Piazza San Pietro non cancella l’articolo 33

Antonia Sani

Il tripudio di Piazza San Pietro è passato . Della folla festante sono rimaste le cronache e i video, forse ancora per qualche giorno. Ciò che resta sarà il non detto, ossia i contributi economici richiesti allo Stato affinché sia garantita un’ “ Educazione libera”, come recitava uno degli striscioni. Ma sull’intera operazione una riflessione non convenzionale va fatta.

L’iniziativa , preparata dalla CEI da mesi, ha subìto una virata: perché riservarla alle sole scuole cattoliche, dal momento che la legge 62/2000 colloca in un unico sistema scolastico nazionale le scuole private paritarie ( a grande maggioranza cattoliche) e le scuole statali?

La ministra Giannini, non diversamente dai precedenti ministri Gelmini, Profumo, Carrozza continua a dimostrare più attenzione per la legge 62 ( promossa da un governo di centrosinistra-min.all’Istruzione Luigi Berlinguer) che per il dettato dell’art.33/Cost che distingue un sistema scolastico della Repubblica- impegnato a istituire per tutti/e scuole statali- dal diritto di privati a istituire scuole e istituti di educazione “senza oneri per lo Stato”.

L’iniziativa della CEI si presentava come un’occasione d’oro per dimostrare plasticamente che la distinzione tra i due sistemi non esiste più . Tutti in piazza insieme, quindi tutti con gli stessi diritti a sostegni economici, poiché le parole del Papa e della ministra avrebbero riguardato all’unisono enunciazioni educative generiche che difficilmente avrebbero potuto essere contestate…

Ma le cose- a dispetto delle apparenze- non sono andate proprio così. L’invito del MIUR diffuso alle scuole statali tramite gli Uffici Scolastici Regionali ha come oggetto: “Papa Francesco incontra la scuola italiana-10 Maggio 2014”. I Dirigenti Scolastici lo hanno rivolto “Al personale e alle famiglie degli alunni invitando “a prendere visione della nota in oggetto”.

Nessun coinvolgimento degli Organi Collegiali, che del resto non avrebbe potuto esservi, essendo la scuola della Repubblica, democratica, laica e pluralista.. L’evento è stato definito nel comunicato del MIUR “Senza precedenti nella storia della Chiesa e della scuola italiana”. Ma si può definire “scuola italiana” la presenza in Piazza San Pietro a titolo personale di genitori, insegnanti, studenti delle scuole statali?

L’espressione può valere per le scuole private paritarie; non per le scuole statali, che possono dirsi rappresentate solo quando sono coinvolti gli organi di democrazia scolastica che le governano. Molti dei partecipanti- a quanto ci risulta- si sono uniti liberamente all’organizzazione delle diocesi e delle proprie parrocchie di tutta Italia. La scuola dell’art.33 della Costituzione non era a Piazza San Pietro.

E’ con gli alunni, i genitori, e gli insegnanti che si oppongono all’assurda selezione delle Prove Invalsi, alla trasformazione degli Organi Collegiali in Consigli di Amministrazione, è coi genitori e gli Insegnanti che si oppongono alla chiamata diretta dei docenti in oltraggio alla libertà di insegnamento, che si oppongono alle ricche borse di studio agli alunni delle scuole private paritarie, che lottano contro la soppressione del Tempo Pieno e di quelle strutture socio-educative che dovrebbero garantire a tutti gli alunni e le alunne pari opportunità e uguaglianza di diritti. E’ con quelle associazioni che si battono contro i tagli, per una scuola pubblica in cui l’obbligo scolastico sia elevato a 18 anni con ordinamenti innovativi che combattano la dispersione .

E’ con quei genitori, insegnanti, studenti che difendono la laicità della scuola dall’invadenza delle gerarchie cattoliche…. Il mondo della scuola statale è il mondo che ha saputo coniugare l’esempio di don Milani trasferendolo dall’ambito di un’iniziativa privata cui i tempi lo costringevano alla realtà di una scuola pubblica che estende come diritti di tutti e di tutte quell’istruzione che era un privilegio di pochi. E’ questa la peculiarità della nostra scuola statale.

L’art.33, nonostante tutti i tentativi di vanificarlo, è ancora lì, nel testo costituzionale a garantirla ancora oggi, ma sta a tutti e a tutte noi lottare per difenderne i tratti insopprimibili che nulla hanno a che vedere con gli aspetti e i privilegi delle scuole private.