Lettura di genere della Bibbia: solo così le donne escono dall’oblio

Franco Barbero
Comunità cristiana di base di via Città di Gap – Pinerolo

Ho avuto la gioia di presentare al salone del libro di Torino l’ultima preziosa opera della teologa e storica Adriana Valerio. Ho accolto volentieri l’affettuoso invito dell’Autrice e della Editrice Feltrinelli. Con questo libro l’Autrice, insigne teologa e storica, compie un’operazione di intreccio storico ed esegetico di altissimo livello. Rileggere la Bibbia dalla parte delle donne significa colmare un vuoto di interpretazione, tuttora molto diffuso,consapevoli che solo l’uomo e la donna insieme sono immagine di Dio.

Ma l’Autrice, con una documentazione vasta e appassionata ( circa 40 anni di lavoro e di ricerche) ricostruisce un lungo filo di donne bibliche e dei secoli successivi che hanno proposto una riflessione creativa , combattiva, alternativa a quel pensiero teologico patriarcale che spesso ha tentato di rendere invisibili le loro persone, le loro storie e inudibili le loro voci creatrici e sovversive.

Chi cercasse in queste pagine, scritte in modo avvincente, qualcosa di assolutamente nuovo sul piano esegetico, sarebbe probabilmente deluso. Ma chi ama le “curiosità” storiche ed esegetiche, che arricchiscono i capitoli di questo libro, troverà delle autentiche gemme, dei particolari che cambiano completamente i colori del racconto. Sto pensando alle pagine dedicate ad Eva, a “Gesù madre”, a “Maria di Nazareth”, a “Paolo e le donne”… Non c’è una sola pagina irrilevante in questo libro che ti regala la gioia di leggere con l’intelligenza e la passione delle donne.

Qui è evidente l’apporto insostituibile della lettura di genere della Bibbia. Solo così le donne bibliche escono dall’oblio, da una lateralità insignificante: da marginali diventano comprimarie del racconto biblico, protagoniste, fondatrici del popolo, interlocutrici dirette con Dio, senza alcun bisogno di una mediazione maschile. Solo così Miriam, Ester, Giuditta diventano presenze e voci “alternative” e fanno emergere la fragilità del pensiero e del potere maschile. La lettura di genere della Bibbia ci aiuta a convertirci alla “parzialità” di ogni lettura, e svela il contesto patriarcale nel quale la Bibbia è stata scritta e smaschera il monopolio interpretativo maschile.

Lidia Maggi su Protestantesimo riflette “sul vedere” e scrive: “..Una catechesi edotta dalla riflessione di genere può utilmente accendere. Non è una questione di affermare che le donne vedono meglio degli uomini; piuttosto occorre sempre ricordare che lo sguardo umano è duplice. Questo recupero di uno sguardo al femminile sul testo biblico e sull’esperienza a cui la Parola è rivolta ha la preoccupazione non tanto di rivendicare spazi e privilegi negati alle donne, quanto piuttosto di rendere ragione della pluralità con cui il divino si manifesta nell’esperienza umana e nella rivelazione biblica. Partendo dalla consapevolezza della parzialità dello sguardo, la catechesi vorrebbe provare a recuperare un orizzonte più ampio, non confinato entro i limiti del solo maschile, capace di tenere insieme ( sapientemente) il logos , il pathos e l’ethos che caratterizzano l’umano e il divino nonché la singolarità del loro incontrarsi”(pag. 333).

Davanti agli interrogativi che le donne credenti pongono alla nostra chiesa , alla catechesi, alla predicazione si corre il rischio di non raccogliere la densità e l’autorevolezza di questo pensiero. Non si tratta di qualche ritocco, di qualche aggiornamento. Senza una vera , radicale conversione culturale, ermeneutica e strutturale non si raccoglie il senso di questa “rivoluzione” in atto e si riducono la Bibbia e la fede all’insignificanza e la chiesa diventa un pezzo da museo.

Per “salire a Gerusalemme” ( Marco 14,40-41), cioè per raccogliere le sfide di oggi, per espandere la chiesa dell’inclusione, soprattutto per lavorare ad un mondo di pace e di giustizia,c’è l’assoluto bisogno di riscoprire la testimonianza delle donne che Marco ci ricorda con gli altri evangelisti. Il mondo di oggi, come le grandi tradizioni religiose, non “salirà a Gerusalemme”, cioè non conoscerà la “città della pace” senza la forza, la fede, la cultura, l’intelligenza e la passione di milioni di donne.

Nella mia vita la loro presenza, la loro intelligenza costituisce una delle autorità alla quale faccio costantemente riferimento per la mia personale conversione e per entrare più concretamente nel sogno e nel solco del “regno di Dio”.