Lessico, quegli ismi che ci relegano allo sprofondo della civiltà

Cecilia M. Calamani
www.cronachelaiche.it

Omosessualista: così è stato definito il romanzo di Melania Mazzucco “Sei come sei” (Einaudi) proposto agli studenti del liceo romano Giulio Cesare, nella denuncia che le associazioni Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus hanno presentato alla Procura della Repubblica. Il significato di omosessualista è chiaro: promuovere l’omosessualità e anzi incitarla, allo scopo di “convertire” tutta la popolazione.
Il termine, nella sua palese cecità, fa sorridere. Per analogia si potrebbero coniare diversi altri neologismi: biondista, magrista, intelligentista, ad esempio, con l’intento di caratterizzare ideologicamente peculiarità umane quali il colore dei capelli, il peso, l’intelligenza.

Un ottimo commento l’ha scritto su Internazionale Claudio Rossi Marcelli: «Omosessualista è un termine molto più pericoloso di frocio, perché nasconde l’odio dietro a una facciata ideologica. È la discriminazione che si traveste da opinione». Ovvero si identifica nella promozione della libertà di scelta della persona – in questo caso particolare nel combattere il bullismo omofobico mostrando quanto omosessuali ed eterosessuali siano uguali in sentimenti, pulsioni, relazioni – una minaccia per la “libertà” di discriminazione.

Il brano che gli studenti hanno letto descrive una fellatio, ma lo scandalo reale nasce dal fatto che i protagonisti sono entrambi maschi. Sempre per citare Rossi Marcelli, se si fosse trattato di un atto eterosessuale al più qualche genitore avrebbe protestato con il dirigente scolastico. E invece è partito un film nazionale, con tanto di richiesta di intervento della ministra Giannini. La quale, vista la vicenda dei libretti Unar, censurati da Bagnasco e mai arrivati nelle scuole, si sa bene come la pensi («Nulla a che fare con l’Italia», ha dichiarato a proposito dei libretti). Va bene affrontare la diversità, ma non esageriamo, eh.

La deriva reazionaria di questi nuovi ismi, che spaziano in tutte le sfere dei diritti individuali, è evidente. Se ritieni omo ed eterosessuali uguali sul piano dei diritti sei omosessualista; se difendi la libertà di scelta delle donne sei abortista. Se promuovi una società in cui tutte le visioni convivano senza supremazie vieni etichettato come laicista, ossia colui che brucerebbe le chiese di ogni culto pur di estirpare il trascendente dalla testa dell’umanità.
Il tutto paventando un risvolto ideologico inesistente. A meno di non identificare nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nella Costituzione italiana, nella Carta europea dei diritti fondamentali pericolosi strumenti sovversivi per una società che vuole restare a tutti i costi al palo del progresso.

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Osceno squadrismo omofobo

Maria Mantello
www.micromega.net

«Maschi selvatici e non checche isteriche», questa la scritta oscena che campeggiava qualche giorno fa sullo striscione esposto davanti al liceo romano Giulio Cesare di Roma.

A esporlo un manipolo spavaldo, che sventolava una bandiera con la croce runica e che, per mostrare più forza nuova, esplodeva anche qualche fumogeno da stadio.

Loro, il manipolo di maschi duri e “normali”, orgogliosamente selvaggi perché non contaminati dalla civiltà democratica dei diritti civili e della promozione della dignità umana. Loro i barbari “eletti”, contro gli omosessuali da disprezzare eruttando parole volgari pescate nella brodaglia del repertorio da camerati.

Deliri da virilità distorta in nostalgie fallocratico-razziste della stirpe sangue razza per il ritorno alla società gerarchica inquadrata al passo dell’oca.

Giochi di squadrismo e il libro della Mazzucco

Un’azione intimidatoria quella davanti al liceo di Corso Trieste che evoca le repliche di ignoranza e rozzezza già andate in onda in altri istituti “colpevoli” di aver aderito a progetti di educazione sessuale, contro le discriminazioni di genere e i pregiudizi omofobi. Si pensi ad esempio, ai raid dello scorso anno al liceo Socrate della Garbatella – vincitori di un premio europeo per il video Discriminaction – e imbrattato più volte con scritte tipo: “Froci vi uccidiamo. Froci al rogo”.

Un’azione intimidatoria ostentata con sicumera quella davanti al liceo di Corso Trieste, di una destra d’assalto che cerca di infiltrarsi, e prontamente si schiera ogni qualvolta intravede qualche spiraglio per trasformare in orda barbarica gli starnuti di qualche reazionario, di qualche ipocrita bigotto.

Questa volta l’appiglio è la denuncia di alcuni genitori di due classi di biennio del Giulio Cesare scandalizzati che si sia proposta come lettura facoltativa ai ragazzi il libro di Melania Mazzucco, Sei come sei.

Un libro “osceno” e “pornografico” l’avrebbero definito, perché parlerebbe realisticamente di omosessualità.

Già, tanto realisticamente da presentarla, come è giusto che sia, normale, all’interno di una storia della undicenne Eva che ha due padri. Una famiglia narrata nei sentimenti (eros compreso) dove la sincerità degli affetti è forte e stabile e denuda la stereotipia sessuofobica e omofoba di chi l’omosessualità la vorrebbe forse ancora ridurre a cenere come avveniva ad Auschwitz o nascosta e oppressa dai sensi di colpa di un comportamento erroneamente ritenuto “moralmente disordinato” e “malato”, o reclusa nell’ipocrisia del “si fa ma non si dice”. E che magari rimpiange i tempi di quando a scuola circolavano (ancora negli anni Settanta) strane tavole del corpo umano che censuravano l’apparato genitale.

Il virus dell’ipocrisia

Chiuso nel suo piccolo mondo di falso e illusorio perbenismo, il bigottismo reitera stereotipi e semina dolore e sofferenza. E lo fa anche quando pensa che i ragazzi siano incapaci di leggere autonomamente un romanzo che sollecita a riflettere su temi di cogente attualità, compresa la crudeltà del bullismo omofobo che ha portato nel nostro paese tanti giovani ragazzi al suicidio.

Allora, a quei genitori che (forse) un po’ ingenuamente si sono fatti sostenere dalla truppa dei cattolicisti pro-life (sembrerebbe che siano stati questi gruppi a consigliare la denuncia) chiediamo:

«E se uno di quei ragazzi, emarginato e vilipeso dai compagni (a volte basta essere solo gentile ed educato per beccarsi l’appellativo di gay dai “maschi selvatici”), fosse stato tuo figlio?».

Allora, cari genitori che sperate di ottenere con una denuncia la riconferma di una genitorialità patriarcale, non credete che forse -come ha insegnato qualcuno di cui si nomina spesso il nome invano- che occorre meno Verità e più Carità? Ovvero quella solidarietà umana che non discrimina e schiaccia? E chi ne ha bisogno sono soprattutto i figli, che non sono proprietà dei genitori!