Organismi ecclesiali per un’Europa dei diritti, coraggiosa e accogliente

Giampaolo Petrucci
Adista Notizie n. 19/2014

Ancora un appello di organismi cattolici ai candidati che si confronteranno alle elezioni europee e che, dopo il risultato del 25 maggio, saranno chiamati ad assumersi chiare responsabilità nei palazzi di Bruxelles. E ancora un appello – dopo quello lanciato dalle organizzazioni aderenti alla campagna per i diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io” (v. Adista Notizie n. 15/14) – che punta i riflettori sul tema dei flussi migratori e dell’accoglienza dei cittadini non comunitari. “Guardare alle migrazioni per pensare l’Europa” è il titolo del documento firmato congiuntamente da mons. Giancarlo Perego (direttore Generale della Fondazione Migrantes), don Francesco Soddu (direttore della Caritas Italiana), p. Giovanni La Manna (presidente del Centro Astalli di Roma), don Michele Autuoro (direttore della Fondazione Missio) e Gianfranco Cattai (presidente della federazione di ong cattoliche Focsiv).

«Sulle migrazioni si confrontano chiaramente due diverse idee d’Europa», si legge nell’appello: «La prima è attorcigliata attorno al bisogno di sicurezza: è un’Europa vecchia e chiusa, rancorosa, egoista e xenofoba». È l’Europa che scarica le colpe della crisi economica e occupazionale sugli immigrati e che non intende mettere minimamente in discussione il proprio modello economico e finanziario. Questa, denunciano i firmatari, «è una visione suicida, considerando le prospettive demografiche europee, il progressivo declino sociale ed economico, e quanto accade ai nostri confini, in particolare nel Mediterraneo e in Africa».

A questa idea d’Europa se ne contrappone un’altra, «più dinamica, aperta, coraggiosa, rivolta allo sviluppo umano integrale e al bene comune. Una visione che afferma i valori dai quali è nata l’Unione Europea: la costruzione della pace e della solidarietà tra i popoli. In questa Europa i migranti costituiscono un valore aggiunto, perché partecipano all’emancipazione sociale e democratica, all’innovazione economica, a nuove relazioni di cooperazione con i Paesi di origine e di transito».

Agli eurocandidati, le associazioni cattoliche chiedono, innanzitutto, di lavorare per l’armonizzazione delle politiche d’accoglienza e di protezione in tutti gli Stati membri. In secondo luogo, di sostenere «misure per un’accoglienza dei migranti fondata sul rispetto dei diritti umani» promuovendo «azioni alternative ai centri e alla inumana detenzione amministrativa». Al centro delle richieste contenute nell’appello, poi, «programmi importanti di protezione sociale e umanitaria, di lotta al traffico e alla tratta degli esseri umani, di riconoscimento del diritto d’asilo e di reinsediamento, rivedendo il regolamento di Dublino, riconoscendo il diritto dei rifugiati a ricongiungersi con le proprie famiglie in qualsiasi Paese europeo esse vivano».

E ancora: misure per l’inserimento dei migranti nel mondo del lavoro; per l’estensione del diritto di cittadinanza, sul principio dello ius soli, e di voto amministrativo su tutto il territorio Ue; per la reale applicazione dei piani nazionali contro il razzismo e le discriminazioni. Infine, lo sguardo delle associazioni cattoliche resta puntato sul “cimitero a cielo aperto” del Mediterraneo, che richiede un piano speciale «riconoscendolo non solo come un confine europeo da presidiare, ma come un’area condivisa, un Mare nostrum dove favorire il cammino di giovani, esperienze di dialogo, luoghi di approdo e di scambio culturale, sociale ed economico, secondo la storica intuizione dell’on. Giorgio La Pira».