposto il materiale richiesto adottando una prospettiva scientifica e non ideologica.

Proporre ai docenti le posizioni della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi dell’orientamento sessuale e del bullismo omofobico ha scatenato le ire del cardinale Bagnasco nonchè delle associazioni cattoliche dei genitori, stimolando un’interpellanza parlamentare per bloccare la distribuzione di questo materiale nelle scuole, a firma tra gli altri di Giovanardi, Sacconi e Formigoni. Queste pressioni del mondo cattolico, che ben sappiamo agire in modo trasversale nei vari partiti, hanno sortito l’effetto di bloccare la diffusione delle pubblicazioni, sospendendo così l’attuazione di un percorso di formazione regolato da precisi impegni presi a suo tempo dal Governo.

Questa decisione rappresenta un fatto molto grave che mette in luce come il Sistema Nazionale dell’Istruzione sia esposto ai condizionamenti delle gerarchie cattoliche che, in questo caso, hanno agito facendo leva proprio su quell’ignoranza in materia di stereotipi e pregiudizi di genere che evidentemente si vorrebbe mantenere, cercando di offuscare il metodo scientifico attraverso l’evocazione del pericolo di una presunta diffusione di una “teoria gender” nelle scuole, a discapito dell’importanza della cosiddetta “famiglia tradizionale”, ad opera della “potentissima lobby LGBT”.

Il rinvio a data da destinarsi delle due giornate di formazione per i docenti, abbinate alla distribuzione degli opuscoli, segna quindi un passo indietro del nostro Paese in merito alla prevenzione ed alla lotta all’omofobia, rimarcando ulteriormente come la laicità dello Stato sia ben lungi dall’essere un supremo principio costituzionale, specie laddove sono evidenti le azioni con cui lo Stato stesso continua ad essere lo strumento per il raggiungimento dei fini propri di una confessione religiosa.