Ecco come si protegge il pupo nazista che cresce a Kiev

Giulietto Chiesa
http://megachip.globalist.it

Leggo il rapporto dell’Onu a proposito delle «violazioni dei diritti umani in Ucraina». È il secondo in meno di un mese. Vado subito a vedere cosa scrivono sulla tragedia di Odessa. Ci vuole un po’ di tempo per trovarvi un cenno. Sarebbero morte «46 persone, durante disordini». Il gruppo degli osservatori delle Nazioni Unite era composto di 34 persone, e guidato da un certo Ivan Simonovic, assistente del Segretario Generale per i diritti umani. Tutti insieme, appassionatamente, riferiscono che «c’è stato un incendio» in un edificio «occupato da pro-russi». I portavoce di questi ultimi affermerebbero che «l’incendio è stato deliberatamente provocato». Da chi? Non si dice. Ma i 34 marziani dell’Onu riferiscono che «il governo provvisorio di Kiev (si noti il “provvisorio”,ndr) sostiene che l’incendio potrebbe essere stato provocato dalle bombe molotov scagliate dagli stessi occupanti dell’edificio».
Avete mai sentito parlare di Ponzio Pilato?

In 34 non sono ancora arrivati a raccapezzarsi del fatto che tutti noi conosciamo, e cioè che i morti accertati, con nomi e cognomi, in questo momento sono oltre 56. E che decine di dispersi mancano ancora all’appello. E che altre fonti , ovviamente russe, parlano già oggi di oltre 150 morti. Molti degli oltre 200 feriti sono ancora in gravi condizioni. E che tra i morti ci sono soltanto cittadini di Odessa, russi di Odessa.

I 34 non sono riusciti a sapere quello che una commissione d’inchiesta, creata su iniziativa delle famiglie delle vittime, sta accertando attraverso le testimonianze degli scampati. Da quelle testimonianze emerge, senza nessun dubbio, che il massacro non è stato provocato dall’incendio, e, peggio, che dentro il palazzo dei sindacati sono accadute cose perfino più mostruose di quelle che abbiamo già saputo.

La più importante delle quali è che gli assalitori nazisti hanno usato gas velenosi e sostanze chimiche non ancora individuate ma suscettibili di provocare ustioni mortali in pochi secondi.

La madre di un ragazzo ucciso ha raccontato (ieri durante la trasmissione del primo canale russo) che il volto del cadavere del figlio (ritrovato all’obitorio) era di colore rosso vivo, ma non bruciato. Altri cadaveri hanno mostrato lo stesso tipo di “ustioni”, al viso e alle mani. C’erano anche, tra i nazisti, persone che parlavano inglese (secondo un’altra testimonianza di una scampata al massacro).

Ma i 34 farabutti delle Nazioni Unite non hanno scoperto niente di tutto ciò. Scrivono solo che «nelle zone del sud-est» ci sarebbe una situazione «profondamente inquietante», di «violazione dei diritti umani». Solo nelle zone del sud-est? Proprio così hanno scritto i 34 farabutti, che rappresentano anche noi. Nessun cenno a Svoboda e a Settore Destro. Nessun cenno ai quattro candidati alle elezioni presidenziali che sono stati feriti, colpiti, che hanno subìto attentati. Nessun cenno alle sedi del partito comunisti assaltate e bruciate.

Gli unici colpevoli indicati con precisione, indovinate chi sono? «L’unità di autodifesa di Sloviansk».

Non ho parole da spendere, cioè da sprecare. Questa si chiama complicità con gli assassini. Certo i 34 mascalzoni non hanno sparato con i fucili, non hanno violentato e bruciato. Hanno fatto di peggio: hanno protetto, a sangue freddo, a distanza di tempo, le belve naziste.

Questa è l’Onu di oggi. D’ora in poi, quando leggerete qualche rapporto con quella firma, sappiate che tipo di gente scrive quei rapporti.

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Il mondo a dominio USA: asservirsi o resistere?

Thierry Meyssan
megachip.globalist.it

Il confronto tra i golpisti di Kiev, sostenuti dalla NATO, e i federalisti ucraini, sostenuti dalla Russia, ha raggiunto un punto di non ritorno. Il 2 maggio, il presidente Olexander Turchinov e l’oligarca israeliano Ihor Kolomoyskyi hanno organizzato un massacro presso la Casa dei sindacati di Odessa che la stampa occidentale ha all’inizio minimizzato e poi soffocato, quando le testimonianze e le prove si sono accumulate [1].

Dopo questi orrori, non è più possibile per due popolazioni continuare a vivere insieme.

Sono possibili tre scenari:
o gli Stati Uniti faranno dell’Ucraina una nuova Jugoslavia e vi provocheranno una guerra, nella speranza di coinvolgere la Russia e l’Unione europea lasciandole impigliate lì;
oppure si moltiplicheranno i teatri di confronto attorno alla Russia, a cominciare dalla Georgia;
altrimenti ancora spingeranno dei combattenti affinché destabilizzino la Russia stessa, in Crimea o in Daghestan.

Indipendentemente dall’opzione scelta, Washington mette già adesso in campo un esercito mercenario.

Il Consiglio di Difesa di Kiev ha inviato emissari in Europa occidentale per arruolare dei militanti di estrema affinché venissero a combattere contro i federalisti (definiti come “filo-russi”). Così, è stata già creata una cellula Pravy Sektor Francia i cui membri saranno presto integrati nella Guardia Nazionale ucraina.
Inoltre, il Consiglio di Difesa di Kiev intende “fare numero” aggiungendo a questi neonazisti dell’Europa occidentale degli jihadisti che hanno già una vera e propria esperienza militare.

