8 per mille: lo stato si faccia pubblicità e usi bene i propri fondi di NoiSiamoChiesa

Luca Kocci
Adista Notizie n. 17 del 10/05/2014

Perché la Presidenza del Consiglio non fa pubblicità per invitare i cittadini italiani e destinare l’8 per mille allo Stato? È una delle due richieste che il nodo romano di Noi Siamo Chiesa ha rivolto al primo ministro Matteo Renzi in una lettera che è stata inviata a Palazzo Chigi subito dopo Pasqua.

«Stampa e televisione in questi giorni sollecitano i cittadini contribuenti a destinare a questa o a quella comunità religiosa la quota dell’otto per mille di cui possono disporre», si legge nella lettera. «Abbiamo cercato invano una analoga richiesta nei confronti dello Stato, come previsto dalla legge istitutiva di questo anomalo finanziamento pubblico a strutture privatistiche come sono le Chiese. In passato i governi, condizionati dalla preoccupazione di non interferire con le iniziative della Conferenza episcopale italiana, ci avevano abituati a questo assordante silenzio.

Dal suo governo – scrivono gli attivisti romani di Noi Siamo Chiesa rivolgendosi direttamente a Renzi – ci attendiamo un’iniziativa più coerente con l’interesse del Paese, specie in questo difficile momento che stanno vivendo gran parte dei suoi cittadini. La invitiamo pertanto a dare disposizione perché la Presidenza del Consiglio promuova a nome del governo un appello ai cittadini contribuenti, affinché destinino esplicitamente la loro quota dell’otto per mille allo Stato, definendo in esso la destinazione delle risorse che ne deriveranno».

Ma c’è anche una seconda richiesta che Noi Siamo Chiesa rivolge al premier: informare con chiarezza i contribuenti sul meccanismo di ripartizione dell’otto per mille. Per esempio spiegando esplicitamente che le quote non destinate non finiscono nelle casse dello Stato, ma vengono ripartite in proporzione alle scelte espresse dagli altri. E considerando che a firmare per una destinazione è meno della metà dei contribuenti (circa il 45%), è la minoranza a decidere per tutti. Il meccanismo, ideato ai tempi del Nuovo Concordato da Tremonti, allora consigliere economico di Craxi, Cirino Pomicino, presidente della Commissione bilancio della Camera, e il card. Nicora, venne concepito per favorire il più forte, ovvero la Chiesa cattolica.

I Radicali hanno invano tentato di cancellarlo con un referendum abrogativo che però non ha raggiunto le firme necessarie per poter essere svolto (v. Adista Notizie n. 23/13). Tutti, o quasi, ne traggono beneficio: solo Assemblee di Dio e Chiesa apostolica devolvono allo Stato le quote non espresse che gli sarebbero spettate (prima vi rinunciavano anche valdesi e battisti, dall’anno scorso però hanno deciso di incassarle). Ma è il “primo partito”, la Chiesa cattolica, a ricavarne il massimo: lo scorso anno, grazie al meccanismo di ripartizione proporzionale delle quote non espresse, ha ottenuto l’82% dei fondi (nel 2007 era l’89,8%), nonostante meno del 40% dei contribuenti l’abbia scelta (v. Adista Notizie n. 21/13). Bisogna allora «informare con chiarezza circa la non espressione di una scelta», ammonisce Noi Siamo Chiesa, perché «una scelta non espressa è una scelta fatta dagli altri».

E a proposito dell’otto per mille statale, dal momento che i soldi vengono utilizzati solo in minima parte per gli scopi fissati dalla legge (interventi per la fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e conservazione dei beni culturali) ma da anni vengono impiegati come fondo di riserva per il bilancio generale dello Stato oppure per finalità totalmente diverse (dalle missioni militari in Iraq e Afghanistan all’edilizia carceraria, v. Adista Segni Nuovi n. 8/14), va segnalata anche Occhiopermille, la campagna dell’Uaar (Unione atei agnostici razionalisti, associazione impegnata nella difesa della laicità delle istituzioni) che viene rilanciata con nuovi contenuti.

Da quest’anno lo Stato può destinare il proprio otto per mille anche per l’edilizia scolastica, per cui – chiede l’Uaar – invitiamo i cittadini a scegliere lo Stato e a «fare pressione sul proprio sindaco affinché presenti domanda per un intervento di edilizia scolastica o per far fronte a calamità naturali. Sarebbe un modo perché l’otto per mille statale sia usato laicamente e a beneficio di tutti».