“Far ardere i cuori”, poi ragionare di morale di C.Albini

Christian Albini
www.viandanti.org

Cristo guerriero, mosaico della fine del V sec. – Ravenna, Cappella arcivescovileCi sono immagini che divengono icone di una stagione. Quelle che ritraggono Barack Obama insieme a papa Francesco distesi e sorridenti, durante la recente visita in Vaticano, potrebbero diventare una di esse. Segnano una netta dissonanza rispetto agli attacchi ripetuti del cardinale Dolan nei confronti del Presidente, impugnando lo stendardo della libertà religiosa, quando secondo alcuni commentatori la chiesa cattolica sembrava essere una sezione del Partito Repubblicano. Non a caso l’osservatore vaticano presso l’ONU, mons. Tomasi, all’indomani dell’incontro, ha annunciato il profilarsi di una convergenza si temi etici.

Dall’insistenza martellante…

È uno degli indizi che si sono accumulati nel corso dei mesi che hanno via via dissolto il clima delle “guerre culturali” in cui si erano impegnati certi settori della gerarchia cattolica negli ultimi anni. Eppure, proprio in Italia ci sono degli irriducibili che tentano il tutto per tutto per costringere il papa a indossare l’elmetto.
Quando parlo di guerre culturali mi riferisco all’insistenza martellante su alcuni temi etici, con interventi ripetuti in ambito legislativo e politico. Questo atteggiamento ha portato a stringere legami preferenziali con gli schieramenti politici di centro-destra e a creare fratture e contrapposizioni accese. Lo si è visto in particolare in Italia durante la lunga stagione di Camillo Ruini alla guida della CEI. È un cattolicesimo che punta sulla presenza pubblica e che si presenta nella veste di arbitro etico e di religione civile per recuperare una centralità sociale ormai tramontata. La legittima preoccupazione per la dignità dell’uomo e i rischi di derive antropologiche passa in secondo piano rispetto al posizionamento politico, e con essa le istanze pastorali di annuncio evangelico. L’ultima trincea di questo fronte, che ha costruito un vero e proprio sistema dentro e fuori la chiesa, sono le invettive contro il gender, su cui sono stati formulati molti luoghi comuni che non rispecchiano la realtà.

…ad uno stile evangelico e laico

Papa Francesco ha incontrato Obama senza ignorare certe divergenze, ma anche senza esasperarle come se fossero l’unica cosa che conta,facendone il pretesto di una conflittualità accesa. Del resto, nella sua intervista sul Corriere della Sera (6 marzo 2014), si era messo esplicitamente su questa linea dichiarando di non comprendere il significato dell’espressione “valori non negoziabili”. Ne ha così delegittimato l’uso strumentale e polemico con cui la si è impiegata a lungo, demonizzando ed esaltando persone e partiti a seconda dell’adesione a un’agenda circoscritta, con l’effetto di dare scarso peso a esigenze altrettanto importanti come quelle della giustizia sociale. È una svolta che si è vista in atto, lo stesso giorno della visita di Obama, nella Messa celebrata per cinquecento parlamentari italiani. Non è stata una vetrina, secondo lo schema per cui il papa formula dei desiderata sui valori e i politici gareggiano nello sfoggio di consenso per brillare di luce riflessa. Papa Francesco ha mantenuto una distanza per lui insolita, mostrando di non cercare complicità o “scambi” con il potere, perché la chiesa non è un potere fra i poteri. Forse, ha perfino un po’ sofferto la circostanza e nell’omelia ha compiuto una severa lettura spirituale del ruolo delle autorità e delle sue degenerazioni, in particolare la corruzione. Il suo stile è molto evangelico e, proprio perché tale, profondamente laico nel senso alto della parola, evitando commistioni indebite.

Argomentazioni di altri tempi

Dice Victor Manuel Fernandez, arcivescovo nominato da Bergoglio rettore dell’Università Cattolica Argentina, nel libro-intervista (Il progetto Francesco. Dove vuole portare la Chiesa, EMI): «Quando la Chiesa parla eccessivamente di questioni filosofiche o della legge naturale, lo fa presumibilmente per poter dialogare su temi morali con il mondo non credente. Tuttavia, così facendo – ha aggiunto Fernández – da un lato non convinciamo nessuno con argomentazioni filosofiche di altri tempi, e dall’altro perdiamo l’opportunità di annunciare la bellezza di Gesù Cristo, di “far ardere i cuori”. Allora, quelle argomentazioni filosofiche non cambiano la vita di nessuno. Invece, se si riesce a far ardere i cuori, o per lo meno a mostrare ciò che vi è di attraente nel Vangelo, allora le persone saranno più predisposte a conversare e a riflettere anche in merito a una risposta inerente la morale». Secondo Fernández c’è stato chi ha assolutizzato i principi «non negoziabili». «Sfigurando l’insegnamento di Benedetto XVI – ha spiegato il teologo – alcuni erano arrivati al punto di affermare che da quei princìpi non negoziabili dipendeva e sgorgava tutto l’insegnamento della Chiesa. Questa sì che è un’eresia! Affermare che Gesù Cristo, la sua risurrezione, l’amore fraterno, e tutto quello che ci insegna il Vangelo dipendono da taluni principi etici è una distorsione che deforma il volto del cristianesimo».