In realtà, se siamo disposti a ignorare l’accozzaglia simbolica degli uni e degli altri, nazisti e jihadisti di oggi hanno in comune sia il culto della violenza sia il sogno sionista di dominare il mondo. Sono pertanto compatibili con tutte le altre organizzazioni sostenute da Washington, compreso il Fronte di Sinistra russo di Sergei Udaltsov, assieme al suo amico, il leader anti-Putin Alexei Navalny. Esistono già numerosi contatti tra loro.

Anziché applicare la divisione destra/sinistra della guerra fredda, l’unica linea di scissione pertinente oggi è quella imperialismo/resistenza. In Ucraina, la gente di Kiev fa riferimento alla lotta della Wehrmacht contro gli ebrei, i comunisti e i russi, mentre quella di Donetsk festeggia la vittoria della patria contro il fascismo durante la “Grande Guerra Patriottica” (Seconda Guerra Mondiale). Le persone di Kiev definiscono la propria identità attraverso la propria Storia, reale o mitica, mentre quelle di Donetsk si affermano come persone provenienti da diverse comunità storiche, ma unite nella loro lotta contro l’oppressione.

La prova che questa linea di demarcazione sia l’unica rilevante è rappresentata dall’oligarca ebreo Ihor Kolomoyskyi che finanzia coloro che scandiscono lo slogan “Morte agli ebrei!”. Si tratta di un mafioso che si è accaparrato una delle più grandi fortune d’Europa impadronendosi a mano armata di grandi imprese della metallurgia, della finanza e dell’energia. È sostenuto dagli Stati Uniti e ha piazzato diverse personalità statunitensi – tra cui il figlio del vicepresidente americano Biden – nel Consiglio di Amministrazione della sua holding del settore gas [2].

Non solo non ha alcun problema a finanziare gruppi nazisti, ma ha gioito quando questi hanno ucciso su suo ordine degli ebrei anti-sionisti a Odessa.

La collaborazione tra nazisti e jihadisti non è nuova. Essa trova la sua origine in tre divisioni musulmane delle Waffen SS. La 13ª divisione «Handschar» era formata da bosniaci, la 21ª «Skanderbeg» da kosovari e la 23ª «Kama» da croati. Tutti erano dunque musulmani che praticavano un Islam influenzato dalla Turchia. A dire il vero, la maggior parte di questi combattenti fece diserzione nel corso della guerra contro l’Armata Rossa.

Più di recente, nazisti e takfiristi hanno combattuto di nuovo insieme contro i russi durante la creazione dell’Emirato Islamico di Ichkeria (seconda guerra cecena, 1999-2000).

L’8 maggio 2007 a Ternopol (Ucraina occidentale), nazisti baltici, polacchi, ucraini e jihadisti ucraini e russi crearono un cosiddetto “Fronte anti-imperialista”, con il sostegno della CIA. Questa organizzazione è presieduta da Dmytro Yarosh, divenuto durante il colpo di stato a Kiev, nel febbraio 2014, vice segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Ucraina, poi candidato di Pravy Sektor alle elezioni presidenziali del 25 maggio.

Nel luglio 2013, l’emiro del Caucaso nonché responsabile locale di Al-Qa’ida, Doku Umarov, fece appello ai membri del “Fronte anti-imperialista” affinché andassero a combattere in Siria. Tuttavia, non vi è alcuna documentazione chiara della partecipazione di nazisti nelle operazioni attuali di destabilizzazione del Levante.
Alla fine, alcune decine di jihadisti tatari della Crimea sono giunti a combattere in Siria, e poi sono stati trasportati dal MIT turco a Kiev per partecipare agli eventi di EuroMajdan e al colpo di stato del 22 febbraio a fianco di Dmytro Yarosh [3].

Le misure adottate in Europa, su richiesta del segretario USA della Homeland Security Jeh Johnson, volte a impedire il ritorno degli jihadisti a casa loro, indicano che la CIA intende utilizzarli su un nuovo fronte [4].

Le dimissioni forzate del principe Bandar bin Sultan, il 15 aprile, su richiesta del Segretario di Stato John Kerry [5], e poi quella di suo fratello, il principe Salman bin Sultan, il 14 maggio, su pressione del Segretario della Difesa Chuck Hagel [6], attestano la volontà statunitense si riorganizzare il dispositivo jihadista.

I Resistenti europei e arabi sapranno allearsi anche loro?
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NOTE:
[1] «Crime à Odessa»,di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 6 Maggio 2014 «Les massacres d’Odessa sonnent le glas de l’unité ukrainienne», Oriental Review / Réseau Voltaire, 12 maggio 2014; «Il bagno di sangue di Odessa voluto dai golpisti di Kiev» антифашист / Rete Voltaire, 16 maggio 2014.
[2] «En Ukraine, le fils de Joe Biden joint l’utile à l’agréable», Réseau Voltaire, 14 Maggio 2014.
[3] «Jihadisti garantiscono i servizi di sicurezza delle manifestazioni a Kiev», Rete Voltaire, 4 dicembre 2013.
[4] «La Siria diventa “questione di sicurezza interna” per Stati Uniti e Unione europea», Rete Voltaire, 8 febbraio 2014.
[5] «Il principe Bandar si dimette», Rete Voltaire, 17 aprile 2014.
[6] «Remaniement en Arabie saoudite», Réseau Voltaire, 15 maggio 2014.