Pentecoste di B.Manni

Beppe Manni
Cdb Villaggio Artigiano – Modena

“Il giorno di Pasqua Gesù stette in mezzo a loro e il loro cuore fu pieno di gioia”.

Negli ultimi racconti dei vangeli e i primi degli Atti degli Apostoli, avvertiamo una scansione catechetica per una comprensione progressiva del Regno di Dio e del messianismo di Gesù (con modalità narrative delle quali abbiamo abbondantemente parlato: teofanie ecc.). Dopo la sua morte Gesù vive nella comunità in modi diversi come viene raccontato nlle apparizioni del risorto…Cominciando da Mosè e dai profeti spiegò loro (ai discepoli di Emmaus) che il messia ecc. Lc 24 . L’ Ascensione è lo stacco definitivo. Nella teofania di Pentecoste viene donato lo Spirito di Gesù perchè sia sempre presente in mezzo a noi e dentro dinoi per rinnovare la conversione del cuore; per comprendere sempre di più il mistero-Gesù. Poi Gesù manda i discepoli sulle strade del mondo. Le porte chiuse vengono spalancate e alla paura succede la gioia.

Dice il Signore: ricevete lo spirito santo a chi perdonate i peccati saranno perdonati a chi non perdonerete non saranno perdonati e preghiamo nel padre nostro dicendo rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Il perdono, il peccato cancellato, il passato rinnovato, fanno parte della venuta del Regno. Il perdono crea la conciliazione e la pacificazione, fa nascere la comunità…

Lo Spirito nella comunità e i suoi doni

Mi soffermo sulla I lettera ai Corinti. Vi consiglio di ri-leggerla. Paolo parla ad una comunità viva, con ‘normali’ problemi: la comunità era cresciuta, si erano aggiunti in molti, anche profittatori e dai costumi di dubbia moralità (incesto, bisticci, processi pubblici, accaparramenti, partiti e divisioni, presunti sapientoni, irregolarità matrimoniali, scandalo dai più ‘deboli’, abusi durante la cena del signore)

Ci sono divisioni legate a sensibilità diverse che derivavano probabilmente anche dalle storie precedenti dei singoli: ebrei, greci, gentili, uomini e donne., schiavi e liberi…Ma anche da una presunta superiorità di alcuni ruoli nei confronti di altri.

Paolo allora usa la metafora del corpo umano per invitare tutti alla concordia, al rispetto del diverso, in nome dell’amore e dell’unico spirito di Gesù presente nella comunità. Nel corpo ci sono diverse membra o parti con funzioni diversificate, ognuna è indispensabile per il bene di tutto il corpo. Non ce n’è una più importante di un’altra. Lo Spirito dà a ciascuno dei ‘carismi’, dei ‘servizi’ e delle ‘attività’ che sono manifestazioni particolari dello spirito per il bene comune 13,12.

Lo spirito unificante nasce da una parte dal riconoscimento del Padre comune nella preghiera e nell’ascolto della parola di Gesù; dall’altra dal vincolo della carità e dell’amore che tiene i discepoli e che li spinge a fare opere di bene per essere testimoni tra la gente che Dio è amore e vuole la salvazione di tutti gli uomini. Se leggete l’ultima parte del cap13 dopo l’inno alla carità dice che l’amore è la realtà fondante e che rimarrà per sempre. Non a caso la lettera chiude invitando ad una raccolta di aiuti per la comunità di Gerusalemme (I Cor. 16,1-4).

Nella nostra comunità

Alcune parti della scrittura sono legate a sensibilità diverse dalle nostre, ma questa pagina è di un’attualità sconcertante non solo per la società politica e per la chiesa in generale ma specialmente per una comunità piccola come la nostra.

Sono passati 40 anni dalla nostra nascita, quando il 15 giugno del 75 ci “siamo messi in proprio”.
Quest’anno la comunità del Villaggio Artigiano ha vissute realtà nuove. Il Papa Francesco; l’incontro con il Vescovo Antonio e il parroco Marco. Abbiamo ospitato il coordinamento nazionale delle comunità di base nazionale. Un gruppo di nuovi arrivati ha richiesto approfondimenti teologici e biblici che ci hanno spinto per 12 lunedì a riflettere sulle nostre radici cristiane.

Anche noi veniamo da storie diverse antiche o recenti. Saperlo anche per i nuovi arrivati è utile. Le nostre radici non devono essere cancellate, ma nello stesso tempo dobbiamo rinnovarci e non fermarci alla nostalgia.

Nasciamo da uno strappo del cordone ombelicale con la chiesa ufficiale, come cristiani del dissenso e della contestazione, per una chiesa libera dai concordati e dalle alleanze politiche. Per una riappropriazione adulta dei sacramenti. La Bibbia ci portava ad un impegno politico diretto e collettivo, a forme comunitarie come ci suggerivano gli Atti; a forme di vita comunitaria, all’accoglienza degli ultimi, all’ospitalità familiare, a schierarsi per quei fronti che noi abbiamo ritenuti gli ultimi: la classe operaia, il Vietnam, i palestinesi ecc. E poi contro il razzismo le guerre americane e russe. Per la teologia della Librazione ecc.

E poi il collegamento con gli amici del Brasile, la lettura popolare della Bibbia, l’ecumenismo, il Carcere. Una lettura biblica più storicistica delle scritture; la ricerca delle radici ebraiche della nostra fede ecc.

La nostra preghiera domenicale assumeva un respiro più lento di riflessione, di consolazione e di confronto per incontrarsi con il Signore. Ci sono tra noi nuovi arrivati. Il tempo è passato; è cambiata la temperie storico/politica e le modalità dell’impegno. Diverso. Non più collettivo ma personale.

Il pericolo che avverto è il giudizio negativo che alle volte può nascere per sensibilità e impegni diversi. Ho l’impressione che alcune voci stiano spegnendosi. E alcune espressioni caratteristiche del passato non abbiano più diritto di cittadinanza.

Ognuno deve avere la possibilità ma anche la responsabilità di esprimere il suo dono e la sua sensibilità. Non solo attraverso gli avvisi domenicali, ma anche con proposte a cui dare…gambe.
La diversità nella nostra comunità è una grande ricchezza che nasce dalla libertà della parola e dall’esperienza e dall’impegno personale. Queste sono naturalmente mie riflessioni che vi propongo.