Stili diversi

Guardando al panorama della Chiesa, si vedono indizi di cambiamento nella direzione indicata da papa Francesco: per esempio la nomina del salesiano Daniel Sturla a nuovo arcivescovo di Montevideo che in interventi e interviste ha dichiarato di non voler puntare sulla polemica contro le legislazioni uruguayane non coincidenti con le posizioni della chiesa. Oppure quella del nuovo presidente dei vescovi francesi, Georges Pontier, che non si pone in modo aggressivo sulle questioni legate a omosessuali e famiglia. La Civiltà Cattolica ha di recente commentato un documento dell’episcopato francese in cui si afferma di voler mantenere il confronto al riguardo nell’ambito del dialogo e della comune appartenenza democratica. Stonano, in confronto, i toni allarmisti e catastrofisti dell’arcivescovo Bagnasco, che nella sua ultima prolusione al consiglio permanente della CEI ha parlato di dittatura del gender e di scuole trasformate in campi di rieducazione contro la famiglia e la chiesa cattolica, con alcuni media cattolici che cavalcano questa campagna. Le grida sembrano inversamente proporzionali al tracollo del rilievo della prolusione, che sembra il ripetersi di un rito che si trascina per inerzia dal passato. Quale significato ecclesiale ha il fatto che uno si esprima per tutti prima dello svolgimento del consiglio?

La guerra “di” gender

Ma al di là di questo mi soffermo un attimo sui contenuti. Innanzitutto parlare di teoria o ideologia del gender è errato, perché semplicemente non esiste e vuol dire distorcere il significato di un concetto che ha molte letture possibili, fissandosi sulle interpretazioni più radicali e ignorando le altre. Eppure, già dieci anni fa il teologo Franco Giulio Brambilla, oggi vescovo di Novara, rivendicava la necessità, per il pensiero cattolico, di una comprensione dell’identità di genere per far emergere il pieno significato al messaggio cristiano sulla soggettività maschile e femminile. Inoltre, nelle attuali polemiche, anche i fatti vengono presentati in modo parziale. Si parla di una sorta di complotto spalleggiato addirittura dal governo Letta. La realtà è quella di un insieme di obiettivi, formulati dall’ufficio del ministero delle pari opportunità che si occupa delle discriminazioni razziali, per combattere il bullismo e le violenze. In relazione a questi obiettivi sono stati commissionati a un’associazione di psicologia degli opuscoli, i quali sono il vero oggetto del contendere, finalizzati a corsi nei vari livelli scolastici. Opuscoli non obbligatori e che spetta alle scuole decidere se richiedere e utilizzare. Si può considerare discutibile il contenuto di questi opuscoli e legittimamente contestarlo, ma parlare di un disegno per trasformare le scuole in campi di rieducazione è un’evidente esagerazione.

Confronto o scontro?

Mi chiedo il perché di tutta questa enfasi non giustificata. E mi viene da pensare che a maggio ci sarà il raduno delle scuole cattoliche con il papa, il quale terrà anche la prolusione iniziale all’assemblea generale della CEI. Si vuole allora alzare la temperatura a tutti i costi? Creare un’emergenza e un nemico per strappare al papa delle parole da usare come appiglio? La strategia dei valori non negoziabili e delle guerre culturali per certi cattolici è divenuta occasione di visibilità e mi viene il dubbio che pur di non archiviarla si voglia trovare un pretesto per mettere un elmetto in testa a papa Francesco. È senz’altro vero che nei dibattiti pubblici su sessualità e famiglia ci siano posizioni in diversa misura divergenti dalla visione cattolica, ma questo è normale in una società pluralista ed è bene confrontarsi in modo serio al riguardo, senza nascondere i problemi. Ma questo non significa alimentare una cultura dello scontro come mi sembra stia avvenendo.